Consegnate oltre 30000 firme alla Presidenza del Consiglio per chiedere lo “scongelamento” dello scatto di anzianità del 2013 e l’aumento degli stipendi dei docenti.
27 Agosto 2019 | di Ester Trevisan
Oltre 30.000 firme raccolte online, attraverso la piattaforma change.org, e in tutte le scuole d’Italia grazie all’impegno in prima linea di Rsu e Tas. Ha riscosso grande successo la petizione promossa dalla Gilda degli Insegnanti, e indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per chiedere lo “scongelamento” dello scatto di anzianità del 2013 e l’aumento degli stipendi dei docenti. L’iniziativa è stata suggellata il 6 giugno scorso con la consegna delle sottoscrizioni alla presidenza del Consiglio.
“Il numero elevato di adesioni - ha commentato il coordinatore nazionale Rino Di Meglio, che si è recato a Palazzo Chigi con una delegazione della Gilda per depositare le firme - è una spia inequivocabile del disagio e del malcontento che serpeggiano tra gli insegnanti e della loro voglia di riscatto”.
Come evidenziato dai dati elaborati dal Centro Studi Nazionale della Gilda degli Insegnanti, in 10 anni le retribuzioni dei docenti italiani sono calate mediamente del 7% rispetto all’andamento dell’inflazione ( cfr, articolo di pag.4). Tradotto in altri termini, ciò significa che dal 2007 a oggi gli stipendi sono diminuiti di circa 170 euro lordi.
La significativa riduzione del potere di acquisto ha provocato una sostanziale diminuzione anche del prestigio sociale dei docenti. Le buste paga sempre più leggere hanno portato gli insegnanti a diventare fanalino di coda non soltanto nell’impietoso confronto con i colleghi degli altri Paesi europei, ma anche con tutti gli altri dipendenti pubblici italiani. “Per cambiare questa situazione indecorosa - ha affermato Di Meglio - occorre recuperare la progressione di carriera scippata nel 2013. Il blocco non è una questione che riguarda una platea limitata di docenti, ma ha effetti su tutti, perché ha spostato in avanti di un anno la progressione, con danni consistenti e irreversibili su stipendio e previdenza stimabili mediamente in 7000 euro nell’arco della carriera lavorativa”.
“Con la petizione indirizzata al presidente Conte, inoltre, chiediamo che siano investite maggiori risorse nel rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Per rimpinguare un piatto che, come sappiamo bene, piange sempre, si potrebbe attingere anche alle somme stanziate dalla legge 107/2015 per il bonus merito che non è un sistema valido per premiare davvero un bravo insegnante, ma rappresenta soltanto un incremento del fondo di istituto a disposizione del dirigente per ricompensare chi fa progetti”.
Terminata, dunque, la raccolta firme, adesso la parola spetta alle sfere politiche: “Ci auguriamo - ha detto Di Meglio - che il presidente del Consiglio, il quale ha già dimostrato sensibilità e apertura verso questo tema impegnandosi in prima persona con l’accordo siglato lo scorso 24 aprile con i sindacati rappresentativi della scuola, presti ascolto alle richieste di chi ogni giorno lavora per formare l’Italia del futuro e alle quali dà voce la nostra petizione”.
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