In genere, quando si parla di assunzioni, si dovrebbe essere tutti contenti. Stavolta invece non è così per l’incertezza derivante dai troppi proclami, dalle promesse, dai numeri ballerini e dalle esclusioni dal piano di categorie di precari cangianti nel tempo
16 Aprile 2015 | di Antonio Antonazzo
Il Governo sta sbagliando. Matteo Renzi sta sbagliando.
La scuola è un bene comune, il bene più prezioso che ci sia per una Nazione che si definisce civile; per questo motivo la scuola deve essere di tutti: dei docenti che insegnano, degli alunni che si formano, dei genitori che si fidano e dei dirigenti che si impegnano affinché tutto proceda nel verso giusto al fine di raggiungere quei risultati che, sinergicamente, erano stati prefissati.
La visione che emerge dalla lettura del DDL presentato dal Governo - autodefinito “la buona scuola”- è invece quella di una gara all’ultimo sangue tra dirigenti e docenti, con il Governo, arbitro molto parziale, che continua a cambiare le regole in corso d’opera e a fornire ai dirigenti strumenti sempre più idonei per la vittoria e con gli studenti e i genitori a fare il tifo a volte per gli uni, a volte per gli altri. Ma questa visione è una visione distorta.
Il nucleo centrale di questa norma, è senza dubbio la predisposizione di un piano straordinario di assunzioni (poco più di 100.000 secondo gli ultimi proclami del Governo ) a partire dal prossimo 1 settembre.
In genere, quando si parla di assunzioni, si dovrebbe essere tutti contenti e, chi le propone vedrebbe di sicuro aumentare i suoi consensi. Stavolta invece non è così per l’incertezza derivante dai troppi proclami, dalle promesse, dai numeri ballerini e dalle esclusioni dal piano di categorie di precari cangianti nel tempo.
Il testo presentato in questi giorni alla Camera - che la Gilda degli Insegnanti auspica venga modificato radicalmente a seguito delle iniziative politico-sindacali messe in campo - per ora prevede, l’assunzione di 100.701 docenti suddivisi al 50% tra i vincitori del concorso ordinario del 2012 e chi è inserito nelle GAE provinciali. Ovviamente, dato l’esiguo numero di vincitori di concorso, gran parte delle nomine verrà riversata sulle GAE.
Già qui si contano i primi esclusi: gli idonei del concorso ordinario del 2012 - che hanno cioè superato le prove concorsuali, ma non in posizione utile per rientrare nel contingente di assunzioni previsto dal bando – e tutti gli abilitati presenti in II fascia di istituto nonché quelli non abilitati della III fascia.
I posti in questione sono suddivisi grosso modo a metà tra cattedre esistenti ( diritto + fatto ) e posti che verranno assegnati alle scuole che, entro il 30 maggio di quest’anno (!!!), dovranno proporre un piano per l’ampiamento dell’offerta formativa in modo da creare l’organico funzionale.
A causa della disomogenea diffusione territoriale dei posti disponibili per le assunzioni, le nomine verranno fatte sulla falsariga degli attuali trasferimenti per i docenti di ruolo. In pratica gli interessati dovranno presentare una domanda di assunzione nella quale potranno indicare degli albi territoriali ( ancora da definire ) di loro gradimento.
Il DDL prevede anche una priorità nell’assegnazione dei posti liberi. In pratica, per ogni albo territoriale e per ogni classe di concorso, ci saranno quattro fasi distinte e le nomine verranno effettuate secondo l’ordine seguente:
- I vincitori di concorso della regione in cui l’albo territoriale è inserito
- I docenti delle GAE inseriti nella provincia dell’albo territoriale
- I vincitori di concorso di una regione diversa rispetto all’albo territoriale
- I docenti delle GAE inseriti di una provincia diversa rispetto all’albo territoriale.
E’ importante far notare anche che chi fosse in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, verrà, prioritariamente, assunto su tale tipologia di posti e che è prevista la possibilità di essere assunti su classi di concorso affini, qualora il titolo di studio ne consenta l’accesso all’insegnamento.
