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Numero 8 - Ottobre 2012
Numero 8 Ottobre 2012

La brutta figura dei TFA

Inaccettabili errori nei TEST per l' ammissione al Tirocinio abilitante per la Formazione iniziale dei nuovi Docenti.


30 Settembre 2012 | di Renata Mosca, Giorgio Quaggiotto, Maurizio Berni

La brutta figura dei TFA La Formazione iniziale dei Docenti è sempre stato un nodo controverso nella nostra legislazione. Praticamente ignorato per decenni, aveva trovato nelle SSIS ( Scuole di specializzazione all'insegnamento secondario) una soluzione non da tutti apprezzata. L' esperienza, iniziata nel 1999-2000 con il I Ciclo, è stata chiusa definitivamente nell'Anno Accademico 2008-2009, ad opera del ministro Gelmini.
Il DM 249/2010 ha introdotto un nuovo modello di Formazione iniziale sostituendo le SSIS con il TFA ( Tirocinio formativo attivo) , abilitante e della durata di un anno. Per partecipare al TFA , '' scremando'' i concorrenti , il MIUR ha predisposto dei TEST preselettivi che si sono conclusi nel Luglio 2012 .
Il problema è stato che la maggior parte di questi test era sbagliata
Decisamente una brutta figura a cui il ministro ha riparato chiedendo scusa ( !) ai concorrenti. Una storia non certo edificante, ma purtroppo ormai comune nella politica moderna, in cui la serietà, la professionalità e la responsabilità non sono più considerati valori dai politici.

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Prove pre-selettive per i T.F.A.: un pasticcio estivo passato (quasi) del tutto sotto silenzio. Di Renata Mosca


Considerazioni generali e qualche domanda al Ministro Profumo
Dal 5 al 31 luglio 2012 si sono svolte, in contemporanea nazionale, le prove pre-selettive per l'accesso ai T.F.A. (tirocinio formativo attivo), il nuovo percorso abilitante all'insegnamento.
L'avvio delle nuove modalità abilitanti, atteso da anni dopo il vuoto normativo lasciato dalla chiusura delle SSIS, è stato dall'inizio piuttosto travagliato ed aveva suscitato perplessità in ordine sia ad alcune evidenti discrepanze ed incompletezze normative, sia alla esiguità del tempo previsto per l'attuazione della fase selettiva, che è sembrato a molti - e Gilda lo aveva segnalato in più occasioni - troppo stretto per poter organizzare nel modo migliore un evento tanto importante per i giovani insegnanti, ed aspiranti tali, che negli ultimi 4 anni avevano atteso invano.
Nonostante le promesse dell'amministrazione, già provata dalle figuracce fatte con il test per il Concorso a Dirigente Scolastico e le prove per le nuove graduatorie dei docenti che intendono lavorare nelle Scuole italiane all'estero (entrambe non imputabili all'attuale gestione), man mano che le prove pre-selettive per l'accesso ai TFA venivano effettuate si aveva la sensazione che anche stavolta qualcosa fosse andato storto.
Dopo la conclusione delle prove, di fronte alle centinaia di segnalazioni il MIUR si affrettava ad istituire una Commissione di verifica che chiudeva i lavori il 10 agosto, con risultati davvero sconfortanti (cfr. allegato).
Il Ministro Profumo, in un comunicato del 10 agosto si è dichiarato ''soddisfatto per la rapida e positiva conclusione della vicenda'', dopo che la Commissione di verifica ha annullato i quesiti e rivisto di conseguenza gli elenchi degli ammessi. Noi invece abbiamo alcune considerazioni da fare, e qualche domanda cui vorremmo che qualcuno rispondesse.

