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Numero 2 - Marzo 2016
Numero 2 Marzo 2016

1919: recuperare l'arte e ricostruire la scuola

Un anno di fermenti di ricostruzione ma anche di incubazione del nuovo conflitto mondiale


15 Febbraio 2016 | di Piero Morpurgo

1919: recuperare l'arte e ricostruire la scuola La Grande Guerra lasciò profonde ferite sociali e culturali. Il patrimonio artistico europeo aveva subito atti vandalici e rapine. In Italia, nella notte fra il 24 e il 25 ottobre 1915, una bomba cadde sulla chiesa degli Scalzi a Venezia e distrusse tutta la volta dipinta dal Tiepolo. Bombe anche su Padova, dove rimasero gravemente danneggiati una parte del museo civico e il Duomo, Palazzo Maldura e il teatro Verdi.
L’elenco degli edifici colpiti è lunghissimo: il castello di Andraz, in provincia di Belluno; la Grotta di San Girolamo di Nervesa della Battaglia; il centro storico di Gallio e la Gipsoteca di Canova nel vicentino; la chiesa ottocentesca di Eraclea, vicino Venezia (1), Sant’Apollinare a Ravenna, il duomo di San Ciriaco ad Ancona; Rimini, i palazzi di Bari e di Manfredonia (2).
La difesa dei monumenti italiani, coordinata da Corrado Ricci per il Ministero della Pubblica Istruzione, fu richiesta anche da Ugo Ojetti, un ufficiale italiano che, con la sua opera, programmò linee guida di tutela del patrimonio artistico che sono di grande attualità (3): smontare i monumenti e metterli al sicuro, proteggere gli edifici con sacchi di sabbia e coperture in legno.
Ojetti aveva visto la distruzione della cattedrale di Reims (4) nel 1915 e rammentava quanto accadde nel 1848 a Vicenza: gli austriaci entrarono a cavallo nel santuario di Monte Berico, devastarono tutto e con le baionette fecero a pezzi una tela di Paolo Veronese (5); il tutto si ripropose nel 1849 a Venezia con ventiquattro giorni di bombardamenti e con i quadri di Palma il Vecchio, di Tintoretto e Tiepolo danneggiati o distrutti, colpita anche la sala delle pergamene papali all’Archivio di Stato ai Frari. L’11 marzo 1918 fu bombardata persino Napoli.
Le Guerre di Indipendenza e la Grande Guerra videro la rapina e la distruzione delle opere d’arte italiane: per questo la Missione Italiana a Vienna operò per riavere il maltolto. Non fu facile. L’Austria si oppose alle richieste del generale Segre di operare sia in base al Trattato di Zurigo del 10 novembre 1859 (art. XV),nonché in virtù del Trattato di Vienna del 3 ottobre 1866 (art. XVIII) e della Convenzione di Firenze del 14 luglio 1868 (6), sia applicando l’art. 196 del Trattato di pace di Saint-Germain del 10 settembre 1919 (7) che prevedeva la restituzione dei beni artistici alle zone di provenienza e le sottrazioni non erano state da poco: basti pensare al museo di Aquileia che era stato interamente depredato.
Il 28 febbraio 1919, la Missione italiana di armistizio a Vienna, di fronte al rifiuto del Capo dell’amministrazione dei beni ex-imperiali di consegnare tre codici estensi, procedeva al sequestro, a titolo di pegno, di altri tre codici italiani: la Genesi di Vienna, un Dioscoride del V secolo e l’Hortulus Animae. La tensione era altissima, però il 2 marzo 1919 da Vienna si mosse uno strano corteo: 50 autocarri con le opere d’arte sottratte scortati dai Carabinieri. Nel 1919 l’esercito non era stato ancora smobilitato e il Ministero della Guerra accordava ai soldati universitari brevi permessi per sostenere gli esami.
Ancora il 4 febbraio del 1919 “La Stampa” apriva la prima pagina con un lungo articolo intitolato “Scene di morte, fermenti di vita”: il Veneto e il Trentino risultavano devastati, persino le viti e gli alberi da frutto erano stati abbattuti dagli austriaci.
La situazione era così critica che l’Unione Magistrale proclama “Basta coll’analfabetismo! Ma basta anche colla condizione di fame in cui sono tenuti i maestri” (8). Dall’11 giugno lo sciopero a oltranza arriva al 20 quando il presidente del Consiglio Orlando e il ministro Berenini accolsero le richieste: stipendio iniziale di 3100 lire per arrivare a 5100 (circa 75.000 euro) dopo 5 scatti di anzianità quadriennali, parità di retribuzione tra maestri e maestre, indennità per le sedi con molti abitanti che poteva arrivare anche a 1200 lire annue (9) (lo stipendio di un Direttore dello Stato era di 11.700 lire (10).
Il 1919 è l’anno delle sperimentazioni: in Francia si costituì il Bureau International des Écoles Nouvelles (11) che proponeva una scuola attiva con forte propensione ai lavori manuali, fu istituita anche l’Ecole supérieure du Génie Rural con il fine di ricostruire l’attività agricola, la Renault inaugurava un proprio istituto di formazione e così pure la Marina Mercantile. La ricostruzione della società devastata dalla guerra comportò una forte spinte alla formazione professionale che, con la legge Astier del 25 luglio 1919, divenne obbligatoria per tutti i giovani al di sotto dei 18 anni.
In Germania il 1919 è l’anno della Bauhaus, ma anche dell’inaugurazione non solo delle scuole libertarie di Amburgo che rifiutano una didattica condizionata da interessi economici (12), ma anche della scuola Waldorf fondata a Stoccarda da Rudolf Steiner che teorizzava l’assoluta libertà di insegnamento che doveva mirare alla costruzione di un libero spirito critico dell’allievo e di una nuova spiritualizzazione dell’individuo (13).
E sempre nel 1919 Maria Montessori promuoveva in Inghilterra una serie di conferenze per diffondere il suo metodo (14).
Di quegli anni il pedagogista Henri Wallon ricordava: “allora sembrava che per assicurare al mondo un avvenire di pace nulla sarebbe stato più efficace che lo sviluppare nelle giovani generazioni il rispetto della persona umana attraverso un’educazione appropriata. Così si sarebbero potuti diffondere i sentimenti di fraternità e di solidarietà che sono agli antipodi della guerra e della violenza” (15).
Ma il 1919 vide l’estendersi delle violenze squadristi e la lunga incubazione di un altro conflitto mondiale.
 
