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Numero 2 - Febbraio 2013
Numero 2 Febbraio 2013

Le politiche della valutazione e le incertezze di Alice

Questioni aperte: ripensare al tema della valutazione delle scuole, considerando seriamente a quali obiettivi dovrebbe tendere, quali costi impone, quali poteri assoluti assegna


27 Gennaio 2013 | di Piero Morpurgo

Le politiche della valutazione e le incertezze di Alice
Di valutazione del sistema scolastico e universitario italiano si parla da tempo e invero senza costrutto. E di valutazione si tratta nei programmi elettorali ribadendo un insieme di temi incrociati che esaltano sia le autonomie della scuola sia una presupposta meritocrazia dei sistemi scolastici. Il tutto senza fornire un bilancio sul passato e tantomeno una prospettiva solida per il futuro. Ci si incammina così per un luogo ignoto, senza sapere perchè, come Alice nel Paese delle Meraviglie che dialoga con Ghignagatto: ''Vorresti dirmi per dove debbo andare? — Dipende molto dal luogo dove vuoi andare, — rispose il Gatto. — Poco m'importa dove... — disse Alice. — Allora importa poco sapere per dove devi andare, — soggiunse il Gatto. —...purchè giunga in qualche parte, — riprese Alice come per spiegarsi meglio. — Oh certo vi giungerai! — disse il Gatto, non hai che da camminare''. Ecco il procedimento inaccettabile che non è ineluttabile: andare purchè si faccia, senza sapere perchè. Ma è davvero così imprescindibile muoversi per andare chissà dove? No, non lo è e sarebbe bene che tutti se ne rendessero conto. Negli U.S.A. la National Academy for Academic Leadership è nitida: il processo di valutazione si fonda sulla credibilità dei dati, sulla chiarezza degli intenti e sulla possibile realizzazione degli obiettivi[1]. Se, ad esempio, l'intento della valutazione fosse il migliorare le capacità di lettura di studenti e cittadini italiani allora vi dovrebbe essere sia una griglia di indagine sia un progetto di risoluzione del problema. In Italia così non è e basta consultare il sito INVALSI per realizzare che si propongono raccolte di dati[2] e monitoraggi che sia per il 2011 sia per il 2012 hanno comportato spese per oltre 17milioni di euro all'anno[3]! Eppure ancora ''non si capisce'' come i bambini italiani che a 9 anni sono fra i migliori del mondo, precipitano a 15 agli ultimi posti della graduatoria. E la ''meritocrazia''[4] appare sempre più simile al mito fantasociologico, narrato da Michael Young nel 1958 in The rise of meritocracy: 1870-2033: An essay on education and inequality, dove il narratore che vive in un immaginario 2034 illustra le rovine di un sistema ''meritocratico'' che ha distrutto la scuola[5]. In Europa ogni processo di valutazione è accompagnato da un progetto e l'ente che effettua le analisi è indipendente e soggetto a un controllo di un'altra struttura europea. Accade in Danimarca con EVA[6] che si occupa di tutto il processo di istruzione e l'Ente per la Valutazione danese, che offre una lunga serie di metodologie e di rendiconti[7], a sua volta è controllato dall'ENQA[8]. Gli obiettivi sono chiari e il sistema garantisce un equilibrio tra progetti e fondi da impiegare. In Italia no. L'eccellenza non si stabilisce a tavolino. L'idea di spendere risorse per monitorare e valutare quando non ci sono fondi per le attività ordinarie è perversa e questo vale sia per la scuola sia per l'università. Ancor più perniciosa è l'idea di superare la corruzione dei concorsi accademici con l'abilitazione scientifica nazionale [9]. Una macchina complessa e costosissima che dovrebbe ''sfornare'' alcune migliaia di idonei all'insegnamento universitario attraverso un processo ''asettico'' che stabilirà il valore dei candidati in base a un elenco di riviste (divise in prestigiose o meno)su cui questi hanno pubblicato le loro ricerche. Purtroppo questo elenco comprende inserimenti a dir poco inusuali che nulla hanno a che fare con la produzione accademica. Tra queste: la ''Rivista di suinicoltura'', l ''Informatore Agrario''. ''Cineforum'', ''Yacht''. Il tutto in base all'esilarante criterio per cui se su un periodico ogni tanto ci scrive uno scienziato di fama allora questo giornale è scientifico. Il che ha portato a dire che andrebbe annoverato tra le riviste scientifiche anche ''Playboy'' visto che su questo hanno scritto: Italo Calvino, Umberto Eco e Alberto Moravia[10] . In queste circostanze è difficile difendere anche questo sistema di valutazione.

Per di più il processo di selezione costerà 126.000.000 euro[11]. Rapportando tale costo alle 69.000 domande che, stando al Ministro, sono state presentate, risulta dunque un costo unitario di 1.827 euro. Se si ipotizza che metà dei candidati passerà la selezione, il costo per idoneità è pari a 3.654 euro.se, infine, si accetta l'ipotesi che, dati i vincoli istituzionali (il 20% del turnover e le ristrettezze di bilancio), le università potranno chiamare circa 5.000 idonei, risulta che l'assunzione di un docente all'università costerà circa 25.000 euro[12]. Somme irrisorie rispetto agli oltre 10.543.977.476 di euro stanziati a favore dei dipartimenti MIUR e INDIRE per l'attuazione dell'autonomia scolastica e universitaria nel 2011[13]. Un'enormità di cui non si vede il costrutto! Questo il punto ogni processo di valutazione deve saper dire chiaramente dove si vuole andare e quel che si vuole ottenere e speriamo che ci sia chi si impegni in questo senso. Senza giri di parole.

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[1] http://www.thenationalacademy.org/readings/assessandeval.html
[2] http://www.invalsi.it/invalsi/istituto.php?page=chisiamo
[3] http://www.invalsi.it/operazionetrasparenza/documenti/INVALSI_Bilancio_Previsione_2012.pdf
[4] http://www.roars.it/online/la-meritocrazia-dei-liberisti/
[5] http://www.guardian.co.uk/politics/2001/jun/29/comment
[6] http://english.eva.dk/
[7] http://english.eva.dk/publications
[8] http://www.enqa.eu/history.lasso
[9] http://abilitazione.miur.it/public/index.php
[10] http://www.roars.it/online/per-giustificare-le-riviste-pazze-lanvur-paragona-suinicoltura-al-caffe-di-pietro-verri/
[11] http://www.roars.it/online/si-puo-stimare-che-la-vqr-costera-300-milioni-di-euro-e-a-pagarli-sara-luniversita/
[12] http://www.roars.it/online/quanto-ci-costera-labilitazione-scientifica-nazionale/
[13] http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/f92939b5-58fa-4480-a124-08aa4df4da16/direttiva_generale.pdf


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