Considerazioni
Nessuno dei test predisposti era del tutto corretto. La media di errori contenuta nelle prove è di 10.5, pari al 17,5%;La percentuale degli errori arriva ad un massimo del 41.7% (A060) e per 13 prove su 37 la percentuale di domande errate supera il 20% (una domanda sbagliata o mal posta ogni 5);Moltissimi errori si concentrano nelle ultime 10 domande, dedicate alla comprensione di testi.
Qualunque docente in servizio, in ruolo o precario, che avesse questo genere di ''performance'' nel predisporre le prove di verifica per i suoi allievi, sarebbe sicuramente al centro di proteste, polemiche, azioni disciplinari.
Ma ancora, al di là delle domande mal poste o errate, molte prove contenevano quesiti estremamente nozionistici, anacronistici, di dubbia utilità, fuori da qualunque quadro di riferimento possibile per gli aspiranti ai Corsi.
Soltanto qualche esempio:
- le prove per le Classi di Concorso di lingua straniera (soprattutto Francese, Inglese, Spagnolo) contenevano parecchi elementi di linguistica, specializzazione del tutto assente dai curricoli scolastici (si vedano le Indicazioni Nazionali e le Linee Guida ministeriali) e domande del genere ''il nome della prima moglie di Paul Eluard'' o chi ha dipinto ''The Strode family'';
- la prova per la A059 (Matematica e Scienze nella Scuola ''media'') richiedeva esercizi di calcolo integrale, funzioni trigonometriche, calcolo infinitesimale e NULLA sul curricolo fondamentale di Matematica nella scuola media;
- il test per la A033 (Tecnologia nella Scuola ''media'') conteneva SOLTANTO UNA DOMANDA di Informatica (ormai largamente utilizzata) e ben 4 sulla ''lavorazione del vetro'';
- soltanto alcuni test contenevano domande di didattica e/o pedagogia, per altro mai citate nei Decreti direttoriali istitutivi delle prove.
Quello che il Ministro ha considerato un buon ''rimedio'', e cioè il semplice annullamento di tutti i quesiti errati o dubbi, con la conseguente ''revisione'' dell'elenco degli ammessi, non rappresenta a nostro avviso una efficace ed onorevole soluzione e lascia l'amaro in bocca a tutti quegli insegnanti e giovani laureati che dopo mesi di preparazione (e, RICORDIAMOLO, dopo aver pagato 100 euro per ciascuna classe di concorso SOLTANTO per poter partecipare alle prove!!) si sono trovati di fronte a test/quiz dai contenuti spesso ambigui ed astrusi, certamente in-utili a selezionare - come tutti si auguravano - aspiranti rigorosamente preparati NEI COSTRUTTI FONDAMENTALI delle rispettive discipline.
Oltre all'umiliazione di vedersi ''bocciati'' - e comunque valutati - in virtù di prove così disomogenee e mal predisposte, i ''ripescati'' subiscono ora un secondo danno: vista la scarsissima pubblicità che è stata data alla revisione dei quesiti, e vista la fretta delle Università, i ''ripescati'' avranno due settimane in meno per prepararsi alle Prove di ateneo - scritta e orale - che si terranno già a partire da fine agosto, e forse qualcuno lo saprà in ritardo.

Domande al Ministro
Crediamo che sia i partecipanti alle prove, sia il mondo della Scuola tutto, che ha atteso per ben 4 anni che si mettesse in moto il nuovo meccanismo per la Formazione/Abilitazione (ed il reclutamento) di nuovi insegnanti, abbiano diritto ad alcune risposte:
- quale specifico mandato o incarico è stato attribuito agli estensori delle prove? Quale quadro di riferimento normativo ed epistemologico è stato loro indicato dal ''committente'' MIUR?
- chi ha materialmente predisposto le prove? Come è stato selezionato? Quali ''standard'' era impegnato a rispettare? Come è stato o sarà remunerato?
- i responsabili di prove contenenti da non meno di 4 fino a 25 errori su 60 quesiti come ne risponderanno?
- quali meccanismi di controllo saranno messi a punto dal MIUR per evitare il ripetersi di questa evenienza?
- quali impegni intende assumere il MIUR relativamente alla CORRETTEZZA ed alla OMOGENEITA' della successiva fase di selezione di ateneo?quando saranno banditi i futuri Concorsi a Cattedre per l'assunzione in ruolo dei nuovi abilitati, quali garanzie intende dare il MIUR a tutti coloro che parteciperanno?

Signor Ministro, l'Istruzione pubblica e la Formazione sono centrali per lo sviluppo del nostro Paese soprattutto - ne siamo certi - nel momento difficile che stiamo vivendo.
Gli Insegnanti, e i futuri Insegnanti, di questo Paese non meritano la sciatteria e l'improvvisazione con cui sembra sia stato affrontato questo primo 'appuntamento' dei nuovi percorsi abilitanti.
Aspettiamo fiduciosi le risposte che Lei vorrà darci.

