La Gilda degli Insegnanti ha messo in porto una serie di iniziative per portare alla luce la situazione di grande difficoltà in cui operano i docenti italiani
29 Ottobre 2019 | di Rino Di Meglio
Viviamo in un Paese strano. Per fare una cattiva legge il Parlamento è spesso molto rapido: alludo alla legge 107/2015 che fu approvata in tempi rapidissimi dal Parlamento, addirittura ricorrendo al voto di fiducia. Quando, invece, le leggi bisogna cambiarle, il percorso diventa infinito.
Siamo riusciti a modificare la chiamata diretta e a ripristinare la titolarità su scuola attraverso il contratto sulla mobilità, ma un anno e mezzo non è bastato alle Camere per approvare la cancellazione definitiva almeno di questa parte della legge 107, nonostante il Parlamento sia composto in larga maggioranza da quelle forze politiche che avevano assunto un preciso impegno proprio su questo punto.
Il nuovo Ministro - e lo apprezziamo – ha detto pubblicamente ciò che noi diciamo da sempre sul “bonus merito”, cioè che sono soldi sprecati. Ci auguriamo che alle parole seguano i fatti e che venga effettivamente eliminato in tempi non biblici.
Il nuovo Governo ha sostanzialmente ripreso l’accordo sottoscritto lo scorso 24 aprile con il Presidente del Consiglio, garantendo l’attuazione rapida delle norme relative al precariato e le garanzie di non applicazione alla scuola dei progetti di autonomia differenziata.
È stata ribadita dal nuovo Ministro Fioramonti la volontà di arrivare ad un contratto decoroso, che sia a “tre cifre”.
Per parte nostra abbiamo ribadito che la Scuola necessita di un provvedimento urgente, prima che si apra la trattativa generale del Pubblico impiego. Non possiamo correre, infatti, il rischio di ricevere l’ennesimo aumento in percentuale che finirebbe, come accaduto in passato, per penalizzare la nostra categoria professionale, continuando a relegarci come fanalino di coda, non solo dei docenti europei, ma anche dei dipendenti pubblici italiani.
Nelle prossime settimane, verificheremo se le linee della Legge di Bilancio, ora ancora incerte, offrano concrete buone intenzioni, oppure se dovremo ancora una volta mobilitarci.
Nel frattempo, la Gilda degli Insegnanti ha comunque messo in porto una serie di iniziative per portare alla luce la situazione di grande difficoltà in cui operano i docenti italiani.
La progressiva aziendalizzazione della scuola italiana ha portato a condizioni di lavoro difficilissime, i docenti sono soffocati da una burocrazia che toglie loro ogni giorno le energie che potrebbero essere spese per gli alunni, sommersi da riunioni spesso inconcludenti.
La concezione della scuola quale servizio e non come alta Istituzione della Repubblica espone i docenti a mortificazioni troppo frequenti, che degenerano poi, nei casi peggiori, addirittura in atti violenti.
Per ridare prestigio agli insegnanti, è necessario varare quelle norme specifiche che chiediamo da tempo per istituire un Contratto specifico e il Consiglio Superiore della docenza, per garantire che la libertà di insegnamento venga tutelata nell’ambito delle norme disciplinari, per valorizzare l’esperienza dei docenti “di lungo corso” e metterla a frutto nella formazione dei nuovi insegnanti.
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