Prime reazioni ai tagli rovinosi delle scuole: a Peio, in Trentino, i genitori danno vita ad una scuola familiare mista, con docenti volontari
30 Agosto 2012 | di Renza Bertuzzi
In Italia ci sono molti paesi pieni di storia, lontani dai grandi centri, magari in montagne che rischiano di spopolarsi. Paesi che una politica intelligente dovrebbe preservare, curare e proteggere sapendo di compiere così azioni a favore di un interesse generale che guarda al futuro dell' Italia. Le zone montane spopolate procurano danni ingenti all' economia, alla salvaguardia territoriale, alla cultura, alla memoria. In questi ultimi anni, il tema del '' territorio'' è diventato uno slogan. Tutto- si dice- deve rispondere alle sue esigenze e in primis la scuola dell' autonomia che ha come riferimento fondamentale il tormentato ( inflazionato) '' territorio''. Parole e solo parole, come ormai purtroppo capita in politica. Infatti, le prime vittime dei tagli drastici degli ultimi anni sono state proprio le scuole. Sottratte (!) al proprio territorio che si depriva perciò di quelle fondamentali presenze (culturali e sociali) che tengono unite le comunità. Molte, troppe, sono queste scuole recise, scuole delle parti montuose, rurali o insulari del nostro Paese.
Anche a Peio, centro della Val di Sole in Trentino si è proceduto all'operazione, ma diversi genitori non hanno accettato le decisioni contro il loro territorio ed hanno dato vita ad un esperimento di scuola familiare mista, con l' aiuto di molti docenti. Peio, è un paese storico di antica colonizzazione da parte dei Galli e dei Romani. Le sue ricchezze minerarie sono state sfruttate nei secoli ed oggi è famosa per molte sorgenti di acque minerali e per le terme. A Peio, c' è una bella chiesa del ‘400, sul cui campanile si trova uno degli affreschi più conservati dell' epoca, un magnifico, gigantesco, S. Cristoforo, fra i più pregevoli di tutto il Trentino; un museo storico della 1 Guerra mondiale, molto visitato e tenuto in vita da volontari, con reperti interessanti ed insoliti tra cui un esemplare unico e ben conservato di cucina da campo usata durante la guerra del ‘15-‘18 ; l' ultimo esempio di caseificio turnario del Trentino e, per ultimo ma non ultimo, il paese ha conservato la sua struttura storica e consolidata e non ha ceduto alle lusinghe turistiche devastando il suo territorio con torri e torrette edilizie scure e svettanti , come hanno fatto altri centri vicini, di cui non facciamo il nome. In più Peio si trova nel parco naturale dello Stelvio ed è inserito in un percorso naturalistico interessante e particolare. Questo paese collocato a 1600 metri di altezza, alla fine della valle, è stato via via privato della Posta, della Farmacia e del medico . Il duro principio della realtà economicistica non ha avuto alcuna remora. Era rimasta solo la scuola - una bella e ampia costruzione- a ''presidiare il territorio'', come gli amministratori di ogni colore politico amano dire, ma non praticare. E dunque, via anche quella!
Un grande polo scolastico a Cogolo, avrebbe dovuto ospitare i bambini delle diverse frazioni. Ma, il destino o l' intelligenza delle persone, ha fatto sì che a Peio le nascite fossero aumentate e nel 2011 i bambini obbligati erano ben 22, un numero che avrebbe potuto permettere la formazione di una pluriclasse- con la spesa dunque di un solo insegnante!- nell' edificio scolastico ancora attivo per la presenza di una scuola materna. Che fare? I genitori ci speravano, in assenza di quella comunicazione ufficiale e civile che dovrebbe caratterizzare i rapporti tra la P.A e i cittadini ed invece, un giorno è stato il quotidiano locale ad informarli che davvero la scuola di Peio era morta.
