La storia della scuola: finestra sul mondo e nel tempo
26 Dicembre 2018 | di Piero Morpurgo
Una scuola italiana attenta ai clienti e non alle menti
Passato e presente talora dialogano e talvolta sembrano mostrare reciproca indifferenza e diffidenza: il 1933 è l’anno in cui Maria Montessori abbandonò l’organizzazione italiana che portava il suo nome (forse in dissenso con Mussolini, più verosimilmente perché stanca delle ostilità della Scuola al suo metodo) come sottolinea Giuliana Marazzi nel suo saggio su collaborazione e rottura tra la dottoressa e il dittatore [1]. Allora si creò una frattura tra l’Italia e il metodo Montessori sicché da un lato si hanno episodi significativi: recentemente Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha annunciato di donare 2 miliardi di dollari per estendere la rete degli asili Montessori [2] e proprio negli stessi giorni il “Corriere della Sera” diffondeva le edizioni delle opere dell’insigne pedagogista (non avvertendo tuttavia la necessità di un’edizione critica filologicamente e storicamente corretta); dall’altro può capitare che un docente che utilizza i sistemi educativi fondati sulla percezione sensoriale ideati dalla Montessori venga minacciato di denuncia (qual è il reato?). Così è la scuola italiana: attenta ai clienti e non alle menti.
1933: la Montessori appassiona i bambini con Dante
Eppure, proprio nel 1933, la Montessori ci offrì un esempio del suo acume: a Londra raccontò di come abbia appassionato i bambini di 10 anni a Dante [3]: il suono degli endecasillabi, le terzine, il canto di Ugolino che muore di fame con i figli. L’idea della Montessori era che il far leggere ai bambini poesie di basso livello ritenendole più intellegibili fosse del tutto errata; difatti i bambini si appassionarono a Dante, acconsentirono a giocare con le sillabe scomposte in cartoncini per ricostruire i versi di 11 sillabe e memorizzarono il testo. Memorizzarono! Oggi pratica vietata. E poi recitarono il canto dividendosi i ruoli: chi Dante, chi Virgilio, chi le anime dannate. Però, oggi, noi persistiamo a “volare basso” e a leggere a bambini e ragazzi testi semplici, privi di valore, indotti dal terrore che la complessità debba essere cacciata dalle aule. Infatti in molti collegi docenti i libri di testo si approvano annotando: “pesa poco, costa poco, è semplice”; una procedura impiegatizia che trascura l’insegnamento della Montessori che aveva rovesciato l’insegnamento della letteratura (la chiamano oggi flipped classroom) sostenendo che ai bambini non interessa la prospettiva della critica letteraria bensì l’apprezzare i suoni e le emozioni del testo poetico.
Un passato e un presente di livori inconfessabili
Hitler prese il potere proprio nel 1933 e iniziò immediatamente a fondare il suo governo sulle discriminazioni: ad aprile la Riforma della Pubblica Amministrazione prevedeva l’allontanamento dai ruoli dello Stato degli ‘indesiderabili’, in particolare tra gli insegnanti; i gruppi da allontanare erano 3: a) quanti assunti dopo la sconfitta della IGM; b) quanti non avevano dimostrato il loro amore per la sovranità della Germania; c) tutti i “non-ariani”. Il sovranismo esclude e non coincide con il patriottismo e oggi su questo si fa confusione. Oggi come ieri. Per quel che concerneva il servizio sanitario non ne avrebbero beneficiato tutti coloro che avessero consultato un medico “non ariano”. Ad aprile fu varata una legge sul sovraffollamento delle aule, in realtà si limitava la presenza degli ebrei e si introduceva l’educazione dell’orgoglio razziale. Nel luglio del 1933 passò la legge che prevedeva che gli ‘indesiderabili’ perdessero automaticamente la cittadinanza e 150.000 ebrei dell’est la persero. In Europa si pensa oggi di togliere la cittadinanza agli stranieri che commettono reati. Il passato non insegna. A settembre Goebbels ebbe il controllo delle Camere delle culture e ogni attività degli ‘indesiderabili’ fu bloccata. La furia antisemita iniziò ben prima delle leggi di Norimberga del 1935 e cominciò scoperchiando livori inconfessabili contro i disabili, i diversi, gli ebrei. E oggi c’è ancor meno pudore.
L’amore e l’orrore per la natura
Il 1933 è l’anno delle mostre [4] dell’architettura scolastica: a Zurigo, a Madrid, a Barcellona si esaltavano le esperienze delle scuole all’aria aperta. Notevoli La escola del bosc di Montjuic con al centro del progetto educativo il bambino che esplora il mondo vegetale e animale e ancor oggi attiva [5] e La escola del mar di Barcelona tutta costruita in legno come una barca che si affacciava sulla spiaggia si trattava di un luogo dove dal mare si invitava a esplorare lo spazio geografico, sulla sabbia si esaltava il piacere di leggere e di discutere (i bambini avevano già i rappresentanti) e anche di ascoltare Tchaikovsky, Mozart e Beethoven, la scuola fu distrutta da un bombardamento del 1938 da parte dei franchisti. In questi anni, tra il 1932 e il 1935, fu costruita l’École de plein air di Suresnes, non lontano da Parigi, si trattava di uno dei più importanti esempi delle “scuole del bosco”: la foresta a partire dal 1904 era stata individuata come luogo ideale per la didattica e per la salute degli studenti; pertanto si faceva lezione all’aria aperta, le aule erano progettate in modo da ricevere sempre la luce del sole [6]; in ciò si ereditava la tradizione letteraria medioevale del fascino del bosco e si affermava la necessità di contrastare il diffondersi della tubercolosi. Oggi le aule scolastiche sono, per lo più, perennemente oscurate da tendaggi: si lavora alla luce del neon e senza ricambio d’aria. Misterioso è l’atteggiamento di collaborazione degli insegnanti a questa malsana abitudine. La fine del mondo è segnata dalla distruzione del bosco, ieri oggetto di venerazione oggi di speculazione, e quando cadono milioni di alberi ciò avviene per il disinteresse dell’uomo. Il passato si accapiglia con il presente.
[1] http://dprs.uniroma1.it/sites/default/files/292.html
[2] https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-09-14/bezos-crea-fondo-beneficenza-2-miliardi-$-lanciare-rete-asili-montessori-071432.shtml?uuid=AEB5oDsF&refresh_ce=1
[3] https://files.eric.ed.gov/fulltext/EJ1094699.pdf
[4] https://upcommons.upc.edu/bitstream/handle/2099/2361/80_91_CarlosJose_GomezAlfonso.pdf
[5] http://www.ccma.cat/324/cent-anys-de-lescola-del-bosc-la-primera-escola-municipal-de-barcelona/noticia/2386793/
[6] https://www.messynessychic.com/2016/03/15/classrooms-without-walls-a-forgotten-age-of-open-air-schools/
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