Non dobbiamo dimenticare come la lotta per la libertà della cultura e della scuola fu incessante e i sacrifici furono immensi.
03 Novembre 2020 | di Piero Morpurgo
La guerra dilagò nel Pacifico e in Africa settentrionale, fallì il tentativo di riprendere Dieppe, i sovietici circondarono Stalingrado. Il conflitto appariva interminabile eppure si pensava a costruire una nuova scuola democratica: a Londra, nel novembre 1942, si riunì la Conference of Allied Ministers of Education [1]. Allora Malcolm Robertson, President of the Board of Education, introdusse l’incontro sostenendo che una collaborazione sui temi dello sviluppo della cultura avrebbe risolto i problemi del futuro. Da questo incontro nacque, il 16 novembre 1945, l’UNESCO. A New York, il 14 febbraio del 1942, era stata fondata l’École libre des hautes études che raccolse i professori costretti dal nazismo all’esilio; il tutto attorno a un progetto interdisciplinare animato dallo storico della scienza Alexandre Koyre, dal filosofo Jacques Maritain, dall’antropologo Claude Lévi Strauss. Il progetto mirava a ridare prestigio morale a quel mondo scolastico e accademico europeo che, in molti casi, si era piegato al fascismo e al nazismo In gioco c’era la sopravvivenza della cultura annientata dal totalitarismo e il sogno era che, terminata la guerra, professori e studenti sarebbero tornati in Francia per organizzare la ricostruzione. Alexandre Koyre nel discorso, Pour la victoire, si impegnava a difendere chi era rimasto schiacciato dalla violenza della dittatura e a sostenere gli ideali di libertà. Il carattere fondamentalmente francese dell’École rendeva perplesso il mondo americano che temeva le ondate di immigrazione. Le diffidenze furono comunque superate e il Comitato per la Francia Libera si impegnò a riconoscere alle centinaia di studenti che frequentavano l’École la validità del titolo di studio. L’intento de l’École corrispondeva all’impegno di René Samuel Cassin [2] che a Londra, dal 1941, dirigeva il Comissariat national à la justice e à l’instruction pubblique della Francia Libera: vincere la guerra non solo sul piano militare, ma anche su quello intellettuale [3]. Scuole e università clandestine si diffusero a Roma con Guido Castelnuovo; in Polonia -nel 1942- fu fondata l’organizzazione segreta per l’insegnamento (Tajna Organizacja Nauczycielska,TON) che accolse un milione e mezzo di bambini della scuola primaria, al tempo stesso era stata organizzata l’ “università volante” diffusa sul territorio [4]: ancora una volta si trattava di sostenere la serenità intellettuale dei giovani che, per Himmler, doveva essere annientata precludendo ai giovani ogni percorso scolastico dopo la quarta elementare. La scuola fu determinante per aiutare l’infanzia violata in Slovenia a causa delle deportazioni dei bambini nei campi di concentramento costruiti dai fascisti italiani nelle isole di Rab e Olib. La prima vittima del campo di Rab -il 22 maggio 1942- fu un bambino di due mesi; le menti di bambini e adolescenti ne uscirono devastate e le nuove scuole organizzate dalla Resistenza -nel 1944- cercarono di offrire un sostegno psicologico a questi giovani che, con disegni e racconti testimoniarono le loro sofferenze [5], da Gonars [6] e da Rab furono in tanti a testimoniare graficamente gli orrori [7].
Nel 1942 morì mio bisnonno Salomone Morpurgo che fu direttore della Biblioteca Marciana di Venezia, e della Riccardiana e della Nazionale di Firenze, antifascista, amico di Cesare e Ernesta Battisti, si licenziò nel 1923 e organizzò nel 1925, in occasione delle rassegne pedagogiche delle scuole fasciste italiane che si svolgevano a Firenze, una Mostra Storica della Scuola Italiana che raccoglieva le opere dei patrioti che avevano combattuto per la libertà, il che suscitò aspre polemiche. Negli stessi giorni Nello Rosselli, ebreo, e Pietro Jahier, valdese, ambedue profondamente legati a Salomone Morpurgo, organizzarono a Firenze una manifestazione per ricordare il cinquantesimo della nascita di Cesare Battisti (1875-1916) e in onore di Matteotti e dell’Italia Libera. La cugina Anna Maria Enriques, licenziata perché ebrea, che era stata accolta come paleografa alla Biblioteca Apostolica Vaticana, nonostante i divieti delle leggi razziali che impedivano anche all’Osservatore Romano i necrologi di cittadini ebrei, riuscì a far pubblicare un ricordo [8] per la morte di Salomone Morpurgo [9] edito su L’Osservatore Romano (18 febbraio 1942). Anna Maria, lasciò il Vaticano per entrare nella Resistenza come responsabile della rete radio che comunicava con gli alleati, ma fu arrestata il 12 maggio del 1944 per una delazione. Nel corso degli interrogatori Anna Maria subì un trattamento brutale, torturata non parlò; il 12 giugno, dopo un mese di sevizie, la Enriques fu fucilata. La lotta per la libertà della cultura e della scuola fu incessante e i sacrifici furono immensi. Non dobbiamo dimenticarlo.
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[1] https://atom.archives.unesco.org/conference-of-allied-ministers-of-education.
[2] https://www.nobelprize.org/prizes/peace/1968/cassin/biographical/.
[3] F. CHAUBET – E. LOYER, L'école libre des hautes études de New York: exil et résistance intellectuelle (1942-1946), “Revue Historique”, 302 (2000), pp. 939-972.
[4] N. DAVIES, God's Playground: A History of Poland, Oxford 2005, vol 2, pp. 175; 342-345.
[5] M. GOMBAČ,I bambini sloveni nei campi di concentramento italiani (1942-1943), “Deportate, Esuli e Profughe”, 3, (2005), pp. 49-63; https://www.unive.it/media/allegato/dep/Ricerche/4-I_bambini_sloveni_nei_campi_di_concentramento_italiani.pdf
[6] P. BISTROT, I disegni del campo di concentramento di Gonars, https://www.accademiavenezia.it/upload/docs/docenti/file/221/Album_1942_43.pdf.
[7] F. GIANNINI, Stane Kumar, l'artista sloveno che disegnò i bambini internati nei campi di concentramento italiani, https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/stane-kumar-bambini-internati-campo-di-gonars.
[8] R. PERTICI, Alla morte del bibliotecario ebreo Salomone Morpurgo il fascismo impose il silenzio stampa. Ma chi informò il giornale vaticano?, in “L’Osservatore Romano”, 11 luglio 2013, p. 4 (http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/157q01.pdf).
[9] La minuta è stata ritrovata ed è di mano di Maria Castelnuovo Morpurgo (Archivio Morpurgo) che evidentemente la consegnò alla cugina.
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