In via di abolizione molte negatività della cosiddetta Buona Scuola, contro cui abbiamo lottato per tre lunghi anni, con una tenacia che nessuno può negare, spesso uniti agli altri sindacati, ma talvolta isolati. Risultati tangibili ma non sufficienti: restano da ottenere contratti dignitosi per gli insegnanti, attenzione alla valorizzazione della scuola e garanzia del prestigio dei docenti.
14 Dicembre 2018 | di Rino Di Meglio
Abbiamo lottato per tre lunghi anni, con una tenacia che nessuno può negare, contro la legge 107/2015 spesso uniti agli altri sindacati, ma talvolta isolati, valga per tutti il nostro rifiuto alla sottoscrizione dei contratti sulla mobilità.
Ora si cominciano a toccare con mano i risultati tangibili della nostra battaglia.
La norma che prevedeva il licenziamento dei precari dopo 36 mesi di servizio è stata abrogata.
Il contratto sulla mobilità, ancora in lavorazione mentre scriviamo, dovrebbe prevedere il ripristino delle preferenze, compresa quella comunale e la fine di chiamata diretta ed assegnazione agli ambiti.
Norme in corso di approvazione da parte del Parlamento prevedono la cancellazione definitiva della chiamata diretta, il ritorno alle graduatorie per tutti i tipi di assegnazione dei docenti ed infine la riduzione del numero delle ore di alternanza scuola lavoro.
Se, come sembra, tutte queste norme saranno approvate, fra poche settimane potremo dire di aver ottenuto una vittoria storica per la categoria, ovvero lo smantellamento di tutte, o quasi, le negatività della cosiddetta Buona Scuola.
Resterebbero aperte, per quanto concerne la legge 107, le questioni del bonus merito e del comitato di valutazione, stravolto dalla presenza di studenti e genitori ed il nuovo sistema di reclutamento dei docenti.
Tuttavia, non tutte le notizie che pervengono dal Parlamento sono buone: l’apertura di un contratto sembra infatti molto improbabile alla luce delle risorse stanziate nella legge di stabilità, risorse che sembrano meramente destinate al semplice mantenimento dello status quo.
Continueremo a far sentire la nostra voce: la Scuola ha bisogno di risorse specifiche: non è ammissibile che la sequenza dei contratti abbia negli anni fatto perdere terreno al personale scolastico, ponendolo nella posizione di coda, non solo rispetto all’Europa, ma addirittura dei pubblici dipendenti italiani. (cfr. Gianluigi Dotti, La scuola resta la Cenerentola del Pubblico impiego, nel numero di novembre 2018 di questo giornale. N.d.R)
Chiediamo con urgenza almeno un segnale positivo: si utilizzino le risorse stanziate per la legge 107/15 per restituire lo scatto del 2013!
C’ è ancora una emergenza rilevante e fondamentale: la qualità della scuola. E’ opportuno smettere di vagheggiare fantasiose ristrutturazioni territoriali o regionalistiche e cominciare invece a valorizzare la trasmissione della cultura, basata principalmente sui contenuti e, solo secondariamente, sulle competenze.
Garantire il prestigio degli insegnanti significa anche arginare l’incredibile ondata di aggressioni che ha sconvolto le scuole italiane negli ultimi mesi.
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