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Numero 4 - Aprile 2013
Numero 4 Aprile 2013

Una scuola per il lavoro

Memorandum europeo sulla Formazione professionale


22 Marzo 2013 | di Renza Bertuzzi

Una scuola per il lavoro
Il rapporto tra la scuola e il lavoro è stato sempre alquanto delicato. Nei decenni in cui l'istruzione di massa si è ampliata sempre di più, si è assistito spesso al dibattito se la scuola debba occuparsi di avviare al lavoro o se, invece, debba prevalentemente occuparsi di impartire quei principi di cittadinanza necessari ad una visione democratica della società. La disputa, importante ma spesso curvata su scorci ideologici ( che può solo in questa sede essere accennata con il proposito di affrontarla in seguito in modi più articolati), assume oggi una rilevanza quasi dolorosa. Il problema della perdita di posti di lavoro, soprattutto nell' industria manifatturiera in cui l' Italia e l' Europa erano state protagoniste di alto livello, assume di giorno in giorno contorni tragici, considerato che riguarda prevalentemente i giovani. Il futuro di una nazione sembra oscuro e chiuso alle vite che dovranno occuparlo.
Il diritto al lavoro, uno dei cardini della nostra Costituzione, appare quasi in via di estinzione.
Cosa fare e chi può affrontare questa emergenza nuova e pericolosa? Sicuramente la politica deve ( o dovrebbe) considerare nella propria agenda ( quando vi sia...) questa emergenza al primo posto. Il Consiglio di Europa, nella seconda metà di febbraio, ha ribadito che, in periodi di crisi, vanno adottate azioni immediate per aiutare i giovani a trovare lavoro, garantendo loro le competenze necessarie per inserirsi nella vita attiva. L' UE quindi ha suonato un campanello di allarme in tutti i Paesi europei perchè diano spazio alla cultura del lavoro in tutti i percorsi di istruzione e formazione attraverso l' alternanza scuola lavoro e l' apprendistato.
Precedentemente a questa indicazione, nel dicembre 2012, era stato firmato a Berlino dal Sottosegretario di Stato, Elena Ugolini e dal ministro per l' educazione tedesco un Memorandum Europeo sulla formazione professionale, accordo tra la Germania e l' Italia, il cui obiettivo è quello di favorire l' occupazione giovanile con anche l' insediamento di una task force bilaterale chiamata a tradurre in progetti concreti quanto previsto dall' accordo.

A febbraio, sono stati presentati a Bologna i primi progetti pilota che riguardano l' Italia ( Ducati e COMAU in Emilia Romagna; 5 Progetti in Piemonte e altri in Campania), prevalentemente nel campo della meccanica meccatronica e robotica.
I progetti prevedono scambi di studenti in aziende dei due Paesi, il potenziamento dell' aspetto linguistico, necessario allo scambio e una mobilità anche del corpo insegnante e si inseriscno, per quel che riguarda l' Italia, nella prospettiva più ampia dell' ampliamento dell' alternanza scuola-lavoro.
Fin qui, dunque, una progettazione fattiva e concreta ma anche di qualità che la politica ha- come si dice- virtuosamente attuato.
Ma riconosciuto il merito a chi si sta attivamente impegnando perchè gli accordi di Berlino diventino operativi al meglio nel nostro Paese, occorre precisare alcuni dati che illuminano l' azione della nostra politica verso questo problema.

Politiche per il lavoro a confronto
Il Governo federale tedesco ha finanziato con 10 milioni di euro questo progetto. Sono fondi destinati ai Paesi europei interessati, perchè la Germania intende occuparsi concretamente dell' occupazione dei giovani.
Il Governo centrale italiano non ha finanziato il progetto : solo laddove i Governi regionali (Emilia Romagna, Piemonte, Campania) si sono dichiarati disponibili a stanziare fondi, le esperienze potranno partire.
In Germania le Camere di commercio (80 camere che rappresentano 6 milioni di ditte collegate) stanziano 27 miliardi di euro ogni anno per l' addestramento professionale. Esse stesse gestiscono questa formazione- in una cornice definita dallo Stato centrale- , assicurano la qualità e organizzano gli esami statali.


Emergenza lavoro in Italia
Riporta l'Istat in una nota stampa:
Il tasso di occupazione nel 2012 è pari al 57,0%, in aumento nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali.
Il numero dei disoccupati, pari a 2.312 mila, aumenta del 2,8% rispetto a dicembre (64 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 14,1% (286 mila unità). L'allargamento dell'area della disoccupazione riguarda sia gli uomini sia le donne.
Il tasso di disoccupazione si attesta al 9,2%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di un punto rispetto all'anno precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile, ovvero l'incidenza dei 15-24enni disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 31,1%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a dicembre 2011.
Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,4% (-63 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si posiziona al 37,3%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti su base annua.
Siamo dunque in una grande emergenza, grave per il Paese e per tutti. La scuola che pure ha il compito di educare alla cittadinanza democratica non può più stare a guardare. Una scuola anche per il lavoro dovrebbe diventare lo scopo primario per tutti perchè l' istruzione che aiuti i giovani a collocarsi nel lavoro non può diventare succube di esso. Al contrario, attraverso un rapporto paritetico e costruttivo, tutto da fondare, entrambi gli attori del problema potrebbero ottenere un duplice risultato : migliorare la scuola e migliorare il lavoro.


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