Altro ministro, altro decreto e ancora una volta ci ritroviamo a parlare di cattedre vuote e di emergenza precari.
29 Ottobre 2019 | di Antonio Antonazzo
Ci risiamo, è cominciato un nuovo anno scolastico e ancora una volta ci ritroviamo a parlare di cattedre vuote e di emergenza precari. I numeri sono impressionanti: 170.000 nomine a tempo determinato.
Tutto ciò, malgrado il piano straordinario di assunzioni previsto dalla così detta “buona scuola”, malgrado i concorsi (per soli abilitati) banditi nel 2012 e nel 2016 e malgrado i concorsi straordinari del 2018.
Il fatto è che, ad ogni cambio di Governo, il Ministro del MIUR di turno ha pensato bene di voler lasciar segno del proprio passaggio introducendo di volta in volta modifiche al sistema di reclutamento che, prive di una reale progettualità e mancanti di una visione di insieme, si sono rivelate delle pezze multicolori che non hanno retto all’usura del vestito.
I dati delle assunzioni degli ultimi anni rasentano l’assurdo: a fronte di oltre 55.000 posti autorizzati per ognuno degli ultimi tre anni, le nomine in ruolo effettivamente realizzate risultano esser state poco più della metà. Questo, in parte a causa delle lungaggini dei tempi di espletamento delle procedure concorsuali, ma soprattutto per carenza assoluta di candidati da assumere e di graduatorie esaurite in gran parte delle regioni del centro-nord.
Per far fronte a questa “ordinaria emergenza”, l’ex Ministro Bussetti aveva fatto approvare durante l’ultimo Consiglio dei Ministri del governo “giallo-verde” un decreto legge che, nelle intenzioni, avrebbe risolto l’annosa questione. Per motivi di opportunità e di tempistiche legate al periodo di chiusura dei due rami del parlamento, il Decreto in questione era stato approvato con la formula inedita de “salvo intese” e, per questo motivo, non è mai stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale rendendolo di fatto un decreto fantasma.
Il Decreto in questione era frutto di un’intesa a lungo discussa con le forze sindacali e prevedeva sostanzialmente due cose: un concorso riservato per circa 25.000 posti destinato ai docenti precari con almeno tre anni di servizio negli ultimi 8 nella scuola statale e l’avvio di Percorsi Abilitanti Speciali aperti a chiunque potesse vantare almeno tre anni di servizio nella scuola (paritaria compresa).
L’accordo prevedeva che il concorso riservato si esplicasse per mezzo di una prova scritta computer based selettiva e di una prova orale non selettiva utile solo a modulare la posizione dei candidati internamente ad ogni graduatoria regionale. Per quanto concerne i PAS, invece, si trattava di una procedura che non consentiva l’accesso ai ruoli, ma soltanto il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento con la possibilità di essere inseriti nelle seconde fasce di istituto evitando il rischio di essere scavalcati da tutti coloro che, vincitori del concorso ordinario, avessero fatto richiesta di inserimento nelle graduatorie di istituto che si aggiorneranno nel 2020.
Il cambio di Governo e di Ministri hanno rimesso in discussione l’accordo raggiunto e, in questi giorni, si è raggiunta l’intesa sul testo di un nuovo decreto che tende a rivedere i contenuti di quello precedente. In particolare è stata confermata l’intenzione di indire, insieme al concorso ordinario, un concorso riservato ai precari con almeno tre anni di servizio nella scuola statale per circa 25.000 posti con prova scritta selettiva computer based, ma la prova orale è diventata selettiva e sarà svolta alla fine dell’anno di prova di fronte al comitato di valutazione della scuola con la presenza di un membro esterno di garanzia.
L’accordo prevede anche la possibilità - per i docenti che supereranno la prova scritta con almeno 7/10 senza però risultare vincitori del concorso (i così detti idonei) - di effettuare la prova orale ai soli fini abilitanti.
Inoltre, tutti, durante l’anno di formazione, dovranno conseguire i 24 crediti CFU richiesti ai futuri docenti che seguiranno la procedura ordinaria.
Rispetto al vecchio decreto, nell’accordo raggiunto, non vi è traccia dei PAS che però il Governo si è impegnato ad inserire in un disegno di legge collegato alla legge di bilancio da approvare entro la fine dell’anno. I contenuti di tale disegno di legge saranno oggetto di approfondito confronto con le organizzazioni sindacali e dovranno proporre un percorso strutturale di formazione abilitante.
Da sempre la Gilda ritiene che occorra intervenire con un provvedimento strutturale che consenta, da una parte, un regolare e rapido espletamento dei concorsi riconoscendo l’esonero dall’insegnamento, anche temporaneo, ai commissari chiamati a valutare i candidati e, dall’altra, la definizione di regole certe chiare e lineari che consentano ai futuri docenti di effettuare scelte di vita consapevoli evitando loro di essere in balia di regole difformi e cangianti nel tempo.
Valuteremo quindi con la massima attenzione le proposte del nuovo Ministro rispetto ai contenuti del disegno di legge oggetto dell’accordo e daremo il nostro contributo per il raggiungimento di percorsi di abilitazione e reclutamento che siano veramente strutturali e in grado di incidere realmente sul numero dei docenti precari riducendo a livelli fisiologici la percentuale di nomine a tempo determinato.
In caso contrario, il prossimo anno saremo costretti a scrivere un nuovo articolo sul nostro periodico denunciando per l’ennesima volta l’emergenza precariato scolastico.
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