Tre sentenze positive: un modo 'alterato' per affermare che a scuola si deve studiare, non si devono offendere i docenti e si devono pagare i compensi pattuiti
26 Febbraio 2014 | di Renza Bertuzzi
Da molto, troppo tempo, nella scuola si gioca di rimessa. Sulla difesa quotidiana contro burocrazia, ingiustizie e, in troppo casi, contro prevaricazioni inconcepibili nel luogo deputato alla trasmissione della cultura e alla libertà dei soggetti. Da troppo, le brutte notizie si susseguono ( tralasciando quelle prettamente sindacali, con gli interventi sugli stipendi) con i docenti sempre responsabili di tutto ciò che di negativo accade. E' una deriva a cui purtroppo sembrerebbe necessario fare l' abitudine, scontandola però con quella amarezza molto diffusa oggi nella scuola.
Per questo, dedichiamo ampio spazio in queste pagine - nel nostro giornale cartaceo, le due pagine, non a caso, centrali - a rendere note situazioni che vanno controcorrente e che rappresentano una realtà diversa. Si tratta di sentenze che, finalmente, riconoscono diritti lesi.
Nel primo caso, il più importante perchè tocca il nodo scoperto della valutazione scolastica, c' è un TAR che si pronuncia sull' ennesimo ricorso di una famiglia contro una bocciatura, dando torto alla famiglia (e condannandola alle spese processuali) perchè non esistevano i motivi per il ricorso, avendo avuto lo studente un percorso scolastico negativo per sua responsabilità. Nella logica consueta non ci sarebbe nulla di nuovo, ma nella logica della scuola, in cui vige il famigerato '' diritto al successo formativo'' questa sentenza appare rivoluzionaria. Ebbene sì, qualcuno ha il coraggio di affermare, in una sentenza che, per essere promossi, occorre studiare! La realtà a testa in giù riportata nel verso giusto.
Nel secondo, una docente vince un ricorso con un Dirigente persecutorio, rozzo e insolente che, non solo l'ha fatta oggetto di mobbing, ma ha usato contro di lei frasi volgarmente offensive. Abbiamo lasciato manifesti quegli epiteti e quelle frasi per rendere con evidenza il degrado raggiunto.
Nel terzo, un Tribunale, quello di Salerno, dà torto all' amministrazione e si pronuncia contro il Ministero della Pubblica istruzione che non vuole pagare certi compensi ai commissari per la Maturità, riconosciuti peraltro da norme da esso stesso emanate.
Tre sentenze che, seppur positive, rappresentano un mondo piuttosto alterato, dove occorre un Tribunale per affermare che a scuola si deve studiare, non si devono offendere i docenti e si devono pagare i compensi pattuiti.
In ogni caso, possiamo dire ''c' è giustizia, in questo mondo'' e respirare questa boccata di ossigeno.
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