Ferdinand Buisson, fondatore della Revue Pédagogique e del Musée Pédagogique, professore di pedagogia alla Sorbonne offrì la ricompensa del premio Nobel agli insegnanti francesi affinché lavorassero per rafforzare il senso di fraternità tra i popoli.
28 Dicembre 2017 | di Piero Morpurgo
Nel 1927 Ferdinand Buisson vinse il Nobel dopo aver dedicato la sua vita alla Scuola. Nel discorso inviato all’Accademia Buisson ricordò che: “la pace si ottiene attraverso l’istruzione”; in particolare “che le autorità scolastiche di ogni nazione dovrebbero far rimuovere dai libri di testo ogni riferimento che inciti all’odio degli stranieri” così, attraverso la Scuola, si instaurerà il regno della pace che coinciderà con il regno della giustizia. Per Buisson gli insegnanti di Francia e Germania avrebbero dovuto essere i protagonisti della difesa della pace e per questo si incontrarono a Parigi nel 1926, a Londra nel 1927 e a Berlino nel 1928[1] i rappresentanti delle associazioni professionali dei docenti (a questi incontri non parteciparono gli italiani). Si trattava del Buisson che aveva coordinato il Dictionnaire de pédagogie et d'instruction primaire[2], un’opera monumentale ancor oggi utilissima per la quale Buisson scrisse moltissime voci e alcune di queste erano veri fari per la Scuola moderna come quella che sosteneva la necessità di consentire l’istruzione a tutte le ragazze. L’obiettivo era di costruire una scuola laica, una scuola di tutti che permettesse agli studenti di acquisire un’educazione, morale, politica e sociale in grado di rendere lo studente un cittadino capace di aiutare il prossimo[3]. Era il 1927 quando fu pubblicato un documento del Sant’Uffizio che avvertiva i vescovi di contrastare la “letteratura mistico sensuale” di Baudelaire, Barbey d’Aurevilly, Verlaine, Rimbaud, Bloy, Claudel, Mauriac, nonché di Balzac, Stendhal, Hugo, Dumas, Flaubert e Zola[4], Lo scontro sulla scuola pubblica era asprissimo e Zola aveva scritto un’esaltazione dell’istruzione statale nel romanzo Verité[5]. Buisson fu presidente della Ligue des droits de l'Homme, e della Ligue de l'enseignement (1902-1906); il maestro andò in esilio in Svizzera non condividendo l’autoritarismo del Secondo Impero. Nel dicembre del 1870 Buisson prese la direzione dell’orfanotrofio laico di Parigi; dal 1879 al 1896, fu incaricato alla direzione dell’Enseignement primaire. La storia della scuola si intreccia con quella della società: Clemenceau è proprietario del giornale L’Aurore su cui Zola pubblica gli interventi in difesa di Dreyfus con le informazioni che ottenne da Picquart[6] un ufficiale antisemita che non esitò a mettere a rischio la sua carriera in difesa della verità. Picquart per aver scoperto che il vero traditore era il soldato Esterhazy fu imprigionato. Buisson intervenne[7] difendendo l’ufficiale che interpreta il suo mestiere avendo il coraggio di dire la verità perché la politica costruita sulla menzogna distrugge la coscienza civile. Anni difficili in cui Buisson sogna la pace e sostiene la necessità di celebrare nelle scuole una giornata dedicata interamente alla riflessione sull’idea di pace, sul sogno di un mondo senza guerre e conflitti sociali[8]. Era il 1913, l’Italia aveva invaso la Libia nel 1911 e il conflitto mondiale fu dichiarato nel 1914.
Terminata la Grande Guerra Buisson continuò il suo impegno pacifista e raccolse in un volume gli ideali per una scuola fondata sulla pace e pubblicò uno degli articoli di Jean Jaurés collaboratore della Revue de l’enseignement primaire, assassinato nel 1914 per il suo pacifismo, per Jaurés la Scuola deve esaltare il rispetto della dignità umana e l’orrore delle ingiustizie. Nel volume si pubblicò un intervento di Georges Clemenceau, l’implacabile “tigre” avversaria della Germania, l’amico di Claude Monet con cui pianificò il monumento de l’Orangerié per ospitare il ciclo pittorico de Les Nymphéas in onore della vittoria e della pace[9], dove ci si schiera contro gli interessi utilitaristici dell’istruzione e si difende l’insegnante “umiliato in funzione meccaniche e costretto a insegnare regole”. Nelle stesse pagine Buisson si schierò contro chi tentava di ridurre gli insegnanti a dei conservatori che difendono l’ordine stabilito; invece per il premio Nobel ogni docente dovrebbe essere ansioso di rendere gli allievi dei cittadini protagonisti del ventesimo secolo, cittadini di una repubblica democratica e non sudditi di un re o di un imperatore[10].
Ferdinand Buisson, fondatore della Revue Pédagogique e del Musée Pédagogique, professore di pedagogia alla Sorbonne offrì la ricompensa del premio Nobel agli insegnanti francesi affinché lavorassero per rafforzare il senso di fraternità tra i popoli.
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[1] https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/1927/buisson-lecture.html
[2] Dictionnaire de pédagogie et d'instruction primaire, publié sous la direction de F. Buisson, Paris 1886 https://archive.org/stream/dictionnairedep11buis#page/n5/mode/2up
[3] B. M Jacob, Pour l'école laĭque: conférences populaires. Avec une préf.de Ferdinand Buisson, Paris 1899, pp. 19 e 60 https://archive.org/details/pourlcolelaquec00jacogoog
[4] J. Prévotat, Pie XI et la France: l'apport des archives du pontificat de Pie XI à la connaissance des rapports entre le Saint-Siège et la France, Roma 2010
[5] https://www.atramenta.net/lire/verite/28513
[6] https://www.nytimes.com/2014/01/18/opinion/the-whistle-blower-who-freed-dreyfus.html
[7] F. Buisson, Le colonel Picquart en prison, Paris 1899, https://archive.org/stream/lecolonelpicquar00buisuoft#page/14/mode/2up pp. 7 e 14
[8] F. F. Andrews, ed., The Promotion of Peace. I. Suggestions for the Observance of Peace Day (May 18) in Schools, Washington 1913, https://archive.org/details/ERIC_ED543135 p. 7
[9] https://pubs.lib.umn.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1014&context=joie
[10] F. Buisson, F. E. Farrington, edd., French educational ideals of today; an anthology of the molders of French educational thought of the present New York 1919, pp.118, 125, 132 https://archive.org/details/frencheducation00farrgoog
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