Per la prima volta, uniti a tutti gli altri sindacati, abbiamo partecipato ad una manifestazione di protesta di tutto il pubblico impiego perché è prioritario, rispetto a qualsiasi piattaforma rivendicativa, difendere la certezza del diritto e accendere i riflettori sui valori costituzionali, nella vera e propria emergenza democratica in cui ci troviamo
27 Dicembre 2015 | di Rino Di Meglio
Dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il protrarsi del blocco dei contratti del pubblico impiego, il Governo ha risposto stanziando una somma ridicola nella legge di stabilità (circa 8 euro netti medi per dipendente). E’ chiaro che si tratta di una sorta di presa in giro, di un aggiramento di fatto della sentenza ed in sostanza della proroga di fatto del blocco dei contratti perché è chiaro che nessuna organizzazione sindacale potrà permettersi di sottoscrivere un contratto a queste condizioni.
E’ per questo motivo che, per la prima volta, uniti a tutti gli altri sindacati, abbiamo partecipato ad una manifestazione di protesta di tutto il pubblico impiego il 28 novembre 2015.
D’altra parte, l’attacco persistente di questo Governo alla contrattazione sindacale, e talvolta addirittura alle libertà sindacali, ha assunto le caratteristiche di una vera e propria emergenza democratica che richiede, senza tradire la propria identità, anche dei momenti di forte unità.
Il Governo sta sistematicamente demolendo i diritti contrattuali, la legge 107/2015 ne costituisce un lampante esempio.
Risulta quindi prioritario, rispetto a qualsiasi piattaforma rivendicativa, ristabilire la certezza del diritto, precisando quali sono le competenze del contratto di lavoro e quali quelle della legge, in caso contrario i diritti di chi lavora risulteranno scritti sulla sabbia e l’ordinamento generale ne risulterà sconvolto, soggetto a contraddizioni, anche tra le leggi e, in definitiva, profondamente iniquo.
Anche in altri paesi europei, a causa della crisi, si sono verificati dei blocchi nel rinnovo dei contratti pubblici, ma, con le sole eccezioni di Italia e Grecia, al termine del periodo di blocco, è stata restituita ai dipendenti la perdita di valore subita. E’ quindi pienamente ragionevole pretendere che vi sia, dal lato economico, il risarcimento della perdita subita in questi lunghi anni di totale blocco dei contratti.
La Gilda degli Insegnanti, in ogni caso, non abdicherà alle proprie battaglie fondamentali, prima fra tutte l’ottenimento di un contratto specifico per i docenti per riconoscere e valorizzare la loro funzione specifica e la dimensione intellettuale e professionale del loro lavoro.
In questo momento è più che mai importante accendere i riflettori sui valori costituzionali: rigorosa tutela della libertà di insegnamento, imparzialità nell’assegnazione di nomine ed incarichi, assoluta trasparenza nell’uso del danaro pubblico, premessa essenziale per educare la nostra intera società alla legalità.
Condividi questo articolo: