27 marzo 2014, Udienza in Corte di giustizia sul precariato della scuola
25 Aprile 2014 | di Tommaso De Grandis
In data 27 marzo 2014 è stata discussa, davanti a 5 Giudici (nessun italiano) della III sezione della Corte di Giustizia dell'Unione europea, la prima causa riguardante il precariato della scuola pubblica italiana.
La suddetta causa, inutile dire, è di rilevante importanza poichè, per la prima volta, è stato chiesto, ai Giudici lussemburghesi, di rispondere ai quesiti che sia la Corte Costituzionale che il Giudice del Tribunale di Napoli hanno posto circa la compatibilità del sistema delle supplenze della scuola con la direttiva 1999/70/CE ed in particolare con clausola 5 della citata direttiva.
Nello specifico della clausola 5, la Corte di legittimità ha chiesto se le esigenze di organizzazione del sistema scolastico italiano possano costituire una ''ragione obiettiva'' tale da rendere compatibile con il diritto dell'unione europea una normativa, come quella italiana, che non prevede (neanche) il diritto al risarcimento del danno quale misura dissuasiva volta a prevenire gli abusi della reiterazione dei contratti a termine.
La Corte di Giustizia, riunendo tutte le cause provenienti dall'Italia ha sentito gli avvocati delle parti e dei due sindacati costituiti tra cui la Federazione Gilda-Unams; ha ascoltato l'intervento dell'avvocato della Commissione europea (che ha stigmatizzato il fatto che lo Stato italiano utilizzasse precari senza prevedere tempi ragionevoli per indire concorsi pubblici); ha sentito l'Avvocatura Generale dello Stato; ha letto le osservazioni scritte del Governo ellenico, costituitosi in difesa di quello italiano per non correre rischi di stabilizzare i propri precari pubblici; ha chiesto all'Avvocato Generale se avesse domande da fare sulla questione.
L'Avvocato Generale, inaspettatamente, non ha fatto domande riservandosi di depositare, successivamente, le proprie osservazioni scritte che avranno, certamente, un peso sulla decisione finale che sarà emessa entro il corrente anno.
I precari della scuola, ma potremmo meglio dire i precari pubblici italiani, pendono dunque dalla decisione della Corte di Giustizia la quale, si spera, possa almeno indicare la normativa che lo Stato italiano deve applicare nella specifica materia.
Per quanto attiene al contenzioso in corso i Giudici italiani dovranno recepire le indicazioni che la Corte vorrà dare, mentre si profila una possibile riapertura del contenzioso per coloro che non hanno attivato alcuna azione giudiziaria ma anche per coloro i quali, pur avendola attivata, hanno perso le cause in primo grado poichè potrebbe riaprirsi uno spiraglio in termini di richiesta di risarcimento del danno chiamando a rispondere il Governo italiano per mancato recepimento degli obblighi comunitari al fine di costringere lo stesso alla trasformazione dei contratti a termine.
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