IN QUESTO NUMERO
Numero 2 - Marzo 2016
Numero 2 Marzo 2016

Delega 0-6 anni - Per una scuola dell' infanzia diritto istituzionale e non semplice servizio

Venezia, 29 gennaio 2016: “Scuola dell'infanzia: ieri, oggi, ma domani? Convegno della Gilda e dell'Associazione Art. 33


14 Febbraio 2016 | di Fabrizio Reberschegg

Delega 0-6 anni - Per una scuola dell' infanzia diritto istituzionale e non semplice servizio   L’Associazione Docenti art.33 e la Gilda degli Insegnanti hanno organizzato alla fine di gennaio a Venezia un partecipatissimo convegno sulla questione della delega, inserita tra le altre nella legge 107/2015, con la quale si prevede il riordino del segmento di servizio/istruzione/educazione 0-6 anni che viene concepito come "servizio integrato". Entro 18 mesi dall’approvazione della legge (gennaio 2017...) il governo dovrebbe emanare un decreto legislativo di modifica sostanziale degli assetti della scuola dell'infanzia (segmento 3-6 anni) e dei nidi (segmento 0-3 anni). Fino ad oggi ciò non è accaduto e l’emendamento Puglisi alla legge di stabilità 2016 per l’istituzione del fondo di 100 milioni di euro in tre anni per l’attuazione del sistema integrato è stato bocciato dal Senato per incapienza di bilancio. Ma rimane ancora pendente la delega: nella legge 107 si propone per il servizio integrato 0-6 la funzione di “conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori”. Parole che non compaiono in nessuna precedente norma né tanto meno nelle Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia del 2012, che compongono un tutto unitario con le Indicazioni per il primo ciclo e dove le finalità sono formulate attraverso le tre parole chiave di identità, autonomia, competenza con al centro il bambino.
 
Il Convegno si è aperto con un video appello di Ferdinando Imposimato, attualmente Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, riservato esclusivamente a questa iniziativa, in cui l’ alto Magistrato ha ricordato che la scuola pubblica è al centro della vita democratica in quanto organo istituzionale al pari del Governo e della Magistratura. Nella scuola pubblica, quella dell’ infanzia rappresenta- come dichiarò Aldo Moro, da Presidente del Consiglio, in un intervento del 3 marzo 1966- il pilastro e per questo deve essere sostenuta dallo Stato, in virtù dell’ art. 81 della Costituzione. 
Gli interventi dei relatori, coordinati da Alessandra Michieletto della Gilda di Venezia, hanno assunto una duplice veste: da una parte ci si è orientati sulla specificità didattica ed educativa della scuola dell’infanzia inserendola nel contesto operativo del sistema scolastico italiano ed europeo (Vianello, Cerini); dall’altra ci si è soffermati sui contenuti della proposta di delega e di riforma in relazione alla filosofia che sottende alla legge 107/2015 (Greco, Albiero, Sani). Rispetto alla delega specifica è stato a più voci sottolineato che la dizione astratta di "servizio integrato" si trasforma in un attacco diretto alla scuola statale dell’infanzia che non può e deve essere considerata servizio alla persona o servizio a domanda individuale relegata in un segmento diverso e separato dalla scuola primaria. Infatti essa dovrebbe invece essere considerata istituzione integrata e costitutiva del primo ciclo, facendo parte a pieno titolo del percorso formativo delle cittadine e dei cittadini italiani del nostro sistema scolastico. Per questo la scuola dell’infanzia deve essere salvaguardata nella sua autonomia e nella sua specificità pedagogica e didattica che le hanno permesso di raggiungere nel nostro Paese quei livelli di qualità ed eccellenza riconosciuti sul piano internazionale. L’assenza nella delega di una chiara specificità dei percorsi 0-3 (nidi) e 3-6 (scuola dell'infanzia) può consentire pericolosamente l’introduzione di forme di flessibilità deprofessionalizzante degli insegnanti dell’infanzia con la loro utilizzazione anche parziale nei nidi. L’accenno al “cofinanziamento dei costi di gestione e la compartecipazione delle famiglie utenti del servizio" con l’introduzione cioè della quota capitaria può determinare una progressiva mercantilizzazione della scuola dell’infanzia con oneri e costi differenziati sul territorio nazionale con l’effetto di spingere verso forme di esternalizzazione privatistica del “servizio”.
 
Tutti gli interventi e i relatori hanno messo in rilievo l’opportunità di rivedere i contenuti della delega che fa propri modelli di servizi dell’infanzia legati a specifiche esperienze di alcuni enti locali, esperienze difficilmente esportabili sul territorio nazionale. E’ mancata colpevolmente la presenza di rappresentanti degli enti locali (regione, comuni, città metropolitane). Sulla scuola dell’infanzia e sul segmento 0-6 alcune regioni sollecitano verso una sussidiarietà spinta affidando il “servizio” dell’infanzia a forme integrate pubblico-privato; in altri contesti locali, di fronte alla crisi finanziaria degli enti territoriali, si preme invece su una sorta di statizzazione del “servizio” o ad una maggiore esternalizzazione a privati. In questo caos manca una regia unitaria dello Stato che dovrebbe garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Nel dibattito conclusivo con i politici (Pittoni per la Lega Nord, Rubinato per il PD, Montevecchi per il Movimento 5 stelle ) gli intervenuti hanno messo in rilievo molte delle incongruenze della delega. Ma si è anche rilevato che la delega affida di fatto al governo grande autonomia a definire i provvedimenti attuativi senza un vero coinvolgimento del Parlamento. L'onorevole Rubinato del PD ha espresso alcune note critiche ai contenuti della delega e ha riconosciuto la oggettiva difficoltà a porre in essere anche i lati positivi in essa contenuti (generalizzazione del servizio della scuola dell'infanzia sul territorio nazionale, ampliamento del servizio 0-3 affidato agli enti locali) in mancanza di un consistente finanziamento da parte dello Stato pur difendendo il sistema integrato pubblico-privato che sembra funzionare in alcune realtà regionali come il Veneto. A conclusione del convegno molte insegnanti della scuola dell'infanzia hanno fatto sentire la loro voce critica con particolare riferimento agli effetti negativi che la legge 107 ha determinato nei confronti del segmento di personale interessato. Non è ininfluente infatti che per sostenere la delega 0-6 anni il governo non abbia inserito nel piano assunzionale straordinario della 107 (vedi organico di potenziamento) la scuola dell'infanzia.
 
Il Coordinatore nazionale della Gilda Rino Di Meglio e il presidente dell'Associazione Docenti art.33 Fabrizio Reberschegg hanno ribadito la loro contrarietà nei confronti della filosofia di fondo della 107/15 con particolare riferimento alla presenza di deleghe fortemente invasive su tutto il sistema di istruzione e al segmento specifico della scuola dell'infanzia. Per evitare gli effetti della legge, la Gilda-FGU metterà in campo tutti gli strumenti legali per destrutturare le scelte operate dal governo anche partecipando all'organizzazione di un referendum abrogativo di parti essenziali della 107. In merito alla scuola dell'infanzia è stato ribadita la necessità di conservarne la specificità e di valorizzare la professionalità delle operatrici e degli operatori. Si tratta di inserirla una volta per tutte nel comparto statale evitando duplicazioni con gli enti locali e garantendo pari opportunità di scelta alle famiglie tra statale/pubblico e privato in tutto il territorio nazionale senza che sia appannaggio dei privati il monopolio del "servizio" in tante realtà regionali e comunali. Le risorse per fare ciò possono e devono essere trovate perché non si tratta di semplice servizio, ma di diritto istituzionale che deve essere garantito a tutte le bambine e i bambini nel nostro Paese.
 
Serve ora fare rete tra tutti gli operatori della scuola dell'infanzia che operano nel settore statale e degli enti pubblici per difendere questo fondamentale settore del sistema dell'istruzione. E' una battaglia culturale e di civiltà prima che una semplice rivendicazione sindacale.
 
 


Condividi questo articolo:

Numero 2 - Marzo 2016
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.
Hanno collaborato a questo numero:
Rosario Cutrupia, Tommaso de Grandis