Inutile soffermarsi sui contatti facilmente intuibili tra questi cittadini ed una amministrazione locale e provinciale decisa a non cedere, più importante capire le motivazioni e la volontà di questo gruppo di persone che ha scelto, ognuna per il proprio figlio, di praticare la scuola familiare, prevista dalla Costituzione e dalla Legge. Così, fatto il passo e trovati i locali nel paese, si è formata una pluriclasse di 11 bambini che ha compiuto il suo percorso scolastico ed ha sostenuto gli esami alla fine dell' anno con pieno successo. La novità in tutto questo è stata la collaborazione dei docenti. Ogni giorno, si faceva lezione con un genitore a turno e con insegnanti che volontariamente si sono prestati ad insegnare le diverse discipline . Perchè? Diverse sono state le istanze, ma complessivamente tutti i docenti hanno sostenuto che questa è stata aria nuova: niente burocrazia, niente produzioni cartacee, il piacere di insegnare nelle sua essenza fondamentale.
Perchè invece i genitori hanno tenuto duro e non hanno accettato di scendere a valle, seppur di pochi chilometri, in quella scuola nuova, assai costosa e già con alcuni problemi costruita per tutto il comprensorio?
Perchè- ecco le loro voci- se ad un paese togli la scuola hai tolto tutto. Peio è l' ultima tappa della valle, da lì non si va più da nessuna parte, eliminati Farmacia, Medico e Posta, non resta più nulla che faccia comunità e così il paese lentamente muore. E con esso morirebbero la storia, la memoria e il presente di un territorio che- virtù della contraddizione - è collocato in un Parco nazionale per preservare l' ambiente! Perchè direbbe Cesare Pavese ''Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti''. (C. Pavese, ''La luna e i falò''.) .
Così, uno di loro dice che non è importante sapere che i figli poi se andranno, ma è importante che conservino nella memoria l' esperienza di aver vissuto i primi e più importanti anni a contatto con quelle case e con quella terra e abbiano imparato a conoscere la vita di quel paese. Un antropologo non direbbe niente di più e di meglio di quello che i genitori pensano : il nucleo della identità di ognuno di noi è collocato nella realtà materiale in cui siamo cresciuti. Nelle immagini che i nostri occhi hanno visto e che ci porteremo dietro tutta la vita, a consolazione e rifugio per ogni momento della vita futura e come memoria e attaccamento ad un luogo. Così, si potrà conoscere, amare e difendere anche da lontano luoghi che non possono morire.
Il fatto è che molte scuole in Trentino e in Alto Adige sono state preservate in virtù di queste idee che non sono peregrine nè velleitarie, ma giuste e valide.
Per tutto ciò, questa scuola familiare è la scuola più pubblica che si possa immaginare. Non vogliono, questi genitori, istruire i propri figli in nome di una libertà educativa di valori. Al contrario chiedono di educarli secondo i principi pubblici, vorrebbero che fosse stata la scuola a continuare quel mandato costituzionale di educare i giovani al pensiero critico. Così non è stato, peccato per chi non ha voluto comprendere il senso profondo e alto di quella richiesta. Peccato perchè l' esperienza ha insegnato alcune cose importanti - come il loro sito www.peioscuolaviva.it ci dice e cioè che
Peio Viva è un'esperienza di crescita e apprendimento.
L'esperimento è riuscito, superando le aspettative.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Scuola Peio Viva ha dimostrato che si può far scuola:
SENZA Ministero della Pubblica Istruzione (e relativo ministro);
SENZA Provincia Autonoma (e relativo presidente);
SENZA assessorati all'istruzione di provincia, comuni ed enti intermedi (e relativi assessori);
SENZA comune (e relativo sindaco);
SENZA dipartimenti o sovrintendenze (e relativi dirigenti, ispettori, funzionari, addetti, ecc.)
SENZA dirigenti scolastici;
SENZA burocrazia;
SENZA ... proseguite voi.
Di una sola cosa la scuola non può fare a meno: degli INSEGNANTI.
Dunque, per una scuola di molto si può fare a meno, ma non dei docenti. Chissà che questa esperienza non riveli finalmente a chi ancora finge di non saperlo che una buona scuola è fatta da docenti, come sanno certi genitori illuminati.
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