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Numero 7 - Settembre 2014
Numero 7 Settembre 2014

Le segrete stanze

La prassi che trascura il confronto e il dialogo con chi rappresenta i lavoratori e privilegia il discutibilissimo costume dello scoop comunicativo è lontana dai metodi della democrazia


31 Agosto 2014 | di Renza Bertuzzi

Le segrete stanze  
Strano modo di stravolgere la politica e la democrazia, questo che vediamo nei nostri tempi piuttosto bui. Decisioni prese unilateralmente, assenza del confronto e del dialogo con i rappresentanti dei lavoratori, frasi dette e poi rinnegate, in un polverone insano che confonde le idee e fa crescere l’ insicurezza dei cittadini. Così è capitato con i docenti e con la scuola, giusto alla fine dell’ anno scolastico, tanto per predisporre gli animi non certo alle lunghe vacanze che esistono solo nell’ immaginario in malafede di politici e di alcune categorie, bensì alle incombenze burocratiche personali (pratiche per: trasferimento, e/o assegnazione provvisoria; inserimento in graduatorie varie; i diversi TFA) e collettive (predisposizione di registri elettronici; di materiale cartaceo; di documentazione ripetuta mille volte; di verbali di esami e così via) ormai giunte ad un delirio applicativo che non ha eguali.
 
Così, nelle segrete stanze, sarebbe stato partorito un progetto diabolico (e un po’ folle) sulla scuola con aumento di orario dei docenti a 36 ore settimanali; apertura scuole anche di sera; aumento di poteri ai Dirigenti e chi più ne ha più ne metta. Il tutto senza la prassi democratica del confronto e del dialogo con chi rappresenta i lavoratori, ma con il discutibilissimo costume dello scoop comunicativo. E dunque, la notizia in anteprima data non agli interessati ma ai giornalisti che la lanciano. I titoloni dei giornali che animano reazioni giustamente inorridite dei docenti, opportunamente polemiche dei sindacati e falsamente contrite degli autori delle proposte. Scene già viste delle quali non se ne può più. Che la scuola sia una cosa seria e che l’ istruzione sia la base della crescita di un paese sono fatti compresi ovunque tranne che da noi. Qui se ne parla in tv, con i giornalisti, con i twitt o in facebook ma non se ne ragiona con i soggetti interessati, con i sindacati che li rappresentano e soprattutto se ne parla poco nei luoghi istituzionali. Cioè nelle commissioni parlamentari, in Parlamento, nei tavoli ufficiali dove chi partecipa conosce l’ oggetto della discussione e ragiona con cognizione di causa. La scuola è un organo istituzionale- come recita la nostra Costituzione- e bisognerebbe trattarla come è doveroso, con i crismi dell’ ufficialità e del rispetto e attraverso quei canali riservati alle materie fondamentali per il bene comune.
 
In più, le modifiche di ogni genere in questa come in altre materie che incidono su materie costituzionali hanno bisogno soprattutto di un clima collaborativo degli interessati e dei cittadini e non di atteggiamenti punitivi utili solo a mostrare un esercizio del potere e non ad ottenere risultati efficaci.
 
La politica delle segrete stanze, della complicità tra politica e comunicazione che vorrebbe escludere la parte rappresentativa dei lavoratori non appartiene della democrazia, governo di tutti. Governo certamente faticoso e con qualche imperfezione che si potrebbe efficacemente correggere con la mediazione del confronto e della fiducia. Dubitiamo che il miglioramento della prassi democratica possa avvenire tagliando i mezzi di espressione dei sindacati, come è avvenuto con il dimezzamento dei distacchi sindacali. In ogni caso, non sarà certo la politica segreta a modificare le idee, i convincimenti, le azioni della Gilda-FGU. Al contrario, tutto ciò rinvigorisce la volontà di batterci per mantenere un costume democratico e per confermare che forse oggetto di intervento del Governo le idee restano chiare e ferme: l’orario di lavoro dei docenti è già un tempo (anche troppo) pieno; l’ istruzione non può migliorare assegnando poteri assoluti (!) al dirigente;  la differenziazione per merito (?) degli stipendi non può avvenire a scapito dell’ anzianità e del rinnovo contrattuale.
 
La Gilda-Fgu, niente affatto indebolita, è pronta ad affrontare anche questa nuova contesa, disposta al confronto senza pregiudizi, alla luce del sole, e al giudizio democratico di tutti.
 
 

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