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Prova preselettiva per l'insegnamento di Materie Letterarie: il punto di vista di un Insegnante ''di lungo corso''. Di Giorgio Quaggiotto


Intanto ho tirato un sospiro di sollievo: io non avrei superato i test di ammissione! E questo vuol dire qualcosa.
Vuol dire per esempio che queste conoscenze, anzi nozioni, non fanno parte dell'armamentario con cui si va in classe ad insegnare, almeno ai ragazzi della secondaria di primo grado. E che se ne fanno parte e io non sono stato smascherato in quarant'anni di insegnamento, anzi sono stato considerato ''uno bravo'', il fatto risulta ancora più inquietante. Ho seri dubbi poi anche sul discrimine culturale e sull'efficacia di questo ''armamentario'' riguardo alle secondarie di secondo grado.
Disturba pensare che qualcuno, pagato dalla comunità, (me lo immagino con una smorfia sardonica a disegnargli la bocca) ritenga questo tipo di domande lo strumento attraverso il quale selezionare esseri umani, affettivamente e intellettualmente equilibrati, adatti ad entrare in una classe, con il compito di far apprendere alcunchè.
È evidente a tutti che ben diverso è non sapere cos'è una Costituzione ''octroyèe'' dal non sapere quale sia l'anno della sua promulgazione, da parte di Luigi XVIII, ma, sorvolando sulla differenza che passa fra possedere un concetto e sapere una data (che qualsiasi insegnante può trovare nel suo libro di testo), viene da chiedersi se sia davvero così dirimente sapere l'anno in cui D'Annunzio ha pubblicato un suo romanzo, dovendo scegliere fra il 1910 e il 1900.
Magari sì, autori come appunto D'Annunzio (due domande su trenta), oppure date come quella dell'anno di pubblicazione del Vocabolario della Crusca, fanno la differenza, ma allora non hanno ragione coloro che continuano a domandarsi ''cosa'' sia la cultura, ''cosa'' sia fondamentale che i nostri ragazzi imparino e sappiano? E non è questa la logica premessa alla conclusione che niente è fondamentale, niente è fondante, per cui ciò che conta è garantire e certificar quella forma elementare di artigianato dell'apprendimento, che adesso va descritto sotto il nome di ''competenza''?
È proprio triste pensare che non ci sia nessuna differenza, che si tratti di una notte nera in cui tutte le vacche sono nere, e che ''sapere'' è, anche per chi diventerà un insegnante, un insieme senza progetto e priorità, di cose che possono far vincere mille € al gioco con il taxista.
Noi, Gilda degli Insegnanti, ci siamo sì dati da fare per garantire ai nostri futuri colleghi l'ammissione a questi corsi, ma fin dall'inizio ne abbiamo messo in dubbio le premesse e criticato le modalità e la non chiarezza. Dobbiamo renderci conto che, in una realtà nazionale come la nostra, diventa sempre più importante e prioritario compito di un'Associazione Professionale come la nostra, tenere sotto attiva sorveglianza gli strumenti che permettono l'accesso alla Professione stessa.


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I test d'ingresso di Matematica ( Classe A059). Di Maurizio Berni