Chi non trovasse posto perché ha scelto degli albi territoriali “ sbagliati” o chi rifiutasse una nomina perché non disposto a trasferirsi, verrà escluso totalmente dal piano di assunzione straordinario e si dovrà necessariamente sottoporre ad un ulteriore procedura concorsuale.
L’anno prossimo, infatti, le GAE spariranno del tutto al pari della II e III fascia di istituto. Rimarrà in piedi la sola I fascia di istituto dove risulteranno iscritti tutti i docenti delle GAE esclusi che non troveranno posto all’interno di questo piano straordinario.
Fa eccezione la sola scuola dell’infanzia che viene stralciata da queste norme in quanto il Governo prevede un riordino complessivo del segmento 0-6 anni. Per questa tipologia di scuola quindi, le GAE rimarranno in piedi ancora per un anno con tutto ciò che ne deriva.
Le novità non finiscono qui. Una volta assunti, l’assegnazione presso una singola scuola non avviene per scelta dell’interessato sulla base di una graduatoria, bensì, saranno i dirigenti, non si sa bene come, a contattare i singoli docenti per propor loro una nomina triennale presso la loro scuola. Una sorta di “chiamata diretta” che rischia di essere molto dannosa per la scuola italiana oltre che essere ai limiti, se non oltre, della Costituzione.
I punti critici di questo DDL sono molteplici e tutti riconducibili ad una visione della scuola che tende a far diventare il dirigente una sorta di Amministratore Delegato con la differenza, non banale, che il dirigente non mette in gioco risorse proprie e, soprattutto, che la scuola non può correre il rischi di fallire a causa di una gestione poco oculata del proprio responsabile.
Per questo motivo, la Gilda degli Insegnanti intende adoperarsi per modificare parte dell’articolato e abrogarne del tutto gli aspetti più controversi. In particolare, per gli articoli inerenti al precariato:
- La “chiamata diretta” va cancellata in quanto pericolosa per i molto probabili episodi di nepotismo/servilismo che ne possono derivare. Tale procedura è anche inutile ed è solo funzionale alla creazione della figura di un preside-manager. Infatti, tutti coloro che verranno assunti all’interno di un albo territoriale, dovranno essere chiamati per forza da una scuola del territorio
- Il numero dei posti da dare a ruolo sono insufficienti per il raggiungimento degli obiettivi che la stessa legge si propone. Non sono nemmeno pari al numero di tagli effettuati in seguito alla riforma Gelmini. C’è spazio quindi per allargare la platea a chi oggi si vede escluso.
- Occorre tener conto della sentenza europea che ha certificato che lo Stato italiano ha abusato dei contratti a tempo determinato nel settore scuola. Chi ha acquisito i 36 mesi di contratto in una scuola statale ( a prescindere dalla fascia ), previsti dalla normativa europea, deve avere una risposta all’interno del piano straordinario di assunzioni
- Le graduatorie di istituto vanno mantenute ancora in piedi. La situazione è ancora molto fluida ed in fase di evoluzione. Eliminarle creerebbe molti disagi all’amministrazione oltre che danni a chi vi è inserito.
- Le assunzioni vanno fatte con urgenza. Se l’iter del DDL dovesse essere rallentato per qualsivoglia motivo, gli articoli inerenti al piano, vanno stralciati ed inseriti in un Decreto Legge.
Gli spazi per intervenire ci sono tutti, anche alla luce dei tanti pensionamenti previsti nel prossimo quinquennio. Occorre soltanto la volontà di risolvere politicamente, una volta per tutte, l’annoso problema del precariato scolastico senza lasciare che sia la magistratura a fare ancora una volta da “supplente”.
Non esiste la bacchetta magica e i problemi complessi non possono avere soluzioni semplici, ma siamo convinti che basti poco per trasformare la condanna europea in un’opportunità di far diventare il nostro, un paese normale con basse percentuali di precariato.
Rendere “ straordinario” anche il prossimo anno scolastico prevedendo una seconda tornata di assunzioni potrebbe essere una soluzione in grado di agevolare il percorso verso una soluzione condivisa da tutti e davvero “funzionale” a rendere migliore la nostra scuola.
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