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Numero 5 - Maggio 2013
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Libri di testo digitali: un paese che finge di essere “moderno” avvilendo la libertà di insegnamento

Solo l'Italia, insieme solo a Grecia, Cipro e Malta, prevede l'obbligatorietà dell'adozione di libri scolastici nei paesi dell'UE. Ciò significa che, anche in presenza di dispense, appunti, materiali digitali, ecc. autoprodotti dai docenti o dalla scuola, è obbligatorio in ogni caso adottare un qualsiasi libro di testo


30 Aprile 2013 | di Fabrizio Reberschegg

Libri di testo digitali: un paese che finge di essere “moderno” avvilendo la libertà di insegnamento
L'ineffabile Ministro (ex? In carica?) Profumo ha firmato il decreto sull'adozione dei libri di testo che prevede a partire dall'anno scolastico 2016/17 l'obbligatorietà dell'adozione di libri in formato misto (digitale e cartaceo) con uno spostamento di fatto di un anno rispetto ai precedenti provvedimenti. Si tratta di decisioni che ancora una volta autoritariamente entrano nel vivo delle dinamiche della professione docente e limitano sostanzialmente l'autonomia del Collegio dei Docenti e delle Istituzioni Scolastiche.
Nella tabella che riportiamo appare chiaro che solo l'Italia, insieme solo a Grecia, Cipro e Malta, prevede l'obbligatorietà dell'adozione di libri scolastici nei paesi dell'UE. Ciò significa che, anche in presenza di dispense, appunti, materiali digitali, ecc. autoprodotti dai docenti o dalla scuola, è obbligatorio in ogni caso adottare un qualsiasi libro di testo. Un sistema autoritario che sembra avere come fine essenziale quello di salvaguardare gli interessi delle case editrici (si calcola che circa il 20% del fatturato annuo in Italia derivi dalla vendita dei libri scolastici) e, nel futuro, quelli delle imprese legate alla produzione materiale di e-book, tablet, Lim e computer e delle softerhouse ed editori che offrono programmi e applicazioni nella didattica. Le case editrici stanno opponendo resistenza all'introduzione della digitalizzazione paventando un calo del fatturato, anche mettendo giustamente in rilievo che le intenzioni del ministro non poggiano su alcuna seria e documentata validazione di carattere di carattere pedagogico e culturale. In Italia la centralizzazione delle decisioni di fondo a livello ministeriale sui libri di testo (si pensi all'incredibile obbligatorietà dell'adozione degli stessi libri quinquennale nella primaria o sessennale nella secondaria di secondo grado) costringe troppo spesso i docenti a utilizzare materiali non coerenti con le scelte didattiche che intendono proporre nelle classi.

Il Ministro confida che la rivoluzione digitale nelle adozioni porti a risparmi per le famiglie dal 20% al 30% che potrebbero essere reinvestiti nell'acquisto della strumentazione informatica per gli allievi e le scuole. Ma non si considerano alcuni fatti elementari. Nel nostro Paese non sono mai stati fatti i necessari investimenti per la creazione della banda larga. Le strutture scolastiche sono frequentemente obsolete e con infrastrutture informatica fragili. Per molte famiglie, e per tutti i docenti, il costo di acquisto di computer, e-book o tablet unito ad una connessione in abbonamento ASDL può essere calcolabile, fatti i conti dell'ammortamento derivato dalla ormai rapida obsolescenza dei prodotto informatici, in circa 400-500 euro annui senza contare che le produzioni digitali sono oggetto di diritti di autore e di costi di creazione/gestione/aggiornamento. Sono dati oggettivi che il ministero tace alla ricerca di vendere l'immaginario dell'innovazione e della modernità. Si tratta di una scelta politica e culturale che, imponendo sempre in maniera centralistica gli strumenti della comunicazione e della formazione nella scuola, scarica su famiglie e docenti costi materiali che non vengono contabilizzati e riconosciuti e spinge all'accettazione di contenuti e processi di insegnamento predeterminati e finalizzati al raggiungimento delle mitiche certificazioni delle competenze mediante il superamento di prove di valutazione standardizzate.

Di fronte a tanta arroganza, che nella sostanza sconfessa lo sbandierato concetto di autonomia scolastica, quali potrebbero essere allora alcune delle proposte concrete per salvaguardare il valore della libertà di insegnamento? Vediamone alcune confidando che si apra a livello culturale nella società e nella scuola una seria riflessione su una problematica che da troppo tempo è stata schiacciata da interessi prettamente economici.

- Eliminare in Italia l'obbligatorietà del'adozione di libri di testo o di materiali preconfezionati digitali, lasciando piena discrezionalità ai docenti e alle scuole di utilizzare ogni materiale e strumento didattico necessario al raggiungimento degli obiettivi definiti dal POF;

- Definire tetti di spesa per le famiglie per l'acquisto dei materiali (libri-e-book, ecc.) per lo studio;

- Introdurre forti deduzioni fiscali per l'acquisto dei materiali, gli strumenti e le tecnologie per la didattica e lo studio per gli studenti della scuola dell'obbligo e per tutti i docenti delle scuole statali di ogni ordine e grado (compreso il costo dell'abbonamento adsl e l'acquisto di tecnologie informatiche);

- Salvaguardare l'uso del libro tradizionale dei testi come strumenti fondamentali nei processi di formazione evitando l'acquisizione acritica e superficiale dei prodotti digitali.


Il rischio che stiamo correndo è di introdurre sempre di più nella scuola un modello di pensiero unico pedagogico e didattico mediante la colpevolizzazione dei docenti che intendono ancora avvalersi dei ''vecchi'' strumenti di lavoro. Accettare passivamente tutto ciò può solo portare all'ulteriore abbassamento dei livelli di qualità e preparazione della nostra scuola



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Numero 5 - Maggio 2013
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Hanno collaborato a questo numero:
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