Il piano di riordino del'istruzione degli adulti determina oggettivamente una riduzione degli organici, una riduzione dell'offerta formativa complessiva e un abbassamento della qualità del servizio offerto che depotenzia la validità dei titoli di studio e delle competenze riconosciuti
01 Settembre 2013 | di Fabrizio Reberschegg
Partono i progetti assistiti CPIA (Centri Permanenti Istruzione per gli Adulti). Dall'anno scolastico 2014-15 la riforma del settore.
Con l'approvazione del D.P.R. 29 ottobre 2012, n. 263 si sono poste e basi della riforma dell'istruzione degli adulti nel nostro Paese. I punti essenziali della riforma possono essere così sintetizzati:
• I CPIA dovranno avere competenza su un territorio vasto di norma provinciale assorbendo in un unico centro i CTP esistenti. Ad ogni CPIA sarà riconosciuta autonomia scolastica con l'attribuzione di una dirigenza scolastica e un DGSA.
• I Centri si occuperanno della formazione denominata di primo livello: conseguimento del titolo di studio conclusivo del primo ciclo di istruzione (I periodo didattico) ma anche della certificazione attestante l'acquisizione delle competenze di base connesse all'obbligo di istruzione relative agli insegnamenti generali comuni a tutti gli indirizzi degli istituti tecnici e professionali (II periodo didattico). Quindi le discipline comuni a tutti i bienni di scuole superiori e professionali dovranno essere sviluppate dai Centri, mentre le discipline di area di indirizzo del primo biennio superiore saranno affidate ai corsi serali con una complessa sovrapposizione di competenze didattiche e organizzative tra CPIA autonomi e Istituti secondari di secondo grado.
• Per i corsi serali il monte ore curriculare sarà pari al 70% delle ore del diurno. Non è contemplata la possibilità di iscriversi per persone già diplomate.
• Il tutto ovviamente senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
I CPIA dovevano andare a regime già a partire dall'a.s. 2013-14, ma le oggettive difficoltà nella riorganizzazione hanno spinto il MIUR a rimandare la riforma all'anno successivo attivando dal 2013-14 solo nove progetti assistiti (quattro CPIA nel Nord e cinque nel Centro-Sud).
La delegazione della Gilda degli Insegnanti ha espresso una posizione critica sull'impianto generale della riforma e sulla fase di sperimentazione. Queste le nostre considerazioni preliminari.
Il piano di riordino del'istruzione degli adulti che determina oggettivamente una riduzione degli organici, una riduzione dell'offerta formativa complessiva e un abbassamento della qualità del servizio offerto che depotenzia la validità dei titoli di studio e delle competenze riconosciuti. Manca la costituzione del previsto organico funzionale di istituto o di rete che è condizione prioritaria per procedere alla costituzione dei nuovi CPIA su reti di scuole e istituzioni. La progressiva scomparsa o riduzione della figura del docente alfabetizzatore, dei mediatori linguistici e dei servizi offerti dagli Enti Locali determina ulteriori elementi di criticità nell'erogazione del servizio.
L'organizzazione proposta, riducendo di fatto i punti di erogazione del servizio sul territorio nazionale, concepisce l'istruzione degli adulti come particolare segmento marginale finalizzato in particolare alle politiche di inclusione dei migranti, all'istruzione nelle carceri e a fasce di popolazione oggetto di sofferenza sociale. L'istruzione degli adulti dovrebbe invece essere punto di riferimento di processi che interpretano e sviluppano concretamente politiche di long life learning che interessano tutta la cittadinanza, in particolare in situazioni di crisi economiche e di transizione nei settori produttivi. In questo senso serve una vera riforma dell'istruzione degli adulti che identifichi chiaramente i soggetti preposti (MIUR, scuole dell'autonomia, Regioni, aree territoriali ex Province, Città e aree metropolitane, Ministero del Lavoro, Ministero degli Interni, ecc.) riconoscendo una governance unitaria sul territorio del servizio integrato offerto. Appare confusa la gestione del primo biennio del secondo livello (integrazione tra CPIA e istituzioni scolastiche) e fragile tutta la organizzazione degli organici che dovrebbero avere una specificità riconosciuta anche a livello di riforma delle classi di concorso per garantire la continuità didattica nel CPIA, così pure dovrebbero essere definite con particolare attenzione le linee guida per l'istruzione carceraria con una stabilizzazione degli organici.
Manca una visione strategica di lungo periodo sull'educazione permanente che coinvolga non solo il segmento degli ultimi anni dell'istruzione secondaria di secondo grado, ma anche gli ITS e il settore della formazione universitaria. La scomparsa di fatto dei corsi per lavoratori studenti a livello post secondario in gran parte del territorio nazionale è un segnale molto grave e restringe l'intervento sull'educazione degli adulti al mero conseguimento del titolo di studio previsto a conclusione del primo ciclo e all'espletamento dell'obbligo di istruzione con certificazione delle competenze nel primo biennio della secondaria di secondo grado.
In generale la FGU-Gilda degli Insegnanti considera grave che si intenda procedere alla riorganizzazione del settore e all'avvio di progetti assistiti senza nuove e maggiori risorse. Si rischia così di attuare unicamente una ristrutturazione in pejus di tutto il settor.
Condividi questo articolo: