Lettera aperta e completa
27 Agosto 2019 | di Alberto Dainese
... il primo giorno di prima elementare, quando tuo figlio sta per andare a scuola, digli pure “Sta’ tranquillo”, ma non dimenticarti di aggiungere “Ascolta sempre la maestra”;
... se tua figlia rincasa con una punizione, come copiare trenta volte un rimprovero o un branetto edificante, tienti per te le considerazioni in merito all’appropriatezza del mezzo di correzione e lìmitati a sollecitarla a fare quanto assegnato;
... quando leggi sul diario o sul libretto personale che tuo figlio ha messo in atto un comportamento discutibile o sbagliato, non partire sempre dal presupposto “Mio figlio non farebbe mai una cosa del genere”, ma fìdati del giudizio di un adulto professionista;
... se tua figlia porta a casa un voto basso, aiutala e incoraggiala, ma non permetterti mai di dubitare a voce alta con lei della coscienziosità, competenza o buona fede degl’insegnanti, che non ci guadagnano nulla ad affibbiare voti bassi, ma lo fanno per un bene superiore e più lontano, che deve talvolta giocoforza passare per un male piccolo nell’immediato (I must be cruel only to be kind);
... se tuo figlio non si sente pronto a una verifica, non coprirlo nei suoi tentativi di svicolare, ma assicùrati che entri a scuola e si sottoponga alla prova, costi quel che costi, ed ecco che quel giorno la lezione più importante sarà stata che i sotterfugi non pagano mai;
... qualora tua figlia perseverasse nell’andar male nella scuola in cui si trova, considera la possibilità che quella non sia la strada giusta, almeno in quel momento; in questo nostro mondo ci sono tanti percorsi e tante possibilità, e c’è posto per tutti, ma occorre aver l’umiltà di fermarsi e riflettere su quale sia il percorso migliore: addossare la colpa ai professori, alla scuola, al latino non aiuta a crescere;
... se tuo figlio, a casa, si riferisce ai professori con epiteti e nomignoli irriguardosi, redarguiscilo a non farlo, se non nel suo privato e nella cerchia degli amici, perché da adulto non puoi renderti còrreo di consimili atteggiamenti;
... quandanche il professore di tua figlia fosse un po’ troppo pedante, noioso, antipatico, rigido, freddo, o qualsiasi altra cosa, aiutala a capire che anche i docenti sono persone, col loro legittimo carattere, e che – purché non commettano reati o non siano incompetenti e incapaci nella loro materia – tutto questo dev’essere accettato come parte della straordinaria variabilità intersoggettiva che caratterizza i membri della specie Homo sapiens;
... tutte le volte che ti vien l’uzzolo di commentare quel che fanno gl’insegnanti nelle chat di gruppo così in voga nel mondo di oggi, férmati prima a riflettere se tutto ciò sia necessario e benefico, o vada invece a detrimento della crescita equilibrata e responsabile di tuo figlio, alimentando sospetti, calunnie, polemiche;
... se anche hai la certezza matematica che tua figlia stia subendo o abbia subìto un castigo immeritato, o sia stata rimproverata senza colpa, o abbia preso un voto troppo basso, considera che qualche piccola e saltuaria ingiustizia, inserita in un contesto di complessiva buona fede e correttezza, non può arrecare grave traumatizzazione, potendo semmai – se rielaborata e accettata con l’aiuto degli adulti di riferimento – persino contribuire alla crescita individuale;
... se pensi che l’insegnamento impartito a tuo figlio non sia abbastanza individualizzato e personalizzato, prova a immaginare che cosa sia avere davanti trenta studenti, tutti preziosi e diversi l’uno dall’altro; rifletti anche se, eterogenesi dei fini, questo non si possa magari anche tradurre in una maggiore intraprendenza da parte di tuo figlio nell’adottare lui per primo strategie che lo aiùtino a seguire e aver successo;
... se sei pure tu docente, sarai portato inevitabilmente a pensarti più bravo e competente, e a dirti in cuor tuo “Io avrei fatto così”, “Questo non si può fare”, “Non ha senso questa scelta”, ma sii più forte di quella vocina interiore e sfòrzati di aver ancora più rispetto per il lavoro e la libertà altrui, cosicché anche gli altri ce l’abbiano per il tuo e la tua;
... quando dovrai aiutare tua figlia a scegliere la scuola superiore, non basarti su criteri superficiali come il numero di scambi, gite e progetti vari delle scuole, va’ invece alla sostanza parlando con ex-studenti e genitori, ma soprattutto coi docenti degli istituti per capire se sono preparati e “infiammati” dall’amore per la trasmissione del sapere; il resto è apparenza e coreografia, e le scuole che inseguono questo si rendono conniventi della società dell’immagine che ci domina;
... se t’indispettisce che tuo figlio un giorno non abbia nessun esercizio e il giorno seguente debba prepararsi a tre verifiche in contemporanea, prima di unirti alle sue lamentazioni o di sobillarlo alla rivolta, rifletti sul fatto che nella vita non c’è equa distribuzione d’impegni e problemi (e neppure di riconoscimenti), e considera tutto questo un’efficace preparazione alla vita;
... se hai scelto per tua figlia (e insieme a lei) una scuola che prevede – che so? – lo studio del latino, non lamentarti poi se la cosa risulta tosta e l’insegnante è austera e rigorosa, giacché è troppo comodo volere la scuola “di un certo tipo” per i propri figli e poi criticarne le fondamenta stesse, se risultano ostiche: come notato sopra, oggigiorno i percorsi sono infiniti, e non ci difettano quelli facili o facillimi: non si ha che da imboccare quello giusto per sé;
... qualora tuo figlio fosse bocciato (cosa ormai rara nell’èra della lotta senza quartiere alla dispersione scolastica capeggiata da agguerritissimi dirigenti, ma pur sempre possibile), rifletti se abbia senso intraprendere un ricorso amministrativo; seppure legittima, dacché la scuola è diventata un servizio al cittadino e non più un’istituzione della repubblica, questa strada è irta di pericoli per il futuro di tuo figlio: si chiamano “incapacità di accettare le sconfitte”, “iperprotettività familiare”, “cultura della soluzione facile a ogni inghippo”, “immaturità garantita e perpetua”, “arroganza del tutto e sùbito”; una bocciatura è l’esito della delibera di più persone, e tiene conto di svariati elementi, sicché è ben difficile che sia ingiustificata, tant’è che il ricorso andrà solo alla ricerca di cavilli e vizi di forma per invalidare la decisione;
... quando al ricevimento genitori stai per chiedere al docente consigli su come far migliorare tua figlia, arrèstati un attimo prima di farlo e domanda a te stesso se la risposta non sia già ovvia: ad esempio, tua figlia studia almeno tre ore al giorno? In classe sta in silenzio e segue la lezione? Prende appunti e svolge i cómpiti? Oppure vive in una girandola d’impegni che fisicamente le rende impossibile studiare? Ha una dipendenza conclamata dal mondo digitale e della comunicazione? Vive in classe in ciarliera, ridanciana e perpetua distrazione? Riflettere su questo renderà spesso superfluo chiedere al professore di lambiccarsi il cervello alla ricerca di trucchi magici o miracolose panacee;
... se tuo figlio ha una diagnosi di disturbo dell’apprendimento, non farne un’etichetta, un’egida, un’arma: sii sereno e accètta il percorso proposto dai docenti, anche qualora deliberino che non ritengono si debbano adottare misure di qualsivoglia natura; non presentarti a colloquio accompagnato da un esperto o uno psicologo; il professionista, qui, è il docente; ricorda, inoltre, che trovare la strada troppo spianata, in termini di crescita personale, è dannoso per chiunque, anche – forse soprattutto – per chi ha un problema specifico.
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