Due Convegni del Centro studi nazionale della Gilda e dell' Associazione art.33, uno a Venezia e l' altro a Milano, hanno rappresentato una buona occasione per ragionare sul tema della valutazione delle scuole, con il sistema dei test standardizzati
29 Maggio 2013 | di Redazione
Venezia, 2 maggio 2013 - Non solo per profitto. Una riflessione partendo da Martha Nussbaum sul sistema formativo e sui temi della valutazione.
Nella splendida cornice veneziana dell'istituto superiore 'Algarotti' si è tenuto il convegno nazionale, organizzato dal Centro studi della Gilda degli Insegnanti e dall'Associazione art. 33, dal titolo 'Non solo per profitto', che ha preso spunto dalla riflessione sul sistema formativo della sociologa Martha Nussbaum.
Quattro gli interventi che hanno affrontato il tema del sistema formativo e della sua relazione con la valutazione.
Il professor Lino Giove ha sottoposto all'attenzione dei numerosi docenti intervenuti la cornice concettuale nella quale collocare le riflessioni della Nussbaum e del sociologo Bauman. In una società di individui consumatori e collezionisti di sensazioni mancano forme stabili di politica, di produzione, d'istruzione; siamo in presenza di una società fluida in cui le relazioni e le identità sono entrate in profonda crisi e a questa realtà siamo chiamati a dare risposte. Ne va della democrazia e della possibilità di ricreare reti di comunità partecipativa.
L'analisi delle 'capacità essenziali' indicate dalla Nussbaum e dei modelli di formazione della società è stata oggetto dell'intervento del professor Fabrizio Reberschegg, il quale ha dimostrato come la forbice fra il modello educativo della sociologa si distanzi marcatamente dal modello riduttivamente funzionalista dei sistemi di valutazione del merito adottati dalle società occidentali, Italia compresa. Egli ha additando come erronea, non la bontà dei modelli statistici, ma la pretesa validità scientifica dei test somministrati. Il potere viene assegnato ai pochi valutatori che in ragione del merito stabiliscono chi deve andare avanti e chi no, ma così facendo condizionano fortemente le politiche e gli orientamenti scolastici. Oggi più che mai lo studio ha fini produttivi, finalizzati essenzialmente alla creazione di reddito e in tal senso gli studi sugli indicatori delle performance ne rappresentano l'emblema.
A seguire, l'intervento del professor Gianluigi Dotti, responsabile del Centro Studi, il quale ha illustrato la genesi del nuovo percorso di valutazione (già in sperimentazione in 1300 scuole italiane, il 15% sul totale), voluto dal governo uscente: nome in codice 'VALeS', che dal prossimo anno scolastico dovrebbe essere esteso a tutto il sistema d'istruzione. Il relatore ha posto inoltre a confronto con una lettura sinottica i vari metodi di valutazione esistenti in Europa a dimostrazione che l'eterogeneità degli stessi non permette, a tutt'oggi, di indicarne uno come migliore degli altri: motivo in più per coinvolgere i docenti in un progetto condiviso di valutazione del sistema educativo, piuttosto che imporre loro dall'alto uno come il migliore dei sistemi possibili.
Ha chiuso i lavori l'intervento della professoressa Renza Bertuzzi responsabile di 'Professione docente' che ha messo in rilievo la contraddizione italiana: infatti, seppure la Costituzione rappresenti un cardine guida dell'istruzione e sia intoccabile negli assi portanti, si è intervenuti lungo gli anni con provvedimenti che hanno minato la libertà d'insegnamento sancita dall'articolo 33. La libertà qui espressa, infatti, tutela le scelte metodologiche ed assegna agli stessi docenti un rilevantissimo mandato sociale. La scuola è un organo costituzionale ed è centrale per la democrazia, essa ha come compito la formazione della classe dirigente, attraverso la formazione del pensiero critico e la valorizzazione delle capacità a prescindere dal censo. ( di Mauro Bozzoni)
_______________________________________________________
Milano, 6 maggio 2013 - Il nuovo sistema di valutazione: luci e ombre
Le relazioni qui presentate erano sostanzialmente simili a quelle di Venezia.
Giancarlo Cerini, direttore di '' Rivista dell' Istruzione'' ha rilevato come il sistema di valutazione delle scuole, sia presente in tutta Europa sia la diretta e obbligata conseguenza dell' autonmia scolastica. Eppure, esso suscita molte diffidenze. Eppure -egli ha sostento- una analisi spassionata del Regolamento potrebbe far intravedere spazi di autonomia. Ci sono diverse scuole che stanno sperimentando la valutazione e molti docenti hanno presentato domanda per la funzione di '' somministratore di test''. Ciò indica una realtà variegata e un' attenzione non pregiudiziale al problema.
La valutazione esterna rappresenta il '' terzo occhio'' con cui guardarsi, ed è fondamentale accettare l' occhio e la visione esterna. La valutazione interna è importante- magari come forma narrativa- ma non può esaurire il processo.
Importante sarebbe che i risultati delle singole scuole non siano resi pubblici, ma solo restituiti alle scuole, le quali dovrebbero farne un uso propositivo nella riflessione sulla propria didattica. E in ogni caso il pericolo del teaching to the test ( insegnare solo per superare i test) è un problema da non sottovalutare.
Condividi questo articolo: