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Numero 2 - Febbraio 2014
Numero 2 Febbraio 2014

Quando si progettava lo Stato garante delle scuole e nemico dell'immoralità dei governi

Continua la storia della scuola


26 Gennaio 2014 | di Piero Morpurgo

Quando si progettava lo Stato garante delle scuole e nemico dell'immoralità dei governi
Il ‘900 divenne il secolo dei bambini per l'azione lungimirante di intellettuali e di amministratori che, pur avendo convinzioni e idee diverse, erano accomunati dall'obiettivo di estendere a tutti l'istruzione pubblica. A Parigi, nel 1902, Émile Zola pubblicò Vèritè (1) un romanzo che enfatizzava il ruolo dei maestri e della scuola per la costruzione di una società fondata sulla giustizia e sulla conoscenza. Nel frattempo Ernesto Nathan, che aveva assistito all'esperienza mazziniana della costruzione della scuola per i ragazzi girovaghi, si era trasferito da Londra a Roma dove divenne, nel 1907, il primo sindaco ebreo, laico e di sinistra non legato alla nobiltà e ai latifondisti.

Lo Stato garante dello sviluppo delle Scuole e nemico delle immoralità dei governi.
Nathan era ben a conoscenza della fitta rete di progetti sull'educazione popolare che aveva visto l'impegno del protestante Enrico Mayer (2) che, come scrisse sul quotidiano parigino Le National intendeva diffondere le scuole per: ''Cooperare all' emancipazione delle così dette classi inferiori della Società: a) facendo rispettata ogni condizione sociale ed ogni utile professione; e b) distruggendo ogni prepotenza di caste; e) svolgendo la potenza democratica con forze morali, intellettuali e fisiche. Per giungere a questo scopo, vorrei i seguenti mezzi: impiegare la stampa, la parola e l'opera per ordinare un sistema di educazione che possa diventare nazionale /.../ mantenere l'integrità del princìpio- della libera istruzione e educazione; /.../ far guerra alle istituzioni immorali tollerate o favorite dal governo; favorire la pubblicazione e la diffusione di buoni libri popolari'' (3). In particolare il Mayer aveva passato in rassegna le esperienze scolastiche dell'Inghilterra, della Francia e della Svizzera; di quest'ultima riportava i principi adottati che affermavano come: ''I progressi di un popolo hanno due punti di partenza: uno è nelle scuole, perchè esse racchiudono la generazione crescente; l'altro nello stato, perchè suo dovere è il favorire tutti i passi che si conciliano colle leggi, colla libertà e colla morale pubblica. Quando le scuole sono poste sotto la vigilanza e la direzione attiva dello stato, vi è progresso armonico, perchè l'istruzione nazionale gradatamente migliorata educa per i pubblici impieghi uomini sempre più abili, e questi /.../ favoriscono reciprocamente il progredire di tutte le pubbliche istituzioni'' (4).

Lottare per la Scuola e per la libertà d'insegnamento: fu il fine del ‘900
Mayer era protestante, ma le sue linee non erano diverse dall'ebrea Adele Levi della Vida che fondò nel 1869 il primo giardino d'infanzia a Venezia e questa determinazione era condivisa anche dal sacerdote cattolico Ferrante Aporti, senatore del Regno d'Italia, e sostenitore degli asili per i bambini sin dal 1829. Accomunano questi protagonisti della storia dell'educazione italiana il senso dello Stato legato al prestigio civico della Scuola. Tutto questo risulta nell'esortazione ai Maestri nel centenario della nascita di Aporti:
''Lottate perchè la scuola assorga ad alto sentimento morale, e la cultura non sia ginnastica artificiosa, veleno per utilità che dividono seduzione verso soddisfazioni del momento. Lottate perchè l' istruzione sia popolare e non privilegiata, e abbracci l'uomo intero, tutto l'uomo moderno senza partigianerie tiranniche, senza esclusivismi illiberali. Lottate perchè nella scuola riviva la grande anima della nazione, il suo genio, la sua storia, il suo orgoglio; /.../ Lottate perchè lo Stato sia grande cooperatore o fattore d'educazione, là dove l'opera sua è necessaria, ma non si sovrapponga tirannico alla libertà dell'individuo e della famiglia. Lottate perchè la libertà d' insegnamento s' insediì piena e maestosa negli alti istituti della cultura''.(5)
In questo contesto Ernesto Nathan si insediò come Sindaco di Roma con un memorabile discorso dove dirà con chiarezza:

I bilanci finanziari non debbono ostacolare le Scuole
''Le considerazioni di bilancio finanziario devono cedere il passo alle imperative esigenze del bilancio morale ed intellettuale. Le scuole devono moltiplicarsi, allargarsi, migliorarsi; rapidamente, energicamente, insieme col personale scolastico'', aveva detto Nathan nel suo discorso programmatico. E il sindaco venuto da Londra, diventato cittadino italiano nel 1888, mantenne il suo impegno. Nell'agro romano le scuole rurali, che nel 1907 erano 27, nel 1911 divennero 46 e il numero degli alunni da 1183 passa a 1743. Le scuole urbane hanno un incremento di ben 16 edifici, e gli alunni, che nel 1907 erano 35.963, nel 1912 sono divenuti 42.925. Le scuole statali, come sosteneva il coraggioso sindaco, hanno il compito: ''d'insegnare per sviluppare l'intelletto, d'educare per sviluppare il cuore, addestrando all'esercizio della virtù quale dovere civile. Quindi insegnamento laico fondato su educazione morale''. Nathan si avvalse di pedagogisti, medici, scienziati, specialisti nella cura della malaria che imperversava nell'agro romano. La giunta Nathan erogò fondi perchè le scuole elementari fossero dotate di refezione, di piccole biblioteche, di essenziali laboratori scientifici, di cinematografo; ma assolvessero anche al fondamentale servizio di medicina preventiva. Nei quartieri popolari, come ad esempio a Testaccio e a San Lorenzo, furono costituite le sezioni estive, per sostenere i più deboli nell'apprendimento. L'impegno di Nathan fu determinante nella creazione di scuole pubbliche anche per i più piccoli; nacquero così i ''giardini d'infanzia'' comunali in Via Appia Nuova, Via Galvani, Viale Regina Margherita, Via Novara; nonchè al Portico d'Ottavia e a Borgo Santo Spirito. E le loro sezioni si triplicarono: nel 1907 erano 50, nel 1911 divennero ben 154 (6). Vedremo poi l'azione di quanti collaborarono con Nathan.

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1) http://beq.ebooksgratuits.com/vents/zola-verite.pdf
2) A. Volpi, s.v., Mayer, Enrico, in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008);
http://www.treccani.it/enciclopedia/enrico-mayer_(Dizionario-Biografico)/
3) A.Linaker, ed., Lettere di Giuseppe Mazzini ad Enrico Mayer e di Enrico Mayer a Giuseppe Mazzini, Firenze 1907, p. xxxii in https://archive.org/stream/letteredigiusep00mayegoog#page/n9/mode/2up ; A.Linaker, La vita e i tempi di Enrico Mayer con documenti inediti della storia dell'educazione e del Risorgimento italiano (1802-1877), Firenze 1898 https://archive.org/stream/lavitaeitempidi00linagoog#page/n6/mode/2up
4) E. Mayer, Frammenti di un viaggio pedagogico, Firenze 1867, p. 240; https://archive.org/stream/frammentidiunvi00mayegoog#page/n9/mode/2up
5) F. S. De Dominicis, Ferrante Aporti nella coscienza dell'Italia contemporanea, Mantova 1892, p. 41 in https://archive.org/details/ferranteaportin00domigoog ; G. Vidotto, Ferrante Aporti. Note storico-biografiche, Roma 1899 in https://archive.org/stream/ferranteaporti00vidogoog#page/n5/mode/2up
6) M. Mantello, Ernesto Nathan: un grande laico, un grande sindaco. Un unico interesse: la cosa pubblica; http://www.periodicoliberopensiero.it/eventi/NATHAN%20.pdf
7) F. S. De Dominicis, Ferrante Aporti nella coscienza dell'Italia contemporanea, Mantova 1892, p. 41 in https://archive.org/details/ferranteaportin00domigoog ; G. Vidotto, Ferrante Aporti. Note storico-biografiche, Roma 1899 in https://archive.org/stream/ferranteaporti00vidogoog#page/n5/mode/2up


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