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Numero 3 - Maggio 2020
Numero 3 Maggio 2020

La scommessa di un’ emozione collettiva, in questa attuale selva oscura

Intervista a Emilio Pasquini


01 Maggio 2020 | di Ester Trevisan

La scommessa di un’ emozione collettiva, in questa attuale  selva oscura ► Professor Pasquini,  cosa ne pensa dell’ istituzione di una giornata permanente dedicata a Dante, il cosiddetto Dantedì?


Sono convinto che non occorra ritualizzare in una giornata fissa il nostro culto per la Commedia dantesca; a meno che essa non coinvolga un vasto pubblico, come si è fatto di recente a Ravenna, trasformata in un teatro di massa. Altra cosa è stata quest’anno, il 25 marzo, l’iniziativa, frutto di un’intesa fra addetti ai lavori,  di organizzare un convegno in rete, chiamando gli studiosi, sotto la sigla Alma DanteDì, a trasmettere brevemente  ai colleghi qualcosa di essenziale  sul loro Dante.  
In questo caso, non c’era il rischio che il tutto si risolvesse in una giornata celebrativa. Eravamo tutti consapevoli che era un modo quasi scontato per reagire alla forzata inattività imposta dalla quarantena del virus: proprio in quel giorno avremmo dovuto trovarci a Ravenna per un normale convegno di studi. E in ogni caso, purtroppo, quel circuito virtuale escludeva gli studenti e il pubblico dei non addetti ai lavori.
 
► Non tutto il digitale viene per nuocere, dunque?
 
L’iniziativa dell’incontro on-line potrà ripetersi anche in periodi normali, facendo leva sulla competenza che i giovani hanno per questi mezzi di comunicazione. E tuttavia, a mio modesto parere di vecchio insegnante formatosi con strumenti artigianali, nulla potrà sostituire la fisicità comunicativa della lezione frontale o del seminario o del congresso internazionale, per non dire dello studio diretto del testo di Dante e delle pagine dei suoi interpreti. E’ evidente, d’altra parte, quanto il digitale riesca prezioso nei momenti di isolamento forzato e in tutte le difficoltà di contatti normali. In conclusione, ciò che dovrebbe stare a cuore a uno studioso di Dante è il primato dell’alta divulgazione, col coinvolgimento dei giovani e la scommessa di un’emozione collettiva.
 
► La Commedia conserva ancora oggi una sua attualità? Se sì, limitata all’Italia o ad una platea più mondiale? 
 
Quanto all’attualità della Commedia, non soltanto in Italia, ma anche al di fuori dei nostri confini (negli Stati Uniti Dante è il poeta nazionale, che ha cantato l’uscita dei Padri pellegrini dalla selva oscura dell’Europa corrotta e la ricerca del West, vissuto come la Terra Promessa), non vorrei neppure spendere parole, limitandomi a rinviare al   celebre inventore del “canone”, Harold Bloom, il quale, dopo essere arrivato a formulare la terna dei poeti supremi, Omero Dante e Shakespeare, costretto a scegliere, ha optato decisamente per il nostro grande fiorentino. Se dunque a questo mondo hanno un senso la letteratura o l’invenzione poetica, Dante rappresenta l’ultima trincea per un’umanità che non si rassegni alla brutalità consumistica della società globalizzata.
L’attualità della Commedia è rafforzata dal fatto che la presente drammatica situazione, con un mondo infestato da questa dannata pestilenza, ripropone quella icona negativa della selva oscura, dalla quale occorre uscire (grazie a una Beatrice o a qualche aiuto divino per chi possiede la fede) per ritrovare la diritta via. E’ uno snodo in cui mi trovo personalmente coinvolto, essendo divenuto amico di un valentissimo gastroenterologo, Massimo Campieri, che qualche anno fa tenne una lezione magistrale a Firenze in Palazzo Vecchio, interpretando il primo canto della Commedia come liberazione di Dante da una malattia con l’aiuto del medico Virgilio. Abbiamo così deciso di rileggere il poema affidando al sottoscritto la rilettura dei singoli canti, nei modi di un’energica provocazione letteraria, e al collega scienziato la reazione a quei testi in chiave medica (ma non soltanto). In questa sorta di inedito “botta e risposta”, siamo ormai arrivati alle Malebolge, con risultati consolanti, a dimostrazione della possibile convergenza fra le “due culture”. E non intendiamo lasciare la cosa a metà, se le energie ci assisteranno.
 
