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Numero 10 - Dicembre 2013
Numero 10 Dicembre 2013

L'istituto comprensivo tra innovazione scolastica e contenimento della spesa pubblica

Potenzialità e debolezze di un modello nato non per bisogni educativi


28 Novembre 2013 | di Valeria Ammenti

L'istituto comprensivo tra innovazione scolastica e contenimento della spesa pubblica
Gli Istituti Comprensivi, sorti grazie alla legge 97 del 1994, rappresentano la forma di aggregazione delle scuole del primo ciclo ( infanzia, primaria, secondaria di primo grado) più diffusa sul territorio.
Attualmente questo modello è oggetto di diverse disposizioni sulla sperimentazione educativa e didattica, che sembrano finalizzate a conferire all'IC un'identità pedagogica ancora poco definita.
A questo proposito è opportuno rilevare che i provvedimenti che l'Amministrazione scolastica sta disponendo in modo verticistico aumentano le responsabilità e i carichi di lavoro dei docenti, senza alcun riconoscimento retributivo.
La diffusione del Comprensivo rende quanto mai necessaria una riflessione sulle ragioni della sua nascita e della sua implementazione, sui suoi punti di forza e di debolezza, sul ruolo degli attori chiamati a realizzarlo: legislatori, amministrazione scolastica, docenti, studenti, famiglie, comunità territoriali, enti locali.
Intendo qui mettere in luce i suoi elementi di criticità ponendoli in relazione dialettica con le sue potenzialità, non certo per esprimere una posizione pregiudiziale, ma perchè l'evidenza delle debolezze deve condurre chi ne ha la responsabilità ad introdurre i necessari correttivi.

NASCITA E DIFFUSIONE DEI COMPRENSIVI: LE ESIGENZE DEL DIMENSIONAMENTO
Non si tratta di un modello sorto per dare risposta a bisogni educativi , ma per tutelare le scuole nelle zone di montagna e questo aspetto costituisce una sorta di peccato originale del Comprensivo, che si è definito così come risposta a bisogni di tipo amministrativo.
Tra il 1997 e il 2000 gli II.CC. si sono ulteriormente diffusi in connessione con i processi di dimensionamento legati all'autonomia scolastica, alla dirigenza di stampo aziendalistico, alla Riforma dei cicli fortemente voluta dall'allora ministro Berliguer e realizzata con la L. 30/2000.
Berlinguer, che intendeva realizzare la sua idea di scuola di base, ha visto nel Comprensivo una sorta di 'Laboratorio per l'innovazione' per migliorare l'offerta formativa attraverso un curricolo continuo capace di recepire i bisogni espressi dalle comunità territoriali.
Questa esigenza di connessione tra istituzione scolastica e territorio non si è realizzata nei grandi centri urbani dove le ragioni di un dimensionamento scellerato, perchè volto esclusivamente al rispetto dei parametri numerici, hanno prevalso su quelle del buonsenso. Intendo dire che nelle realtà più vaste le comunità sociali sono spesso disomogenee ed esprimono domande e bisogni molto differenziati.
Qui si è realizzata una contiguità tra le scuole che è ben altra cosa rispetto alla decantata continuità e che troppo spesso si è limitata alla messa in comune di DS, DSGA, C.d'I., allo svolgimento di 2/3 Collegi unitari all'anno e all'istituzione delle commissioni di raccordo.
In definitiva quella di Berlinguer si è rivelata un'operazione verticistica e velleitaria che non ha visto il coinvolgimento propositivo dei docenti.
Non solo, quelle scelte hanno posto le basi per le successive imposizioni autoritarie che hanno svilito la professionalità, il ruolo e la funzione docente, con una continuità sospetta da parte dei governi di diverso orientamento politico.
Comunque, con buona pace di tutti noi , tra i primi a denunciare quanto si stava prospettando, mentre il sindacalismo tradizionale era connivente, allora Berlinguer fu costretto a dimettersi grazie alla mobilitazione di centinaia di migliaia di insegnanti che riempirono le piazze del Paese contro il cosiddetto 'concorsone'.

