I 100 milioni all’anno destinati all’Alternanza Scuola Lavoro sono il giusto investimento per migliorare la qualità della didattica nella scuola secondaria di II grado?
17 Febbraio 2017 | di Anna Rita Allegrini
La legge 107/2015 ha potenziato e reso obbligatoria l’Alternanza Scuola Lavoro (ASL) per tutti gli studenti in tutti i percorsi della scuola secondaria di II grado. L’ASL è ritenuta “esperienza formativa innovativa per unire sapere e saper fare” e ancora l’ASL è considerata ”L’unica risposta strutturale alla disoccupazione” (fonte MIUR). Con tali premesse, all’alternanza sono stati destinati 100 milioni di euro all’anno, un importo 10 volte superiore ai fondi previsti negli anni precedenti. In questa chiave si spiega il monte ore obbligatorio per l’ASL: 400 ore nel triennio degli istituti tecnici e professionali e 200 ore nel triennio dei licei.
La proposta di diffondere l’obbligatorietà per l’ASL, inizialmente, è stata accolta in modo positivo anche da molti insegnanti, i quali ritenevano che si trattasse di una buona opportunità per i ragazzi. Ad un anno dall’avvio di questa iniziativa, anche alla luce della mia esperienza diretta, vorrei proporre una serie di riflessioni critiche su questo tema.
Quali ricadute reali avranno tutte quelle ore di alternanza scuola lavoro a fronte di altrettante ore di didattica curricolare perse perché i ragazzi sono fuori dalla scuola per l’ASL?
Non bisogna tralasciare l’importante aspetto che nessuno sembra considerare. Le attività proposte dall’ASL possono essere organizzate nel periodo estivo e nel periodo di sospensione delle attività didattiche, ma, nella realtà, la maggior parte delle ore si svolgono in alternativa alle ore curricolari ed i docenti si trasformano quindi in semplici accompagnatori delle loro classi.
Le persone che si occupano di formazione aziendale, oppure semplicemente incaricate di fare formazione ai ragazzi delle superiori, per un numero così elevato di ore, hanno le competenze adeguate per questo compito? Possono sostituire un docente formato per gestire i complessi rapporti docente/allievo con i nostri adolescenti, in un momento, come quello attuale, in cui sono così diffuse le fragilità e i bisogni speciali? Evidentemente i nostri legislatori ritengono di sì e questo è un ulteriore modo per svalutare ed avvilire i docenti nella loro professionalità.
Chi sono i reali beneficiari di quell’imponente investimento economico? Temo, purtroppo, che quegli stanziamenti costituiscano soltanto una partita di giro per le scuole, costrette a spendere i fondi ricevuti per l’ASL appoggiandosi ad enti esterni o aziende private che si occuperanno di formare i loro studenti. Tutto questo è confermato dal proliferare di offerte che pervengono alle scuole. Alcune aziende stanno promuovendo pacchetti completi di tutti i servizi per avviare i percorsi di ASL, per sollevare gli istituti dal gravoso compito di andare a cercare aziende del territorio con cui stipulare le convenzioni e definire tutti gli aspetti organizzativi! Purtroppo occorre sempre vigilare, perché dietro ai buoni intenti troviamo spesso semplici interessi economici di mercato.
Sembra quasi che questa modalità di finanziare la scuola pubblica con l’Alternanza Scuola Lavoro, sia una di quelle “piccole” strategie usate dal precedente governo per rilanciare l’economia ed aiutare alcune aziende ad incrementare i loro profitti. Come spieghiamo altrimenti la convenzione stipulata con l’azienda McDonald’s che prevede l’inserimento di 10.000 studenti all’anno in tutto il territorio nazionale? (fonte: http://www.istruzione.it/alternanza/allegati/MC%20DONALD'S.pdf) Questa operazione non potrebbe nascondere l’intento dell’azienda di ottenere, a costo zero, una forza lavoro da inserire nei numerosi punti vendita?
Quale sarà il valore reale della valutazione fatta da persone estranee al mondo della scuola? I docenti sono formati per costruire percorsi didattici e per somministrare verifiche calibrate e adeguate al gruppo classe. Tutto ciò non si riscontra nei simbolici test finali che ho visto somministrare lo scorso anno, al termine dell’esperienza di scuola lavoro, per la valutazione dei nostri alunni da parte di esterni.
Non sarebbe stato più opportuno utilizzare parte di quei fondi per sanare le gravi problematiche che affliggono il mondo della scuola? Per esempio : riduzione del numero di alunni nelle classi, rinnovo dei contratti, eliminazione del precariato, tutela della continuità didattica, potenziamento della dotazione di strumenti tecnologici e così via... Noi docenti sappiamo bene quali sono i mali che affliggono la nostra scuola!
Si potrebbe restituire il giusto spazio agli Insegnanti Tecnico Pratici ITP, anche negli Istituti Tecnici, in particolare in quelli del settore economico? Da anni i docenti di laboratorio nei tecnici economici sono stati accantonati a causa dei drastici tagli di ore di laboratorio su materie di indirizzo come Informatica gestionale ed Economia Aziendale, dalla “Riforma Gelmini”. La recente delega per la revisione dei percorsi dell’istruzione Professionale del 14/1/2017, non è stata affiancata, come ci si aspettava, dalla delega per la revisione degli Istituti Tecnici, all’interno della quale si poteva sanare una situazione che da troppo tempo penalizza gli alunni e i numerosi docenti ITP lasciati in esubero per anni e poi ricollocati in altri insegnamenti o rimasti a disposizione dei dirigenti per le supplenze.
Riforme così rilevanti del nostro sistema scolastico come il potenziamento dell’Alternanza Scuola Lavoro devono essere condivise, anche nella loro modalità di attuazione, con chi lavora da sempre nel mondo della scuola!
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