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Numero 4 - Aprile 2012
Numero 4 Aprile 2012

Bocciare fa male (ai bilanci dello Stato…)


26 Marzo 2012 | di Gianluigi Dotti

Bocciare fa male (ai bilanci dello Stato…) L'OCSE-OECD pubblica online mensilmente, in lingua inglese, degli opuscoli di approfondimento dei dati raccolti con le indagini internazionali per l'orientamento delle politiche educative. Il loro obiettivo è quello di descrivere un argomento relativo a PISA in modo sintetico e comprensibile.
Il 6 luglio 2011 è stato pubblicato l'opuscolo ''PISA in Focus'' dal titolo: ''Whenstudentsrepeatgrades or are transferred out of school: Whatdoesitmean for educationsystems?'', [1] che, utilizzando i dati PISA 2009, analizza l'argomento delle bocciature e dei passaggi degli studenti tra scuole.
La pubblicazione ha immediatamente acceso, o meglio riacceso, il dibattito sui mezzi di informazione relativamente alla questione dell'utilità, o inutilità, della ripetenza. Come spesso accade, purtroppo,nel nostro paese i commentatori si sono divisi in due eserciti schierati ideologicamente: pro (successo formativo a tutti i costi, bocciare è comunque negativo, la scuola dovrebbe abolire per legge le bocciature) e contro (la scuola seria è quella che boccia, non si può fare a meno del deterrente della ripetenza), lasciando sullo sfondo i contenuti dell'approfondimento PISA.
Un'attenta lettura del breve rapporto chiarisce che l'OCSE-OECD non si rivolge ai docenti, ma ai governi, ai ministri, ai politici emette in evidenza l'aspetto economico che poco è stato trattato nella discussione in corso in Italia, monopolizzata dai buro-pedagogisti e dai giornalisti generalisti, centrata sulle tematiche psicologiche e sociali.
I dati PISA 2009 riferiscono che una media di circa il 13% degli studenti quindicenni dei paesi OCSE-OECD ha ripetuto almeno una volta. Come sempre le statistiche contengono dati anche molto differenti tra loro, infatti, mentre il 97% degli studenti in Finlandia, Islanda, Slovenia, Regno Unito, paesi partner Azerbaijan, Croazia, Kazakhstan, Montenegro, Serbia, Taipei hanno riferito di non aver mai ripetuto, e la ripetizione è inesistente in Giappone, Corea e Norvegia, oltre il 25% degli studenti in Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Argentina, Brasile, Colombia, Panama, Perù, Trinidad e Tobago, Tunisia, Uruguay, Macao-Cina ripete una classe. [2]
Se questi sono i dati sulle ripetenze, il rapporto, però, fin dalla prima riga non si occupa di problematiche pedagogiche, ma pone l'accento sulla questione economica affermando che alti tassi di ripetenza possono incidere sui bilanci dell'istruzione dei paesi (''High rates of grade repetition can be costly for countries'').
I dati raccolti dai ricercatori indicano che un anno aggiuntivo di istruzione per uno studente incrementa la spesa dello statodi una misura variabile, dai 500 USD di Islanda e Slovenia (rappresenta lo 0,5% della spesa per l'istruzione) agli oltre 12000 USD di Belgio, Spagna e Olanda (circa il 10% della spesa totale); la cifra calcolata per l'Italia è di poco inferiore agli 8000 USD. Un ulteriore costo per la società è costituito dal ritardato ingresso,almeno un anno, dello studente ripetente nel mondo del lavoro.
A corollario dei dati economici, a detta degli estensori del rapporto, i dati PISA 2009 mostrano che i paesi con alti tassi di ripetizione sono anche quelli che presentano le prestazioni peggiori degli studenti. I sistemi scolastici nei quali vi è un alto tasso di ripetenza non hanno buone performance complessive e, in alcuni casi, contribuiscono a rafforzare le disuguaglianze socio-economiche degli studenti.
I ricercatori, a conclusione dell'approfondimento, suggeriscono ai decisori politici di creare ''incentivi'' adeguati per gli insegnanti i quali dovrebbero evitare che alcuni studenti siano 'scartati' dal sistema (bocciati o spostati in scuole a bassa performance).
Questo dice il rapporto, e i governi, i ministri, i politici ricavano da questo suggerimento che in questo modo gli stati potrebbero risparmiare sulle spese per l'istruzione, infatti, si presume che gli ''incentivi'' per gli insegnanti siano necessariamente inferiori ai risparmi effettuati con l'abolizione delle bocciature.
