26 Marzo 2012 | di Fabrizio Reberschegg
Sembrano in partenza i famosi TFA transitori, quelli cioè a numero programmato per chi è in possesso di un titolo idoneo per accedere all'abilitazione all'insegnamento. Per il momento partiranno solo i TFA per la secondaria di primo e secondo grado. Tutto bene? Nemmeno per idea! Si continua con la solita approssimazione e superficialità cercando di far apparire come risultati positivi provvedimenti poco chiari. Vediamo perchè.
Le quote di TFA sono definite dal MIUR di concerto con le Università interessate le quali si obbligano a tenere entro il 15 giugno le famose prove di accesso (un test, una prova scritta e una prova orale). I numeri comunicati dal MIUR non ci consentono per il momento di capire l'organizzazione dei TFA per classi di concorso distinte per livello territoriale. Ancora una volta assistiamo al fenomeno misterioso per il quale nelle regioni dove maggiore dovrebbe essere il numero potenziale di posti disponibile per l'insegnamento ci sono stati tagli rispetto alle richieste; mentre in altre, dove vi è un' oggettiva mancanza di posti disponibili, sono stati garantiti numeri molto elevati. In concreto pare evidente che in alcune zone hanno prevalso le logiche legate ai micropoteri universitari e alle esigenze politiche specifiche locali. Dunque, si attueranno TFA abilitanti in alcune regioni d'Italia anche in mancanza di cattedre da coprire; anzi, in quelle regioni siamo di fronte a situazioni di saturazione o soprannumerarietà che obbligano tanti precari a trasferirsi altrove. Si tratta, a nostro avviso, della solita vendita della speranza che avrà come risultato solo quello di rinfocolare le aspettative dei precari troppo spesso frustrate. Pare inoltre certo che in alcune regioni non saranno attivati TFA per molte classi di concorso con il risultati incredibili: si pensi ad un laureato sardo costretto a trasferirsi a Roma per frequentare i TFA.. Si tratta di una inaccettabile lesione del principio di pari opportunità e di eguaglianza.
Ma c'è un paradosso che la classe politica e i media non hanno capito oppure fingono di non capire: la massa di soggetti interessati a partecipare ai TFA non è composta da giovani neolaureati, come ingenuamente credono la Gelminie altri esponenti politici. E' composta da tutti coloro che hanno un titolo idoneo all'insegnamento che spesso stanno già insegnando, oppure che intendono conseguire un'altra abilitazione nella prospettiva di una contrazione della classe di concorso in cui stano lavorando. Molti sono gli ex giovani laureati che di fronte alla crisi economica cercano un'altra occasione di lavoro-
Per questo ribadiamo che tutta la questione dei TFA transitori è nata male ed è stata gestita peggio. Meglio sarebbe stato organizzare un concorso abilitante nazionale per tutte le classi di concorso con una quota di riserva per i docenti non abilitati che da anni stanno già lavorando nella scuola statale, distinguendo tra abilitazione e reclutamento vero e proprio che deve essere attivato solo per le classi di concorso e i posti effettivamente disponibili.
Ancora buio profondo per i percorsi di formazione transitori inerenti la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e il sostegno. Il MIUR deve ancora definire se i vecchi titoli abilitanti per l'infanzia e la primaria sono ancora validi. Il sostegno dovrebbe essere affidato ad ANSAS (ex INDIRE ora Agenzia nazionale per lo sviluppo dell' autonomia scolastica), ma non si conoscono ancora i numeri dei posti disponibili perchè si sta pensando, in maniera sciagurata, di trasformare gli insegnanti tecnico-pratici in esubero in insegnanti di sostegno con una operazione di semplice contenimento della spesa a tutto discapito della qualità e serietà dell'offerta formativa dedicata ad allievi che hanno diritto ad una formazione specifica e competente.
In questo contesto appare una ulteriore presa in giro per i precari della scuola lo stop al tentativo da parte di alcune forze politiche in Parlamento di incrementare di 10.000 posti le immissioni in ruolo mediante l'aumento delle accise su birra, alcolici e giochi. Si è andati al solito compromesso che nulla risolve: a decorrere dal 2013 ''le eventuali maggiori entrate derivanti dall'applicazione'' delle disposizioni ''accertate annualmente con decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze sono riassegnate allo Stato per essere destinate' al comparto scuola. Nel nuovo testo non si fanno cifre ma si stabilisce che ''con decreto del ministero dell'Istruzione, di concerto con il ministero dell'economia, con cadenza triennale, a decorrere dall'anno scolastico immediatamente successivo all'emanazione'' della legge sulle semplificazioni ''è definita la consistenza numerica massima degli organici dell'autonomia e di rete, sulla base delle previsioni dell'andamento demografico della popolazione in età scolare''. Come di prassi si rimanda qualsiasi decisione ad un futuro incerto e all'avverarsi di condizioni improbabili. Ancora più misterioso è il rimando al possibile utilizzo del mitico Fondo del MIUR per il ''merito e la qualità'' di ben 900 milioni per coprire gli sforamenti di organico rispetto ai numeri attuali. Ricordiamo però che il governo si era impegnato ad utilizzare il Fondo del MIUR prioritariamente per pagare gli scatti di anzianità bloccati che stiamo ancora aspettando. E'un fondo senza fine??
Resta l'amarezza di vedere ancora la scuola trattata come comparto finanziabile con escamotage o, ancora peggio, con quote su giochi, alcolici ed altro. Non è una cosa seria.
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