Gigi Monello, Fuffoscuola. Lessico fuori dai denti di insegnante a fine carriera. Scepsi &Mattana Editori
29 Ottobre 2019 | di Renza Bertuzzi
In questi anni, i libri di scuola e sulla scuola hanno conosciuto un incremento molto intenso. Siamo nell’ età della scrittura e della narrazione, a spese, spesso, della lettura. Tutti scrivono. Scrivono molto coloro che hanno più o meno il verbo a portata di mano ( di tastiera) e che hanno la quadra da comunicare ai docenti. Ecco qua come dovete fare per salvare la scuola. Il più delle volte, costoro suggeriscono banalità, luoghi comuni, tecniche didattiche in auge da almeno cinquant’ anni bellamente ignorate dai suggeritori. Scrivono anche i docenti, a volte per raccontare fatiche trasformatesi in successi; a volte per far ridere i lettori, mettendo alla berlina i propri studenti; a volte per raccontare emozioni. A nessuna di queste tipologie appartiene Gigi Monello. Insegnante in un liceo di Cagliari, all’ ultimo anno di servizio, è uno studioso e ha scritto questo libro per raccontare il nulla di questa scuola.
Fuffascuola è un titolo che non gira attorno all’ argomento, entra da subito in medias res , con il sottotitolo Lessico fuori dai denti di insegnante a fine carriera: la scuola rinnovata dalla sinistra, continuata dai vari governi di ogni colore che si sono alternati, è semplicemente fuffa, che rientra in quella apparenza ingannevole che ha caratterizzato la società negli ultimi vent’ anni. Dalle medicine immaginifiche contro il cancro ( Di Bella), a Berlusconi, dichiaratosi capace di governare meglio degli altri, alla scuola dell’ autonomia.
E così di fuffa in fuffa, questa scuola si è avviata verso una totale e completa rovina e i risultati degli studenti, ignari dei fondamenti delle discipline più importanti, come la matematica (cfr articolo di Fabrizio Tonello) o la storia (cfr il convegno sulla eliminazione della traccia di storia all’ Esame di Stato e la relazione di Adriano Prosperi, in questo numero) ne sono esempio tragico e difficilmente confutabile.
Il processo che continua imperterrito nella incoscienza colpevole politica e sociale ha le sue stazioni, che Monello analizza con acribia, con riflessioni al vetriolo sommamente reali.
Sono stazioni lessicali (le parole sono pietre), che vanno dall’ A (di autonomia) alla Z di zittire (dalla slide n.12 dell’ ANP Piano triennale dell’ offerta formativa, che auspicava di “ non avere la mani legate con i docenti contrastivi “), passando per dirigente, competenze, Legge 107/15, bes e così via, analizzando ogni piega perversa di questa realtà fattuale in cui si è immersi. Si tratta di analisi documentate, basate su leggi e circolari ( ma anche su analisi critiche, tra cui articoli di “ Professione docente”) che non lasciano spazio al dubbio: tra le pieghe di questa massa cartacea che infesta la vita quotidiana dei docenti, è passata bellamente la modifica costituzionale della scuola. Non più luogo di trasmissione di cultura e di educazione dei giovani al pensiero critico ma luogo in cui fare altro : tutto meno che quello per cui è stata collocata tra i principi costituzionali.
E’ un testo sarcastico, non certo divertente chè ciò che racconta non fa ridere. Un libro tragico che non commuove, ma che lascia sbigottiti, di fronte al nulla che sta distruggendo il futuro di un paese.
Il prezzo politico di questo libro, 6 euro, è un invito alla diffusione larga, capillare. Un libro che va letto e discusso: non sappiamo se i buoi siano già tutti fuggiti, ma forse qualcosa si può ancora fare. Almeno non illudersi che tutto ciò che viene propinato a scuola è necessario e utile. E magari, provare a ribellarsi per il bene nostro di docenti e per l’ interesse pubblico.
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