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Numero 6 - Giugno 2014
Numero 6 Giugno 2014

1914: le riforme della Scuola fermate dai programmi di guerra

La scuola si trasforma in una macchina per il sostegno patriottico alla 1 Guerra mondiale


26 Maggio 2014 | di Piero Morpurgo

1914: le riforme della Scuola fermate dai programmi di guerra
Il 1914 fu anche l'anno di una clamorosa proposta parlamentare: l'iniziativa di mettere in ruolo i supplenti. Sul tema intervenne la Federazione Italiana Insegnanti Medi denunciando come l'istituto dei supplenti non era causa di crisi della scuola bensì il viceversa: la scuola in crisi ha reso necessario l'istituto dei supplenti. Allora la situazione era anche peggiore di oggi: nomine ministeriali, incarichi locali, spezzoni, insegnanti abilitati e non, ''e non mancano sagrestani che insegnano il latino e delegati di Pubblica Sicurezza che insegnano italiano e storia''. Di fronte alla possibilità di una sanatoria indiscriminata il movimento sindacale replicava chiedendo il miglioramento delle condizioni economiche degli insegnanti e ribadiva che ''la legge giuridica del 1906 ha stabilito la regola del Concorso e a questa nessuno deve poter derogare''. Invero la Federazione riteneva possibile l'assunzione per quanti fossero stati assunti in servizio prima del 1906 e che non avevano potuto beneficiare della sanatoria del 1900; inoltre occorreva collocare quanti erano risultati idonei al concorso, ma non avevano la cattedra per la ridotta quantità di posti banditi. (La Stampa 9 gennaio 1914). Al Teatro Eden di Torino il 7 aprile 1914 Marinetti si rivolse a una platea di studenti entusiasti attaccando gli insegnanti ''i professori col P maiuscolo che hanno l'ossatura formata a guisa di cattedra e che credono che sgobbare sia aver del genio, /.../ Il professore è il negatore della vita col V maiuscolo'' (La Stampa 8 aprile 1914, p. 6). Erano giorni di fervore per l'estensione della scolarizzazione e l'annuale riunione del Consorzio per le biblioteche annunciava di aver prestato oltre 12.000 diapositive per le proiezioni luminose utilizzate nell'istruzione popolare (La Stampa 17 aprile 1914, p. 5). Nell'inverno del 1914 il Ministro della Pubblica Istruzione intervenne al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione con un discorso che, ancora una volta, evidenzia l'incredibile persistenza di questioni che perdurano. Cento anni or sono l'on. Grippo dichiarava che: 1) era necessaria una ''rielaborazione dei programmi, talchè alla tranquillità economica dell'insegnante corrisponda un rinnovamento intimo della scuola nelle sue direttive didattiche e nel suo contenuto culturale''; 2) inoltre si dichiarava che ''un grave problema si dibatte da anni quello dell'autonomia universitaria se cioè essa debba essere puramente amministrativa o anche didattica''; 3) per di più si sottolineava come ''la concessione del suffragio quasi universale avrebbe dovuto essere preceduta dalla distruzione dell'analfabetismo'' (La Stampa 10 novembre 1914). Tuttavia la guerra stava dilagando e iniziarono i richiami delle classi di leva. Poi, con l'entrata in guerra dell'Italia, tutto cambiò e cambiarono anche i programmi:(1) La scuola durante la Grande Guerra si trasformò in una macchina per il sostegno patriottico. A cambiare furono in particolare le materie che, dopo un'attenta revisione, proposero programmi pedagogici legati al tema del conflitto e discussioni legate all'attualità. L'obiettivo era far capire anche ai bambini cosa fossero la Patria, la guerra per Trento e Trieste, l'eroismo militare e farli familiarizzare anche con gli aspetti più tragici della guerra come le violenze quotidiane e la morte. Nelle ore di italiano i maestri leggevano e facevano leggere articoli di giornali che parlavano di guerra e di quanto stava accadendo al fronte. Grande rilevanza veniva data alle descrizioni delle molte illustrazioni che erano pubblicate su questi periodici, prime fra tutte quelle famosissime de 'La Domenica del Corriere'. Il programma di storia invece proponeva approfondimenti sulla guerre di indipendenza, la nascita del Regno d'Italia Ci sarà pure una rivisitazione di Pinocchio, il celebre burattino di legno inventato da Carlo Collodi nel 1881. Suo nipote scrisse Il cuore di Pinocchio (2) al centro della trama non c'era più il naso che ad ogni bugia si allungava, ma le gambe e le braccia di legno che ricordavano metaforicamente le amputazioni dovute a ferite di guerra. Al tempo stesso nell'insegnamento delle scienze venne dato grande spazio alle novità tecnologiche in campo militare. I bambini così scoprirono le armi utilizzate al fronte, gli esplosivi, la crudeltà dei gas asfissianti e gli affascinanti aeroplani. Gli insegnanti avevano anche il compito di sorvegliare e segnalare i casi di bambini che si dimostrassero poco inclini a sostenere la guerra e lo sforzo patriottico. E quando una bambina in un tema, scrisse: 'Chi fa la guerra sono tutti poveretti perchè di signori non ce n'erano lì in terra' (3) riportando quanto aveva sentito dal padre, ricoverato in un ospedale dopo essere stato ferito al fronte, la maestra strappò il compito e diede uno schiaffo alla piccola perchè nulla doveva turbare il crescente patriottismo dei bambini.

Anche i giocattoli e i giochi di gruppo cambiarono nel 1915. Nei negozi non si trovavano più orsacchiotti ma imitazioni di mortai, di grossi cannoni da assedio e di fucili (4). Anche il piccolo Ettore Bulligan ricorda 'avevo fatto amicizia con i bambini delle case vicino e giocavo con essi, naturalmente alla guerra, e avevo l'elmetto, le giberne e la maschera antigas, mi mancava, però un fucile' (5). Si esortava alla guerra anche in nome dei bambini: ''Save your child''; questa era la propaganda bellica degli Stati Uniti (6). E nel frattempo le parti in conflitto iniziarono ad utilizzare i soldati bambino che arruolavano anche a 14 anni (7).

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[1] http://www.itinerarigrandeguerra.it/Le-Scuole-Durante-La-Prima-Guerra-Mondiale
[2] http://www.letteraturadimenticata.it/Pinocchio.htm
[3] A. Gibelli, La Grande Guerra degli italiani, Milano, 2009, p. 235.
[4]http://www.historial.org/Musee-collection/Collection/Collections-thematiques/Les-jeux-et-jouets-de-1914-1918
[5] G. Viola, Storie della ritirata nel Friuli della Grande Guerra, Udine 1998, p. 23.
[6] http://crdp.ac-amiens.fr/historial/expo2003_1/sommaire_exposition.htm
[7] http://www.greatwar.nl/frames/default-children.html


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Numero 6 - Giugno 2014
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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