Predisporre un quadro legislativo certo sul tema del reclutamento dei docenti che superi la situazione attuale e dia finalmente certezza alle assunzioni a tempo indeterminato dei docenti nella scuola pubblica
27 Gennaio 2013 | di Fabrizio Reberschegg
L'uscente governo si è contraddistinto, nell'ambito dell'istruzione dall'impegno con il quale l'ex ministro Profumo ha affrontato, con modalità che abbiamo in più occasioni criticato, il problema del reclutamento reintroducendo dopo ben dodici anni la procedura del concorso a cattedra. Tutto questo mentre si procedeva nel caos alla fase di avvio dei Tfa, ai progetti di riordino delle classi di concorso, all'estinzione del CNPI e ad una gestione del normale funzionamento del Ministero che dire approssimativa è sicuramente un eufemismo. E' da riconoscere a Profumo il merito di aver sdoganato il concorso come metodo prioritario di reclutamento, ma ciò è stato gestito più come specchietto per le allodole per la pubblica opinione (si pensi ai demagogici discorsi sui giovani insegnanti..) e senza affrontare il problema dei problemi: quello del precariato storico, di chi è già in possesso di una o più abilitazioni, di chi ha superato a sue spese le SSIS, di chi da anni, anche senza abilitazione, ha insegnato nella scuola statale, di chi si trova costretto, sempre a proprie spese a frequentare i TFA senza nessuna certezza di acquisire il ruolo. Si tratta circa 120.000 insegnanti, quota che si è non si è modificata negli ultimi dieci anni e che nessun concorso ordinario tradizionale potrà mai stabilizzare nei ruoli dello Stato in tempi rapidi.
Il prossimo governo e il futuro Parlamento saranno quindi chiamati a definire un quadro legislativo sul tema del reclutamento dei docenti che superi la situazione attuale e dia finalmente certezza nei tempi lunghi ai percorsi di abilitazione e assunzione a tempi indeterminato dei docenti nella scuola pubblica. Serve una vera riforma del sistema.
Da anni la Gilda degli Insegnanti ha affrontato il tema del reclutamento proponendo soluzioni alle varie classi di governo spesso senza essere ascoltata. Il sospetto è che ad una certa politica serva mantenere un costante livello di confusione e di approssimazione per conservare una quota di precariato strutturale strumentalmente debole e ricattabile, con diritti parziali rispetto al personale di ruolo. Magari da utilizzare per indebolire i diritti e lo status del personale a tempo indeterminato e per cercare di introdurre ipotesi pericolose di reclutamento diretto da parte delle singole scuole in analogia con quanto accade in alcuni paesi anglosassoni.
Partiamo da semplici considerazioni storiche: la legge 270/82 (Ministro Falcucci) aveva introdotto il doppio canale di reclutamento (50% dei posti a concorso ordinario per cattedre e abilitazione e 50% su graduatorie degli abilitati). Era la prima legge che tentava di dare risposte al caos del precariato creatosi negli anni settanta e per uscire dall'esperienza scandalosa dei famosi corsi abilitanti. La Falcucci aveva immaginato ottimisticamente che tale sistema avrebbe eliminato il precariato nel giro di pochi anni. La massa del precariato è invece aumentata con governi che poco o nulla hanno fatto per garantire la continuità dei bandi di concorso e che hanno provveduto invece ad indire concorsi riservati per fronteggiare le normali emergenze. La svolta è avvenuta con il ministro Berlinguer che ha introdotto nel 1999 la distinzione tra percorsi di abilitazione (lauree magistrali abilitanti, SSIS) e reclutamento mantenendo inalterata l'architettura del doppio canale. Concretamente si toglieva al concorso la possibilità di riconoscere l'abilitazione all'insegnamento, affidandola ad un separato canale universitario. Berlinguer e i suoi successori si sono ''scordati'' di indire come previsto dalla legge i concorsi a cattedra creando una situazione di caos nelle graduatorie che da permanenti erano diventate, con Fioroni, ad esaurimento. La ministra Gelmini ha infine gettato benzina sul fuoco eliminando le SSIS e promettendo di introdurre in tempi brevi nuovi percorsi di abilitazione con i TFA. I TFA sono stati introdotti con enorme ritardo creando nel contempo una ulteriore massa di laureati privi di abilitazione che operavano come supplenti nelle scuole.
Trent'anni di scelte irresponsabili pagate sulla pelle di decine di migliaia di insegnanti costretti ad una situazione di precariato che poteva essere superata solo sperando di essere chiamati al ruolo su graduatoria.
