Cronaca di un TFA ordinario di Spagnolo presso l'Ateneo di Parma
29 Settembre 2013 | di Virginia Vecchiato
Fin da subito le cose non sono partite bene. La prima selezione nazionale ha avuto luogo a luglio 2013 : si è trattato di una serie di quiz a risposta multipla sia di carattere disciplinare, sia di comprensione della lingua italiana prodotta dal ministero. La correzione della prova è stata rivista due volte. Infatti le prime soluzioni e, con loro, i primi risultati pubblicati sul sito di Cineca - inizialmente unico riferimento per coloro che aspiravano ad entrare in uno dei corsi tfa - non tenevano conto di alcuni errori presenti nei quiz. Tutto questo senza che nessuno comunicasse ai candidati che le correzioni erano state riviste. Chi, pensando di non aver superato la prova, si sarebbe immaginato di andare a ricontrollare sul sito di Cineca se qualcosa era cambiato?
La seconda selezione ,preparata dagli atenei in autonomia, consisteva in una prova scritta e in un colloquio orale, al quale si accedeva superando la prova scritta. Queste ultime operazioni si sono concluse a metà ottobre e le lezioni sono iniziate a metà febbraio.
Scelta più deleteria l'ateneo di Parma non poteva fare. Le lezioni si sono concentrate in meno di quattro mesi con obbligo di frequenza, quasi tutti i pomeriggi della settimana dalle 14 alle 19. I disagi per chi la mattina lavorava a scuola erano notevoli senza contare che per formalizzare l'iscrizione, pari a 2500,00 € da versarsi in soluzione unica, l'università ha concesso meno di una settimana di tempo.
Non è questa la sede per entrare nel merito della qualità e dell'utilità delle lezioni frequentate obbligatoriamente il pomeriggio a Parma, ma lo scellerato calendario dell'attività didattiche prevedeva, oltre ad uno spropositato monte ore di tirocinio indiretto (in ossequio alla normativa ministeriale e non a discrezione dell'ateneo), i seguenti passi:
• che le lezioni finissero il giorno 3 giugno 2013;
• che il primo esame di area comune (area didattico-pedagogica) fosse fissato per il giorno 7 giugno 2013;
• che il secondo (di area disciplinare) il giorno 10 giugno 2013;
• che il secondo appello, per chi non fosse riuscito a prepararsi o a superare le prove nelle date sopramenzionate, sarebbe stato il giorno 18 giugno 2013 (area disciplinare) e il 24 giugno 2013 (area didattico-pedagogica).
In sintesi: la mattina il lavoro a scuola, al pomeriggio il corso all'università (e la stragrande maggioranza dei corsisti non proveniva da Parma).
Quale il tempo per preparare gli esami? La notte!
Superati i due esami scritti, il candidato doveva produrre e discutere:
• una relazione sul tirocinio (5 cartelle);
• una relazione finale (25 cartelle) da discutere in sede di colloquio orale;
• la presentazione di una proposta didattica il cui argomento veniva estratto 24 ore prima della prova o orale.
Da corsista, abilitata nella sessione di luglio 2013 (ho terminato il tutto martedì 16 luglio 2013), trovo inaccettabile la disorganizzazione dell'ateneo che è stato carente non solo dal punto di vista comunicativo (il relativo sito veniva aggiornato - se veniva aggiornato - una volta al mese), ma anche e soprattutto organizzativo. Le decisioni, prese dal Consiglio di tirocinio e di cui si è cominciato a sapere qualcosa solo a maggio del 2013, erano spesso estemporanee e contraddittorie. In corso d'opera gli interlocutori sono cambiati ed è stato sempre difficile avere risposte chiare a domande molto dirette. Sarebbe talvolta bastato un sì o un no, forse anche un ‘non lo sappiamo ancora' piuttosto che un insopportabile silenzio.
Come avviene in questi casi, le responsabilità si rimbalzavano da un ufficio all'altro. Le e-mail rimanevano senza risposta e si restava in balia di un'inerzia vorticosa. Le lezioni proseguivano ininterrottamente per arrivare alla vigilia dell'esame senza avere uno straccio di programma d'esame o indicazioni circa le modalità dell'esame stesso. È mancata in molti casi la trasparenza e la coerenza.
L'impressione è stata quella di seguire un corso improvvisato che procedesse senza una guida. Il senso di abbandono è stato il leitmotiv frustrante che ha accompagnato i corsisti durante i quattro mesi di corso. Aggiungo che per molti non è finita: la maggioranza dei partecipanti si abiliterà in settembre.
Quello che più ha infastidito i partecipanti al corso è stata:
1. la netta differenza tra l'immediata e zelante richiesta dei 2500,00€ di immatricolazione da versarsi in unica rata a febbraio senza sapere niente sull'organizzazione dei corsi (nè un calendario, nè una bozza di presentazione è stata fornita al momento dell'immatricolazione) e la rallentata quando non inesistente organizzazione del corso;
2. la pretesa da parte dell'ateneo che i corsisti potessero omologare le loro esistenze alle decisioni che i consigli di tirocinio e i docenti stessi prendevano estemporaneamente a fronte anche di sollecitazioni che venivano dagli studenti stessi (che hanno potuto eleggere i loro rappresentati solo alla fine di aprile) ;
3. l'impressione che i responsabili del corso non avessero la benchè minima idea di cosa dovessero fare e anche, quando sembravano averla. non sembrava chiara. Ci domandavamo che cosa avessero fatto da ottobre a febbraio sul fronte dell'organizzazione. Ci dicevano di avere aspettato indicazioni ministeriali più chiare e precise. Nel frattempo altri atenei avevano iniziato, se non finito, i corsi dell'area comune, diluendo le lezioni e quindi il monte ore (fissato dalla normativa) in un lasso di tempo più esteso.
L'unica scusante che si può accettare e addurre è che, trattandosi del primo ciclo del TFA, l'Ateneo si sia trovato impreparato ad affrontare un tale onere. L'unica speranza è che questa ennesima abilitazione possa servire a qualcosa.
Finalmente, per me, anche l'esperienza dei TFA è finita!
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