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Numero 3 - Marzo 2013
Numero 3 Marzo 2013

“Regali…di Natale”

Alcune soluzioni ai problemi della Scuola. Alcune sono ancora oggetto di discussione all'interno della Gilda e per questo il dibattito è ancora aperto


02 Marzo 2013 | di Antonio Ammendolia

“Regali…di Natale” Varie idee affollano lo scenario delle possibili ''riforme in campo scolastico'', e ciò ovviamente ha coinciso con il clima elettorale ed anche natalizio, così da apparire come veri e propri doni , di cui almeno approfittare.

Mi limiterei a considerare il contributo che proviene dal mondo confindustriale e che è stato più volte pubblicizzato sul quotidiano ''Il Sole 24 ore '' del 24 e 27 dicembre. In breve in quella sede si propone la riduzione da 13 a 12 anni dell'intero percorso scolastico e ciò al fine di adeguarsi ai paesi europei e di beneficiare di risparmi di spesa da impiegare per premiare il merito e incoraggiare l'autonomia scolastica, salvaguardando il principio di responsabilità.

La proposta in realtà è accompagnata anche da una critica al dibattito sulla scuola, giacchè nella legislatura si sarebbe incentrato sui tagli ed avrebbe trascurato il dato del ritardo della nazione, sia per lo scarso numero di laureati , sia per il ritardo nell'accesso ai corsi di laurea ed anche al mondo del lavoro. Di qui la proposta che riassumerei così: ''fare presto, fare meglio''.

1. Guardando alla parte iniziale della proposta, mi permetterei di rinviare alla disamina reale dei sistemi europei che proviene da Eurydice, che si preferisce riportare qui di seguito in una sintesi, per formarsi un'opinione attendibile. In Austria il percorso obbligatorio (primaria +secondaria inferiore) dura 10 anni, la secondaria superiore 4anni (tot. 13); in Belgio apprendiamo che la scuola nel complesso è obbligatoria dai 6 ai 18 anni ,con la possibilità di articolazione dai 15/16 anni anche in tempo parziale, ma è bene sottolineare come il sistema valutativo vigente nella comunità francese consenta una importante flessibilità, ossia la possibilità di prolungare il percorso, sia per la primaria, sia per la secondaria, superando ampiamente i 12 anni previsti; in Danimarca l'istruzione obbligatoria dura 10 anni e quella secondaria superiore varia dai 2 ai 3 anni(anche qui con la possibilità di ripetere un anno); in Finlandia l'istruzione obbligatoria dura 9 anni e quella superiore 3 anni, ma anche qui è possibile prolungare di un anno la secondaria superiore; in Francia la sintesi dei percorsi è 10 +3 ( 2 anni sono previsti solo per accede ad un mestiere);i in Germania l'istruzione obbligatoria dura 9/10 anni , differenziandosi nei singoli Länder e l'istruzione superiore dai 2 ai 3anni, secondo il tipo di studi superiori; in Grecia i percorsi sono articolati in 10 anni + 3; in Inghilterra l'istruzione obbligatoria dura 11 anni e quella superiore 2 anni ed oltre; in Irlanda l'istruzione obbligatoria dura 10 anni, quella secondaria superiore 2 o 3 anni, in base alla scelta del discente; in Lituania il sistema è articolato in 9 anni +2(tot.11); nei Paesi Bassi la scuola inizia a 5 anni (primaria) fino ai 12 , la secondaria, che in ogni caso è obbligatoria fino ai 16 anni, prosegue sino ai 18 anni o 17(tot. 13 anni o 12), in base al corso di studi frequentato(istruzione pre- universitaria ,o generale)e nel caso del sistema professionale la durata complessiva può variare anche di molto, essendo prevista la conclusione dei corsi dai 17 anni fino ai 20; in Polonia la scuola è obbligatoria in età pre-scolare (6 anni) , dai 7 fino ai 16 anni si completa il percorso della primaria e secondaria inferiore, la secondaria superiore varia dai 16 ai 19 anni, per un totale di 12 anni , fino ai 20 anni (tot. 13 anni) per l'istruzione tecnica; in Portogallo il sistema è così articolato: primaria 6-12,secondaria inferiore 12-15, secondaria superiore 15-18, per un totale di 12 anni; nella Repubblica Ceca il sistema prevede: dai 6 ai 15 anni l'istruzione base, dai 15 ai 19 anni (tot.13 anni) l'istruzione secondaria superiore ; in Slovenia l'istruzione obbligatoria dura 9anni , quella superiore dai 15 ai 19(tot.13 anni), tranne quella professionale; in Spagna il sistema è articolato in 9 anni +2, nel caso dell'istruzione professionale anche 11 anni e mezzo, tuttavia l'insegnamento artistico, linguistico e sportivo viene impartito su tre livelli: elementare , intermedio e avanzato, con il prolungamento notevole degli anni di formazione(fino a 20 e 23); in Svezia il periodo scolastico è articolato in 9 anni+2 (tot. 11); in Ungheria la scuola obbligatoria inizia a 5 anni con l'ultimo anno dell'infanzia e prosegue fino ai 14 anni con la secondaria inferiore, mentre la scuola secondaria superiore varia in modo significativo in base al tipo di scuola , comunque fino ai 18 anni (tot.13).