DALLA SOSPENSIONE DEI COMPRENSIVI ALLA LORO RISCOPERTA
La L. 53/2003 ha abrogato la precedente Riforma dei cicli riaffermando esplicitamente la separazione tra i diversi gradi scolastici.
In questo periodo i comprensivi sono finiti in stand by, finchè sono stati riscoperti dalla coppia Tremonti-Gelmini, che vi ha ravvisato uno strumento utile al taglio di risorse e al contenimento della spesa pubblica.
Il Comprensivo ancora una volta non si diffonde per necessità educativa, ma perchè diventa una soluzione di tipo amministrativo ai problemi del dimensionamento scolastico, realizzato secondo i parametri stabiliti dalla L.111/2011.
L'applicazione della norma ha comportato la soppressione di molti posti di lavoro tra il personale amministrativo, la riduzione delle dirigenze, la nascita di istituti pletorici.
A seguito di un ricorso presentato da ben sette regioni si apre un contenzioso istituzionale che si risolve con la sentenza 147/2012, con cui la Corte Costituzionale dichiara illegittimo il dimensionamento attuato. La norma da rispettare pertanto è quella precedente, stabilita dal comma 2, art. 2, del DPR 233/1998, che prevede che gli istituti abbiano tra 500 e 900 alunni. Ma nel frattempo i piani regionali sono stati approvati ed applicati, il personale è stato trasferito e dunque finisce all'italiana: chi ha dato , ha dato... con quel che segue.
Il decreto 104/2013 affida alla Conferenza Stato - Regioni il compito di definire i criteri per individuare le istituzioni scolastiche, senza tuttavia prevedere parametri certi per il dimensionamento.
Occorre pretendere che questi parametri vengano stabiliti, che permettano la creazione di istituti gestibili sul piano dei numeri, che siano tutelati i territori ad alta dispersione scolastica e a rischio criminalità.

SITUAZIONE ATTUALE
La storia dell'IC rende palese che le scelte che lo hanno riguardato non hanno avuto nulla a che fare con l'esigenza di migliorare l'offerta formativa, ma che sono state indotte da sole ragioni finanziarie. Tant'è che nulla è stato stanziato: non risorse per la formazione dei docenti che dovranno realizzare il curricolo continuo, non risorse per la creazione di tempi e spazi per la continuità.
La continuità, occorre ribadirlo, necessita di ore in più, non di ore in meno.
Anche la qualità necessita di ore in più e di più personale: si pensi al taglio delle compresenze nella scuola primaria che ha implicato la limitazione delle attività che la qualificavano; in questo modo si è impoverita un'offerta che era il fiore all'occhiello del nostro sistema scolastico, con la conseguenza di aver trasformato gradualmente il tempo pieno in tempo vuoto di risorse e di contenuti. Inoltre non sono previste risorse finanziarie per rendere omogenea la funzione docente di chi, pur operando nello stesso istituto, ha orari di servizio e retribuzioni differenziate.
L'IC appare dunque come la cartina di tornasole del fallimento delle politiche scolastiche degli ultimi anni. Un contenitore che si cerca faticosamente di riempire di contenuti ex post, sempre con il vincolo imprescindibile del costo zero: dalla formazione dei docenti (quando c'è), che dovrebbe essere blended ed invece è solo online perchè costa meno, alle direttive e circolari sui BES che fanno sorgere il sospetto che siano state pensate per tagliare posti di sostegno ed eliminare la figura del mediatore culturale, all'aumento dei carichi di lavoro.

PROSPETTIVE
Lungi dal voler assumere posizioni di retroguardia, appare evidente dalla disamina delle criticità che ho cercato di illustrare che le potenzialità teoriche ( legame con il territorio, messa in comune delle risorse professionali, strutturali e finanziarie, continuità educativa), che i comprensivi potrebbero esprimere per la realizzazione di progetti educativi attraverso la condivisione di buone pratiche, urtano con una realtà fatta di disinvestimenti in un settore, quello dell'istruzione e della conoscenza, cruciale per la crescita del Paese.
Occorre invertire questa tendenza riconoscendo il ruolo imprescindibile dei docenti, senza il cui protagonismo nessuna innovazione è possibile.


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* Insegnante IC, Coordinatrice FGU Lombardia




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Numero 10 - Dicembre 2013
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.
Hanno collaborato a questo numero:
Maria Angela Agazzi, Valeria Ammenti, Raffaele Salomone Megna, Gigi Monello, Donatella Rossi, Valerio Vagnoli, Maria Varisco.