In Italia, il ministro Padoa Schioppa aveva proposto, nella legge Finanziaria del 2007, la riduzione obbligatoria del 10% delle ripetenze nel primo biennio superiore: avrebbe così ottenuto la riduzione degli studenti frequentanti, delle classi e degli insegnanti, con un risparmio di circa 56 milioni di euro all'anno. In sede di votazione della legge, l'ipotesi venne abbandonata per le forti critiche che aveva sollevato.
Tuttoscuola di febbraio 2011 haprovato a fare qualche conto sulla situazione attuale, nel caso si abolissero le ripetenze solo per il primo biennio delle superiori avremmo 180 mila studenti ''promossi anzichè bocciati, e considerato che il rapporto alunni/classe è oggi pari a 23 studenti per classe, si dovrebbero sopprimere nel solo biennio iniziale delle superiori circa 7.800 classi, non più necessarie per contenere, come è sempre avvenuto, anche gli alunni ripetenti. In poche parole le bocciature costano all'erario 7.800 classi in più. Per il solo biennio iniziale delle superiori.''
Il tutto comporterebbe la riduzione di circa 17.500 posti di insegnante.
Stupisce che in questo approfondimento prevalga una visione di tipo economicista dell'istruzione, solo chi non sa che l'OCSE-OECD ''è un'organizzazione internazionale di studi economici per i paesi sviluppati aventi un sistema di governo di tipo democratico ed un'economia di mercato'', che quando studia le problematiche scolastiche lo fa avendo come riferimento i bilanci degli stati.
Deve stupire, e indignare, invece che molti governi e i ministri, non solo europei, si facciano dettare dall'OCSE-OECD le politiche dell'istruzione sulla base di dati ''scientifici e neutrali'' e che non analizzino a fondo i dati PISA per impostare politiche dell'istruzione che abbiano di mira l'investimento in questo settore. [3]
Sulla questione delle bocciature, poi, viste dalla parte di un docente segnalo un breve passo dello scrittore Gianmarco Perboni, tratto da ''Perle ai porci'': ''Chi voglia praticare un'arte sempre più in disuso, e cioè la bocciatura, deve anch'egli munirsi di un grande coraggio. Bocciare è antieconomico, quindi la scuola che funziona non deve bocciare. E per funzionare non si intende insegnare bene ma far quadrare i conti. ... L'insegnante che ingenuamente attua il sillogismo «Questo studente non ha fatto un cazzo tutto l'anno, quindi va bocciato», si scontra subito con il preside («non ha fatto niente perchè non è stato adeguatamente motivato»), con i colleghi pietisti («poverino, ha una situazione familiare terribile»), con i genitori, che già hanno minacciato ricorso se il caro figlioletto verrà bocciato, poichè era in difficoltà ma la scuola non ha attivato i corsi di recupero. Dal che si evince che la colpa del fancazzismo dello studente è nell'ordine: del professore, della famiglia, della scuola. L'idea che possa trattarsi semplicemente di buona, sana, vecchia mancanza di voglia di studiare -che per generazioni è stata efficacemente curata con una buona, sana, vecchia bocciatura- non sfiora nessuno. Salvo l'ingenuo professore, che viene sistematicamente messo in minoranza e ammonito di adeguarsi ai tempi che corrono''. [4]

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[1] OECD, When students repeat grades or are transferred out of school: What does it mean for education systems?, luglio2011 (Le ripetenzedeglistudenti o ilcambio di scuola: Cosasignificano per isistemi di istruzione?).Si veda inoltre: Eurydice, La ripetenza nell'istruzione obbligatoria in Europa: normativa e dati statistici, gennaio 2011.
[2] Per la scuola italiana si vedano i dati raccolti dal MIUR nella pubblicazione La scuola in cifre 2009-2010.
[3] Si veda anche sulla questione delle politiche scolastiche in rapporto ai dati forniti dagli organismi di ricerca due articoli di Norberto Bottani: Le prove Invalsi non possono sostituire le scelte della politica, maggio 2011 eI dati Ocse? un mondo 'ideale' che non fa i conti con la realtà, settembre 2011.
[4] Gianmarco Perboni, Perle ai porci, Rizzoli 2009, pagg. 60-61, citato in Vincenzo Pascuzzi, Ocse-Pisa, Gelmini e le bocciature. Bidelli e carabinieri ..., agosto 2011.


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