2. Da questa elencazione sembra emergere una prevalenza dei sistemi scolastici organizzati complessivamente su cicli di 13 anni e non di 12, quest'ultimo infatti è configurato per alcuni tipi di scuole.
Ma ,del resto e ancor prima, la proposta in esame sembra avere un aspetto di inopportunità palese, in considerazione del fatto che la riforma della scuola secondaria non è ancora entrata a regime e già potrebbe essere sconvolta da una nuova impostazione!
Si può, inoltre, rimarcare come più volte lo stesso mondo confindustriale abbia lamentato la perdita d'importanza dell'istruzione tecnica, oltre che professionale,
nell'ambito delle preferenze degli iscritti alla secondaria superiore.
In questo contesto non sarebbe molto più coerente consolidare l'insegnamento di competenze di base , sia scientifiche, sia tecniche che umanistiche, edificando un biennio obbligatorio prodromico al prosieguo degli studi ? In tal modo si otterrebbe, quell'orientamento più sicuro , che sta al fondo di un maggior successo scolastico e si potrebbero configurare competenze di base attualmente non del tutto approfondite.
In buona sostanza, al contrario della proposta confindustriale, sembrerebbe necessaria maggiore istruzione e formazione, non solo per gli scopi evidenziati, ma anche per scongiurare la dispersione scolastica. (Al riguardo, ci si chiede se non sia il caso di consentire il prolungamento del percorso scolastico- come accade in alcuni paesi europei-, in modo da permettere un recupero di conoscenze e competenze nelle diverse aree disciplinari, senza alcuna conseguenza sul piano curricolare, articolando un percorso studiato ad hoc).

3. L'altra esigenza prospettata è quella del sostegno all'autonomia scolastica, che potrebbe essere finanziata con i risparmi di spesa legati alla riduzione di un anno del percorso scolastico. In questa sede ci si limita a ricordare come il riordino dei licei, degli istituti professionali e di quelli tecnici, di recente avviata (d p r n. 87. 88, 89 del 2010) abbia inteso fortemente incoraggiare l'autonomia delle scuole, introducendo un limitato ius variandi nella costruzione di un curricolo che può prevedere il ''potenziamento'' di particolari competenze( acquisibili in special modo in laboratorio), ovvero l'introduzione di nuovi insegnamenti facoltativi, scelti tenendo conto delle richieste degli alunni e delle famiglie e come ,nel contempo,
abbia configurato la possibilità di arricchire ulteriormente l'offerta formativa, articolando l'orario di insegnamento nelle aree di indirizzo, nei limiti prefissati, per aderire alle richieste particolari del territorio(aziende, enti privati ecc.).
Se questi sono i soggetti comunitari coinvolti , perchè, ci si chiede non favorire una fiscalità premiante e del donativo che passa attraverso l'utilizzazione effettiva da parte dello Stato del gettito dell'8 per mille e modificando la legislazione anche del 5 per mille, incrementando la possibilità dei soggetti territorialmente coinvolti di procedere ad atti di collaborazione, ossia di liberalità, consentendone la detrazione, con un regime un po' meno penalizzante dell'attuale(vedi la legge di stabilità), vista la destinazione di scopo.
E' chiaro che un'impostazione simile richiama una partecipazione , sul piano etico e politico di altro spessore, ma comunque lascerebbe spazio alla società civile di rimarcare il senso di responsabilità proprio e della comunità professionale.
Inoltre la logica di un autentico ''dono'' , manifestata anche da una vera parziale modifica della fiscalità, impegna parallelamente sul piano organizzativo anche l'amministrazione a stabilizzare l'organico funzionale e non solo di rete e di certo a preoccuparsi della stessa formazione del personale docente in servizio e ciò per l'acquisizione di competenze non solo digitali e linguistiche, ma ancor più disciplinari.
Sotto quest'ultimo profilo, credo si possano aprire spazi di collaborazione notevoli per chi si preoccupa delle sorti della nazione, superando anche un clima politico che non esiterei a definire miope nei riguardi della ''corporazione'' del docenti e dunque della stessa scuola.


ALLEGATI


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Numero 3 - Marzo 2013
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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