È scomparso Giorgio Israel, una voce critica e libera a cui siamo molto riconoscenti per le tante volte in cui ha partecipato ai nostri convegni, anche da lontano, quando era ormai malato
23 Ottobre 2015 | di Fabrizio Reberschegg
E' scomparso da pochi giorni il Prof. Giorgio Israel, una delle persone che in tanti anni abbiamo conosciuto e stimato come un intellettuale coraggioso che è sempre andato oltre i tradizionali schemi destra/sinistra soprattutto quando l'oggetto dell'analisi e della conversazione era la scuola italiana. O meglio quello che rimaneva della scuola italiana dopo le reiterate riforme distruttrici del senso profondo del concetto di sapere e istruzione nel nostro Paese.
Abbiamo avuto l'onore di averlo come relatore in numerosi convegni e ha sempre avuto la capacità di stimolare il discorso al di là delle facili critiche alle tante riforme scolastiche, invitandoci a proporre in senso costruttivo alternative alla dittatura di una pedagogia troppo spesso autoreferenziale, costruttrice di modelli astratti di "buona scuola" finalizzati a imporre schemi di riferimento lontani dalla realtà concreta dell'insegnamento attivo, ma purtroppo vicini ad una visione tecnocratica e aziendalista della scuola.
Sicuramente non è stato tenero nei confronti dei sindacati tradizionali che riteneva corresponsabili del progressivo sfascio della scuola italiana per inseguire i miti delle competenze e dell'innovazione fini a se stessi in cambio di una legittimazione prettamente politica e legata a specifici interessi. Per questo riteneva la Gilda degli Insegnanti una delle poche organizzazioni sindacali e professionali che poteva e può essere alternativa ad una visione della formazione e dell'istruzione ridotta a mera tecnocrazia burocratica, pedagogica e aziendalista. Ma non è stato tenero nemmeno con noi quando in alcuni periodi storici ci ha accusato di essere troppo curvati alla semplice attività di difesa sindacale della categoria tralasciando le battaglie culturali che dovevano invece caratterizzare una associazione di professionisti della scuola. E'stata una critica in positivo che ci ha stimolato a proseguire nel nostro cammino autonomo e anomalo nel panorama associazionistico e sindacale nel mondo della scuola. L'ultima volta che ci siamo sentiti, mi ha espresso la sua amarezza per la censura quasi totale che la stampa e i media stavano facendo contro i suoi articoli e suoi scritti sulla "buona scuola". Una voce scomoda che doveva tacere. Ma le sue parole e i suoi scritti resteranno ancora come punti di riferimento per una battaglia culturale che molti, e noi della Gilda degli Insegnanti in primis, intendono continuare a fare contro la pericolosa ideologia che intende la scuola come mera articolazione funzionale al sistema sociale ed economico esistente e ai potenti di turno.
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