► Secondo lei la programmazione didattica, fatta eccezione per gli studi classici, dedica ore sufficienti all’insegnamento e allo studio del Sommo Poeta?
 
Io penso che la scuola dovrebbe puntare più a fondo sullo studio di Dante, non trascurando certe nuove prospettive che vengono dalla scienza, attenta a certi precorrimenti danteschi: non dimentichiamo che il fisico Carlo Rovelli si è dichiarato persuaso del fatto che Dante, ragionando sul rapporto fra Empireo e Primo Mobile,  è arrivato miracolosamente a intuire l’equazione di Einstein; e che l’astronomo  Horian-Roman Patapievici non nutre dubbi sul superamento, da  parte di Dante, della geometria euclidea, con la conquista della quarta dimensione. Tanto meno va sottovalutata l’importanza di Dante per un recupero delle strutture profonde della nostra lingua: non dimentichiamo che egli ha fondato la sintassi moderna dell’italiano, sciogliendola definitivamente dal grande modello latino, con una diversa impostazione dell’ipotassi e quindi della struttura logica; e che al contempo ha proposto le strategie più raffinate per giungere al massimo di tensione sintetica.
 
► Nel 2021 ricorrono 700 anni dalla morte di Dante.  Cosa si sta preparando per ricordare la sua immensa figura?
 
C’è solo il rischio delle sovrapposizioni per eccesso di iniziative. Spetta alle tre commissioni istituite, rispettivamente, dal Ministero dei Beni culturali, dalla Biblioteca Vaticana e dall’Accademia Nazionale dei Lincei, di distribuire ordinatamente le energie messe in campo, guardando in primo luogo alle date. Per ora è assodato che i Lincei proporranno un convegno impostato sul filone della biblioteca di Dante, con mostra complementare sulla ricezione della Commedia; che la Commissione vaticana presieduta dal cardinale  Ravasi, accanto a una mostra di codici (e alla nuova riproduzione del celebre manoscritto Urbinate, con tutte le sue splendide miniature),  propone un convegno internazionale sulla dimensione teologica della Commedia e la teologia dell’aldilà; infine il Ministero dei Beni culturali si impegna ad appoggiare finanziariamente le proposte più interessanti (incluse alcune prestigiose  Lecturae Dantis) che emergono dalle città dantesche, Firenze, Bologna, Verona e  Ravenna.  Infine, si parla addirittura di un congresso internazionale alle isole Galapagos nell’autunno del 2021.




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Emilio Pasquini è un filologo italiano. È professore emerito presso l'Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna, dove ha tenuto l'insegnamento di Letteratura italiana. Allievo di Raffaele Spongano, di Umberto Bosco e di Gianfranco Contini, è fra i maggiori studiosi italiani di Dante, e si è occupato di aspetti rilevanti della cultura tre-quattrocentesca, fornendo importanti contributi filologici. E’ studioso dei primi secoli della Letteratura italiana (specie Dante, Petrarca e i trecentisti minori), ma anche del Cinquecento e dell’Ottocento. Filologo e storico della cultura, è autore di oltre trecento pubblicazioni: tra cui ricordiamo solo: il commento alla Commedia dantesca in collaborazione con A. E. Quaglio (1982-86); varie letture di canti o su temi della Commedia, ivi comprese le tante voci lessicali nell’Enciclopedia dantesca, un ventaglio di indagini confluito nel volume Dante e le figure del vero (Milano, Bruno Mondadori, 2001) e Vita di Dante. I giorni e le opere (Milano, Rizzoli, 2006) e Il viaggio di Dante. Storia illustrata della Commedia (Roma, Carocci, 2015).
 



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Numero 3 - Maggio 2020
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
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