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Numero 9 - Novembre 2012
Numero 9 Novembre 2012

Ritorniamo alla Costituzione

La scuola statale da tanta congerie di riforme è stata migliorata? La risposta è inequivocabile. No


04 Novembre 2012 | di Raffaele Salomone Megna

Ritorniamo alla Costituzione
A leggere i titoli dei giornali italiani, sembrerebbe che le sorti della scuola stiano da sempre a cuore un po' a tutti. Ovviamente ne parlano e ne straparlano i politici di governo e non, oltre ai vari OCDE, WTO, fondazioni più o meno autorevoli, etc. Tale impressione sarebbe addirittura confermata dalla estesa produzione normativa che ha interessato la scuola a partire dal 1996.

Riporto di seguito i provvedimenti che, a mio parere, sono i più meritevoli di menzione.
Comincio con l'autonomia scolastica, passando per l'istituzione della dirigenza scolastica, quindi con l'abolizione degli esami di riparazione (quelli di settembre), la riforma Berlinguer (abortita), la ''controriforma'' Moratti, la strategia del giravite di Prodi e la riforma dei professionali di Fioroni per approdare al riordino dei cicli della Gelmini. Altre leggi sono in fieri (esempio riforma degli organi collegiali dell' on.Aprea).

Tutti questi provvedimenti hanno inciso profondamente nella quotidianità scolastica. Per carità, facendo salva la buona fede di tutti, sicuramente gli estensori dei provvedimenti menzionati hanno veramente pensato di migliorare la scuola statale, ma la domanda è: ''la scuola statale è stata migliorata?''

Per fornire una risposta che sia la più obiettiva possibile dobbiamo partire dal valore e dalla funzione che ha la scuola secondo il dettato della nostra Costituzione. Partiamo dall'art. 3 che così recita:
''Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.''

L'art. 3 chiarisce quindi, in maniera incontrovertibile, quale sia il compito della scuola statale: garantire la pari dignità sociale degli italiani, fornire gli strumenti per una partecipazione attiva alla res pubblica.
In che modo la scuola deve perseguire questa finalità?
Ci soccorre ancora una volta la Costituzione, che all'art. 33 così recita:
''L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
....... omissis........''

Le indicazioni sono chiarissime. La scuola italiana si fonda sulla libertà di insegnamento. I docenti devono essere liberi nell'insegnare l'arte e la scienza. Ovviamente questo non significa che sono ''liberi docenti''. I programmi, cosa insegnare, sono indicati dalle norme generali, il come insegnare è afferente esclusivamente alla libertà dell' insegnante.

Ma come i docenti devono essere reclutati? Questo aspetto è trattato dall'art. 97 :''....... omissis........Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge. ''
L'art. 98 infine dispone:''I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. .....omissis''.


Torniamo ora alla primitiva domanda. La scuola statale da tanta congerie di riforme è stata migliorata? La risposta è inequivocabile. No.

Essa si è sempre più allontanata dal dettato costituzionale che la ipotizzava come una delle più importanti istituzioni repubblicane per cadere in una visione microeconomica, aziendalistica.
La cosa è molto pericolosa, così come è estremamente pericoloso conculcare la libertà di insegnamento, limitare la potestà del collegio dei docenti in ambito didattico e tutta la deriva neoliberistica, che in maniera trasversale a tutti gli schieramenti politici, sta determinando le scelte di politica scolastica e che si sostanziano in un sempre maggiore potere ai dirigenti scolastici.
Nel silenzio di tutti sono stati aboliti gli organi disciplinari dei docenti (esistevano anche nel periodo fascista) e tutto questo è in assoluto contrasto con il dettato costituzionale.
Il compito che affida la nostra Costituzione alla scuola non è quello di allevare imbelli consumatori, anche se avvezzi all'uso di prodotti Microsoft o dell'Apple, ma quello di contribuire a formare il cittadino che possa a buon diritto affermare ''civis romanus sum''




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Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Hanno collaborato a questo numero:
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