Profumo ha avuto il coraggio di far ripartire dopo dodici anni i concorsi ma, nella sua incredibile incapacità di comprendere la realtà scolastica, non ha saputo proporre una complessiva riorganizzazione delle procedure di reclutamento facendo restare in vita le vecchie norme del doppio canale della Falcucci. Le migliaia di docenti precari che insegnano nella scuola si trovano così costretti a partecipare ad un ulteriore concorso che bandisce solo 11.000 posti di ruolo e che non riconosce a priori il servizio effettuato da anni nella scuola.
Quali potrebbero essere le vie d'uscita da questa incredibile situazione? Facciamo qualche ipotesi invitando i colleghi a partecipare con riflessioni, critiche e proposte concrete.
Nei prossimi dieci anni, se non cambiano in negativo le norme già penalizzanti della riforma Fornero, andranno in pensione più di 300 mila insegnanti (più di un terzo dell'organico attuale). Si tratta di provvedere al necessario turn over con procedure di reclutamento di massa.Si può quindi prospettare una rapida fase di stabilizzazione del precariato strutturale (i docenti precari con più di almeno tre anni di servizio nella scuola statale) con forme di compensazione sugli oneri derivati sul bilancio dello Stato con forme di rallentamento iniziale della progressione di carriera. Se si introducesse finalmente una forma di organico funzionale di istituto o di reti di scuola, che aumenti la quota di organico superando la differenza tra organico di diritto e di fatto utilizzabile anche per la copertura delle supplenze brevi, potremmo senza problemi stabilizzare gran parte dell'attuale precariato inserito nelle graduatorie ad esaurimento e consentire una apertura all'assunzione dei più giovani neo abilitati con concorso. Gli oneri di bilancio accessori potrebbero essere ripianati dai risparmi derivati dalla semplificazione delle attuali complesse procedure di gestione degli organici, delle supplenze e delle graduatorie che occupano parte rilevante del lavoro della macchina ministeriale.Superata la fase di stabilizzazione del precariato strutturale si potrebbe finalmente passare alla fase della normalità di nuove procedure di reclutamento effettuate solo con concorso ordinario aperto agli abilitati mediante percorsi di laurea specifici o TFA e con il superamento delle graduatorie così come previste dalla legge 270/82 e successive modificazioni, concorso bandito a livello regionale solo su posti effettivamente disponibili con cadenza biennale o triennale.
Una delle condizioni essenziali per riconoscere una professione è che gli stessi appartenenti siano attori di ogni fase delle procedure di reclutamento. Una vera riforma del reclutamento degli insegnanti deve ripartire da questo principio riducendo spazi al potere delle accademie e delle università. E' interesse della stessa categoria professionale dei docenti evitare che l'insegnamento sia considerato solo un posto di lavoro e non una professione con specifiche responsabilità, diritti e doveri. Per questo deve essere ribadito che le procedure di reclutamento devono garantire preparazione e capacità professionali adeguate introducendo procedure di valutazione e di selezione serie in entrata sia a livello di prove concorsuali che di tirocini in classe e nei laboratori. L'insegnamento deve ritornare ad essere una professione scelta e non un ripiego per la disoccupazione intellettuale.
Ma l'importante è ora dare risposte alle decine di migliaia di precari che da anni lavorano nella scuola. La loro stabilizzazione può passare con due modalità essenziali, fatto stante che la Costituzione stabilisce giustamente che è il concorso la modalità di reclutamento nella pubblica amministrazione: l'avvio di una fase in cui, modificando le quote stabilite dalla legge 270/82 attribuendo il 70-75% dei posti disponibili a coloro che sono inseriti nelle graduatorie ad esaurimento oppure l'indizione di uno specifico concorso riservato aperto a coloro che hanno più di tre-cinque anni di insegnamento nella scuola pubblica su una quota sempre del 70-75% dei posti disponibili. Deve in ogni caso restare una quota che consenta a coloro che escono dai TFA di poter partecipare ai concorsi.
Nessuna soluzione prospettabile sarà in grado di garantire a tutti gli aspiranti insegnanti inseriti o meno nelle graduatorie di attenere la cattedra nella scuola statale. Ma è anche necessario finire di alimentare illusioni e speranze. Non si può più giocare e speculare sul precariato con promesse impossibili, soprattutto in una fase così delicata della crisi economica in cui stiamo vivendo.
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