La Scuola e l’Università di Giorgio erano istituzioni scientifiche autorevoli e non luoghi in cui si soddisfano clienti e clientele. Già ci manca molto
23 Ottobre 2015 | di Piero Morpurgo
Giorgio Israel (Roma 1945 -2015) non c’è più e molto ci mancherà il suo pensiero critico con cui contribuiva ai convegni della GILDA. Giorgio era figlio di Saul Israel (1897-1981) che nacque a Salonicco e che si trasferì nel 1916 in Italia per studiare medicina e vi si stabilì definitivamente, prendendo la cittadinanza italiana, dopo l’incendio che distrusse il quartiere ebraico di Salonicco e provocò la dispersione della sua famiglia. Saul fu aiuto presso l’Istituto di Fisiologia Generale dell’Università di Roma e svolse la sua attività scientifica anche a Parigi. Nel 1933 Saul Israel fu costretto alle dimissioni dall’università per l’impossibilità di lavorare con il nuovo direttore dell’Istituto, Sabato Visco, futuro Capo dell’Ufficio Razza del Ministero della Cultura Popolare.
Il padre di Giorgio era cultore dell’idea di ebraismo laico trasmessa dall’antenato Yehuda Nehama che fu tra i fondatori, nel 1865, di una scuola dell’Alliance Israélite Universelle (1) un’organizzazione che fondò centinaia di scuole in Europa, nel Nord Africa e in tutto il Vicino Oriente. La passione per la difesa dell’istruzione di Giorgio aveva radici antiche sia nella tradizione familiare sia nel pensiero talmudico ove sta scritto “il mondo esiste per il respiro dei bambini che vanno a scuola”. Ho incontrato Giorgio negli anni ’70 a casa di Pietro Ingrao lì si discuteva di politica e di riforma della scuola in modo acceso spesso con gli interventi di Laura Lombardo Radice moglie dell’on. Pietro Ingrao e sorella del matematico Lucio. E con Bruna Ingrao Giorgio scrisse La mano invisibile. L'equilibrio economico nella teoria della scienza. Il mondo come gioco matematico (Bari 2006). L’impegno storico di Giorgio appare con Scienza e razza nell’Italia fascista, scritto con Pietro Nastasi (Bologna 1998) dove si delineano le persecuzioni che subirono durante il fascismo, e dopo (2), gli scienziati Ebrei italiani e tra questi Guido Castelnuovo. E Giorgio era molto preoccupato dell’antisemitismo che permea la cultura italiana. Dalla Scuola matematica romana proviene l’impegno di Giorgio a difendere il pensiero critico nell’insegnamento così come aveva fatto Castelnuovo nel 1912 al convegno di Mathesis. Gli studi sulla storia del pensiero scientifico si inseriscono nel filone di un altro grande matematico romano: Federigo Enriques che si ispirò al pensiero del positivismo critico ed entrò in polemica con il neoidealismo di Benedetto Croce e Giovanni Gentile. La polemica è molto aspra e arrivò sui giornali proprio in occasione del IV Congresso internazionale di filosofia: Enriques accusava Croce e Gentile di non comprendere il valore culturale della ricerca scientifica. A questi matematici e alle loro teorie sull’insegnamento Giorgio ha dedicato studi notevoli così come a Vito Volterra. Il legame tra scienza e didattica è sempre stato molto forte nella scuola romana e in Giorgio; invero, giustamente, Giorgio è stato un difensore del Liceo Classico mentre Castelnuovo era per l’abolizione del latino (3). Giorgio come studioso e come genitore ci ha testimoniato scientificamente il declino della Scuola, un declino iniziato nel 1985. In Chi sono i nemici della scienza? Riflessioni su un disastro educativo e culturale (Torino 2008) Giorgio fotografava l’immagine di un docente che è quella di un animatore culturale, “una figura analoga a quegli animatori delle feste di compleanno dei bambini che facilitano la socializzazione e il divertimento proponendo giochi e guidando la festa nel modo più gradevole possibile”. Giorgio denunciava l’ossessione di sottoporre la cultura, la ricerca scientifica e l’istruzione a una misurazione quantitativa oggettiva e a processi di standardizzazione, aspetti che erano estranei al sistema scolastico italiano, sono la conseguenza di una profonda sfiducia nell’uomo e portano a eliminare la sua visibilità e le sue tracce. In realtà, così facendo, si elimina anche la creatività dell’uomo: “il docente della scuola standardizzata secondo i metodi di tipo docimologico-didattichese non è più un uomo di cultura che, sia pure entro certe finalità, programmi e metodologie, trasmette le sue conoscenze e la sua esperienza per formare persone, ma un ‘operatore’, un funzionario scolastico, un burocrate dell’istruzione.
Giorgio amava spesso citare un passo di Hannah Arendt “L’insegnante è una persona che si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità. Di fronte al ragazzo è una sorta di rappresentante di tutti i cittadini della terra che indica i particolari dicendo: ecco il nostro mondo” (4). La Scuola e l’Università di Giorgio erano istituzioni scientifiche autorevoli e non luoghi in cui si soddisfano clienti e clientele. A Giorgio siamo molto riconoscenti.
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(1) http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/judaica/ejud_0002_0001_0_00834.html
(2) http://archiviostorico.corriere.it/2010/giugno/15/riciclaggio_dei_docenti_antisemiti_democratici_co_9_100615050.shtml
(3) http://www.roars.it/online/giorgio-isarel/
(4) La crisi dell’istruzione, in Tra passato e futuro, New York 1968, trad. it Milano 2001, pp. 242-255.
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