IN QUESTO NUMERO
Numero 4 - Aprile 2012
Numero 4 Aprile 2012

A che serve. Modesta proposta per un sistema di valutazione “teacher - friendly”

Sistemi di valutazione concepiti con intenti puramente ''premiali'' non servono a migliorare la qualità dell'insegnamento e possono anzi rivelarsi dannosi


26 Marzo 2012 | di Francesco Lovascio

A che serve. Modesta proposta per un sistema di valutazione “teacher - friendly” In un nostro recente articolo (''A che serve ?''), pubblicato sul numero di Febbraio, abbiamo discusso l' (in)utilità del sistema di valutazione degli insegnanti sperimentato con il progetto ''Valorizza'', che sembra esser stato accantonato, almeno temporaneamente, dal Ministero. In quell'articolo sostenevamo che la valutazione, per essere utile alla scuola, dovrebbe essere finalizzata a produrre il maggior numero possibile di insegnanti eccellenti; e che sistemi di valutazione concepiti con intenti puramente ''premiali'' non servono a migliorare la qualità dell'insegnamento e possono anzi rivelarsi dannosi.

Riprendiamo ora il discorso, avanzando l' ipotesi di una soluzione alternativa a quella, assai discutibile, proposta da ''Valorizza''. Ad anticipare almeno una delle possibili obiezioni, precisiamo subito che le condizioni di fattibilità di un sistema come quello di seguito ipotizzato nel breve non ci sono. La sua realizzazione richiederebbe una pianificazione organizzativa e finanziaria di medio - lungo periodo.
Innanzitutto, una valutazione davvero utile alla scuola dovrebbe avere scopo formativo: mirare al miglioramento della qualità dell'insegnamento attraverso la crescita professionale continua del personale. Dovrebbe essere concepita per aiutare gli insegnanti a lavorare meglio, non per premiarli (o punirli) o per condizionarne in modo più o meno palese i comportamenti (ad esempio, agendo sulla leva salariale). Dovrebbe essere condivisa, attendibile, chiara e professionalmente vantaggiosa per il valutato. Essere, insomma, una valutazione a misura di insegnante: teacher- friendly, amichevole.
Riflettiamo ora sulle possibili modalità di realizzazione di una valutazione siffatta.

Innanzitutto, esse dovrebbero essere coerenti con lo scopo perseguito. Quindi, la domanda che a questo punto dobbiamo porci è: in che modo la valutazione potrebbe contribuire a migliorare la qualità dell' insegnamento ? La domanda a sua volta è collegata a due questioni fondamentali: da cosa dipende la qualità dell' insegnamento ? E come si può valutarla in modo attendibile ?
Per quanto attiene alla prima questione, riteniamo che la qualità dell' insegnamento sia direttamente collegata innanzitutto alla qualità della selezione e della formazione, iniziale e continua, dei docenti; in secondo luogo, alla qualità della loro motivazione; in terzo luogo, alla qualità dell'ambiente di lavoro e del supporto fornito dall'Amministrazione.
Relativamente alla seconda questione, siamo convinti che il modo più attendibile di valutare la qualità dell'insegnamento sia fare osservare l'insegnante, nei vari momenti del suo lavoro, da un piccolo team di valutatori esterni qualificati e addestrati (indicativamente in numero di tre). Una valutazione così condotta, infatti, poggia su dati non mediati, ma tratti direttamente dall'agire professionale del docente.
I valutatori dovrebbero essere esterni all'ambiente del soggetto da valutare, per minimizzare possibili interferenze; essere più di uno, per minimizzare il rischio dell'errore individuale grazie alla ''triangolazione'' di differenti punti di vista; essere qualificati e addestrati, sottoposti a un training specifico per valutare analiticamente e formare i docenti. Infatti la valutazione, per migliorare la qualità dell'insegnamento, dovrebbe essere analitica e formativa: individuare cioè i punti di forza e i punti di debolezza dell'insegnante e aiutarlo a progettare e realizzare la sua crescita professionale. Una valutazione non inquisitoria, non penalizzante, non gerarchica, non burocratica, professionalizzante: teacher- friendly, insomma. In tale prospettiva, la soluzione migliore sarebbe quella della valutazione tra pari.
Docenti di grande esperienza, sensibilità e professionalità, adeguatamente formati, sarebbero in grado di stimare meglio di chiunque altro la qualità del lavoro di un collega anche semplicemente colloquiando con lui, discutendo assieme a lui il suo lavoro e osservando attentamente il modo in cui gestisce una giornata di lezione. Le loro osservazioni potrebbero essere integrate e corroborate dall'opinione degli altri soggetti che lavorano a contatto diretto con il docente da valutare (dirigente, colleghi, alunni, famiglie).

Dopo aver discusso brevemente dei fattori della qualità dell'insegnamento e delle possibilità di una sua valutazione attendibile, possiamo provare a rispondere alla domanda che ci siamo posti inizialmente: in che modo la valutazione potrebbe elevare la qualità dell'insegnamento ?
Una valutazione ''teacher-friendly'' potrebbe incidere positivamente su alcuni dei fattori fondamentali di qualità dell'insegnamento a cui si è accennato sopra: la selezione e la formazione, iniziale e in servizio, dei docenti; la loro motivazione; il supporto fornito dall'amministrazione.
Innanzitutto, una buona valutazione è di cruciale importanza nella fase iniziale della carriera di un docente, per far sì che vengano selezionate per diventare insegnanti le persone giuste. Una valutazione condotta da parte di osservatori esterni per un periodo di tempo adeguato potrebbe trasformare l'ormai rituale anno di prova in un reale banco di prova dell'attitudine e dell'abilità di un neo-insegnante. Le restituzione e discussione dei risultati della valutazione e la conseguente progettazione concordata di piani di sviluppo professionale personalizzati costituirebbero una modalità di formazione iniziale certamente più efficace dell'attuale.
Analogamente, una simile modalità di valutazione potrebbe essere utilizzata per la formazione permanente dei docenti già confermati in ruolo, all'interno di un piano globale di investimenti sullo sviluppo professionale degli insegnanti, che preveda percorsi di aggiornamento in servizio qualificati e ''su misura'': periodici rientri in università, stages in altre istituzioni scolastiche italiane o estere, anni sabbatici, agevolazioni e incentivi per l'acquisizione di titoli e qualifiche professionali aggiuntivi...
Una valutazione come strumento di formazione, con valutatori in funzione di mentori e coach dei colleghi, avrebbe, a parere di chi scrive, un effetto motivante sugli insegnanti. Essi avvertirebbero che l'amministrazione ci tiene al loro sviluppo professionale, che si prende cura di loro, fornendo l'aiuto e il consiglio necessari a perseguire e , possibilmente, raggiungere l'eccellenza nel loro lavoro. Così i docenti non si sentirebbero più abbandonati a se stessi di fronte a difficoltà sempre nuove e sempre più grandi: un senso di abbandono che, forse, è causa della demotivazione di tanti colleghi assai più che il cattivo trattamento stipendiale.
Così la valutazione sarebbe posta al servizio dei docenti e della scuola e contribuirebbe a costruire e diffondere l'eccellenza nell'insegnamento. Oltre a ciò, essa potrebbe svolgere altre funzioni collaterali.
Innanzitutto, potrebbe servire ad individuare e formare gli insegnanti con le caratteristiche adatte a svolgere compiti di supporto all' insegnamento frontale: di valutatore, mentore e coach dei colleghi; di esperto di valutazione delle scuole; di coordinatore di gruppi di progetto o dipartimenti disciplinari...
In tal modo, la valutazione potrebbe anche divenire la base per una possibile articolazione non gerarchica della professione docente, finalizzata non solo a darle un ''respiro''più ampio, ma anche a favorire la crescita di una leadership diffusa, basata sulle competenze professionali e non sui ruoli gerarchici, presupposto di una gestione delle scuole più collegiale, più armoniosa e più efficace.
Infine, una valutazione ''teacher - friendly'' potrebbe aiutare eventuali docenti ''non performanti'' a superare le loro difficoltà e a produrre prestazioni professionali di livello accettabile; oppure, ove ciò risultasse impossibile, suggerire una diversa mansione in cui le loro capacità possano essere utilizzate al meglio.
A questo proposito, un'ultima considerazione, non secondaria. Crediamo che una valutazione pluriennale del proprio insegnamento a livelli di eccellenza dovrebbe essere requisito minimo obbligatorio per tutti coloro che intendano concorrere al ruolo dirigenziale. In tal modo si eliminerebbe il fenomeno, assai distruttivo e purtroppo frequente, degli asini cocchieri: mediocri o pessimi docenti assurti, grazie alla scandalosa inefficienza dell'attuale sistema di reclutamento, al ruolo di dirigenti; nel quale sono poi rimasti, in virtù della sostanziale assenza di controlli sul loro operato, procurando danni molto gravi alle nostre scuole.
Queste considerazioni finali ci rimanderebbero alla questione, apertissima e scottante, della valutazione della professionalità dei dirigenti scolastici. Ma di tale problema, che a nostro parere costituisce un' autentica emergenza per la scuola italiana, dovremo occuparci in altra occasione.


ALLEGATI


Condividi questo articolo:

Numero 4 - Aprile 2012
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO

Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI

Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Francesco Lovascio, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.

Hanno collaborato a questo numero:
Stefano Avanzini, Stefano Borgarelli,
Teresa Del Prete, Roberto Gallingani,
Gigi Monello, Ester Trevisan.