I test preselettivi hanno rappresentato una triste conferma di un' impostazione di fondo trascurata e superficiale. Degli errori, troppo frequenti per una procedura gestita a livello nazionale (non oso pensare con quali competenze si pensi di far selezionare i docenti alle singole scuole se questa che vediamo coi nostri occhi è la migliore competenza di cui disponiamo a livello nazionale!), forse oggi ci scandalizziamo un po' di meno di quanto sarebbe naturale, dopo la procedura concorsuale per dirigenti scolastici, che presentava il 20% di test errati; ma è sui test ''corretti'' che urge un ragionamento.
Se prendiamo ad esempio i test di matematica della classe A059 (matematica e scienze per la scuola secondaria di primo grado), ci accorgiamo da un rapido confronto di questi con quelli dell'ultimo concorso SSIS di un preoccupante arretramento.
Ciò che sconcerta in questi nuovi test è l'ambito contenutistico di riferimento scelto per i test disciplinari, che ha un grado di scollegamento superiore al 70% rispetto ai contenuti che il docente dovrebbe padroneggiare e trasmettere agli allievi.
Integrali, derivate, trigonometria,... gli estensori dei test (o i loro cattivi consiglieri) sembrano caduti nel ''pons asinorum'' della didattica disciplinare: quel pregiudizio ingenuo secondo cui l'accuratezza della preparazione disciplinare si misura con i contenuti avanzati della disciplina; secondo questo principio ingenuo, mediante la prova dai contenuti ''difficili'' si selezionano ''i migliori'', perchè ''se uno se la cava con le cose difficili, a maggior ragione se la caverà con quelle facili'', e poi ''l'importante è selezionare''.
Ma, come ha sagacemente osservato una ex docente SSIS, anche una prova di salto con l'asta avrebbe reso l'ammissione difficile e selettiva; possiamo anche aggiungere: questo tipo di prova avrebbe anche messo al riparo il MIUR dalle brutte figure, visto che non richiede la preparazione di test; peccato che i vincitori non avrebbero dato alcuna garanzia sulle loro qualità come docenti di matematica e scienze.
Con la scelta di questa tipologia di prove è avvenuto qualcosa di non molto dissimile.
Ci potevamo davvero permettere il lusso di verificare soltanto se i candidati docenti dei nostri figli 10-12enni sanno eseguire ciecamente integrali per calcolare volumi di oggetti astrusi di cui non è richiesto di individuare la forma, o calcolare meccanicamente derivate di funzioni goniometriche esotiche di cui non è richiesto l'andamento del grafico, e soprattutto è opportuno non accertarsi mai che i candidati non si confondano con frazioni e percentuali?
Nel test TFA sono trascurati tutti gli argomenti riguardanti i problemi di divisibilità tra numeri interi, la notazione posizionale dei numeri in data base, le relazioni d'ordine e di equivalenza, la proporzionalità diretta e inversa, riduzioni in scala, frazioni, percentuali, trasformazioni geometriche, elementi di geometria sintetica piana, geometria solida, grandezze e loro misura, logica e insiemistica; ma non sono proprio questi gli argomenti che un insegnante dovrà trattare nella scuola media?
SI può obiettare che un test su argomenti elementari ben difficilmente risulterà selettivo. Chi non è digiuno di storia e di didattica della matematica sa bene quale sia la ricchezza dei processi di pensiero che possono scaturire dalla cosiddetta ''matematica elementare da un punto di vista superiore''; si perchè non c'è solo la ''matematica elementare'' e quella ''superiore'', c'è anche, come ci insegnano gli artisti rinascimentali, un punto di vista, ed è questo che cambia la prospettiva, e quindi la difficoltà, la selettività, ecc. di un test. Si potrebbero trovare mille ragioni per rispondere che fare cose significative con ingredienti semplici si può; ma, più che tanti discorsi la migliore prova oggettiva è l'alto grado di selettività risultata dai test SSIS, che pur essendo ancorati ai contenuti di insegnamento, hanno fatto sì che una larga percentuale degli ammessi avesse (e fosse tenuta a colmare) un debito formativo.
E quel debito era proprio sulla rigidità dei modelli mentali costruiti sui concetti elementari che il futuro docente dovrà trattare con gli allievi; non bastava certo, per colmare quel debito, sciorinare come delle litanie lunghe sequenze di calcoli astrusi, ma di pur sempre di routine.

Considerazioni finali
Siamo in un contesto di spending review, e ci si sta rendendo conto che il rigore non è fatto solo di tagli, ma di serietà nell'utilizzo delle risorse; bene, l'esperienza maturata in dieci anni dai docenti universitari che hanno costruito la SSIS [1] insieme ai tantissimi docenti di scuola secondaria (penso ai supervisori e ai tutor accoglienti nelle tantissime scuole che hanno accolto, a titolo gratuito, migliaia di tirocinanti) è una risorsa immensa, è un patrimonio che è immorale considerare come totalmente inesistente; questa è una sorta di ''negazionismo'', che è suicida per il mondo della formazione in Italia; non si può ricominciare ancora una volta da zero, ripercorrendo ingenuamente, talvolta in misura più grave, quegli stessi errori (primo tra tutti l'equivoco del primato del disciplinarismo specialistico rispetto alla preparazione disciplinare sui contenuti d'insegnamento) che erano già stati fatti e che non era il caso di ripetere. Buttare via la cultura acquisita in10 anni di formazione iniziale dei docenti e ricominciare ad improvvisare costituisce, oltre che un atteggiamento irragionevole e sprezzante, uno spreco, un gioco pericoloso per il nostro paese, che non potrà permettersi a lungo il lusso di continuare a baloccarsi con la formazione iniziale dei docenti senza metterci quell'attenzione e quella competenza che essa richiede.

[1] Su questo tema, si veda l' intervista al professor Giunio Luzzatto, in '' Professione docente'', settembre 2012.





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Numero 8 - Ottobre 2012
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.
Hanno collaborato a questo numero:
Maurizio Berni, Gigi Monello, Renata Mosca, Giorgio Quaggiotto, Valerio Vagnoli.