La UE, per il tramite della competente Commissione , sta incrementando e facendo rifinanziare il piano d'azione per l'istruzione digitale europea
03 Novembre 2020 | di Rocco Antonio Nucera
Premesso che il diritto all’istruzione/formazione per lo sviluppo delle competenze è anche e soprattutto un obiettivo strategico di ogni Paese membro dell’Unione Europea, come emerso anche durante l’emergenza pandemica mondiale 2020, che ha obbligato l’adozione, per tutti gli ordini di scuola, di strumenti alternativi alla formazione in presenza mediante il ricorso a quella a distanza (on line). Considerato che il Bel Paese, pur essendo presente il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale), ripreso anche dalla L. 107/2015, ha dimostrato evidenti ed ataviche lacune nella pronta adozione di questa tipologia formativa, sia per motivi infrastrutturali ( rete internet obsoleta e non capillare) che per motivi operativi (docenti anziani meno predisposti alla DAD ). La UE, per il tramite della competente Commissione UE, sta incrementando e facendo rifinanziare il piano d'azione per l'istruzione digitale europea con misure volte ad aiutare gli Stati membri e gli istituti di istruzione e formazione a cogliere le opportunità e a raccogliere le sfide poste dall'era digitale. Il sondaggio Eurydice evidenzia che la metà dei sistemi di istruzione esaminati, nei Paesi membri UE, ormai da tempo stanno modificando i piani di studio, per quanto riguarda le competenze digitali, implementando elementi di programmazione, pensiero computazionale, sicurezza online ecc. . Anche gli indicatori, sviluppati per la descrizione e il confronto tra i diversi sistemi formativi, esaminati nel rapporto Ocse Education at a Glance 2019, sono collocati entro la prospettiva dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite il 25 settembre 2015, guardando, in particolare, al VI° dei 17 obiettivi “Quality education”, che recita testualmente: fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento per tutti, e per tutta la vita. Non v’è dubbio, infatti, che cultura generale, abilità e competenze di livello sempre più elevato sono al centro dello sviluppo economico e sociale del mondo globale con diretta ricaduta sul tasso di occupazione e relativa premialità economica dei salari per i più qualificati. L’indagine, ci evidenzia che la popolazione più “colta” sembra godere di miglior salute, di essere più capace di aver cura dell’ambiente e di partecipare alla vita sociale e pubblica e i paesi in cui vive appaiono più impegnati a rispondere alle trasformazioni economico-ambientali, ai progressi delle tecnologie, ai cambiamenti climatici. Oggi il capitale umano sta divenendo sempre più il valore aggiunto che deve proseguire nella formazione costante e continua (educazione terziaria) per far fronte alle imprevedibili trasformazioni del mercato del lavoro sempre più influenzato dall’innovazione tecnologica e dall’intelligenza artificiale. Se infatti l’accesso all’informazione rende più facile l’apprendimento, nello stesso tempo accelera il tempo e il modo del cambiamento ed è proprio la globalizzazione che, mentre produce molte opportunità, provoca una sorta di drammatica “competizione” tra l’acquisizione e l’utilizzo di abilità e competenze necessarie, il cui prezzo “umano” è spesso sottovalutato. Occhi puntati quindi sulla formazione terziaria avanzata e quanto i paesi sono in grado di mettere in campo per promuovere e rendere efficaci, per numeri sempre più ampi di popolazione, percorsi di istruzione post diploma. È bene ricordare che già nel 1996 la conferenza dei ministri del Comitato dell’educazione dell’Ocse, sviluppando la prospettiva di apprendimento per tutta la vita per tutti e tutte Life long Learning for All, indicava come condizione necessaria per tutti i paesi partecipanti la necessità di garantire percorsi di livello terziario, e legava a questa l’esigenza di interventi specifici rivolti alla popolazione adulta a cui rendere più agevole l’accesso all’ educazione e all’apprendimento (supporto finanziario, alleggerimento del peso economico relativo alla prosecuzione degli studi, prospettive di ritorni economici e/o varie opzioni di rimborso). Ma anche una graduale sostituzione della progressione lineare dell’educazione dalla primaria alla terziaria in una visione olistica del lifelong learning. Percorsi più flessibili che intreccino formazione e lavoro attraverso accordi e partnership tra università, centri di ricerca e formazione e mondo del lavoro, perché la richiesta di competenze sempre più pressante evolve più rapidamente di quanto i sistemi educativi possano anticipare. Insomma pare davvero giunto il momento di mettere in pratica la tanta teoria poco applicata in questi anni invece utilissima per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, che richiede sempre di più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo attivo dei giovani e dei meno giovani dotati di grande esperienza, buon senso e professionalità.
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