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(1) S. Gambarotto, E. Raffaelli, S. Zanadrea, R. Callegari, edd., Fuoco dal cielo. I bombardamenti aerei sulle città del Veneto e i danni al patrimonio artistico 1915-1918, Treviso 2008 cfr. http://istrit.org/download/fuococielo.pdf
(2) http://www.lemarcheelagrandeguerra.it/2015/01/02/il-bombardamento-navale-di-ancona-il-24-maggio-1915/
(3) I monumenti italiani e la guerra, Milano 1917, https://archive.org/details/-imonumentiitalia1917ojet ; Il martirio dei monumenti, Milano 1917, https://archive.org/details/ilmartiriodeimon00ojet. Si veda ora G. P. Treccani,Monumenti e centri storici nella stagione della Grande Guerra, Roma 2015.
(4) http://www.persee.fr/doc/crai_0065-0536_1915_num_59_1_73514
(5) http://www.arte.it/opera/cena-di-san-gregorio-magno-5839
(6) La restituzione di beni artistici italiani http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=2474
(7) http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=1148
(8) “La Stampa”, 9 giugno 1919, p.3
(9) “La Stampa”, 20 giugno 1919, p.
(10) Sommario di statistiche storiche dell’Italia 1861-1965, p. 129 http://www.istat.it/it/files/2011/03/sommariostatistichestoriche1861-1965.pdf
(11) Ferriére e i 30 punti del BIEN http://www.dubladidattica.it/bien.html
(12) J. Robert Schmid, Le maître camarade et la pédagogie libertaire, Neufchatel 1936
(13) http://www.liberascuola-rudolfsteiner.it/main/home/main.asp?mode=m3-&ida=177
(14) P. Morpurgo, https://www.academia.edu/4289031/Maria_Montessori_quadro_sinottico_di_storia_e_pedagogia_del_900
(15) Congrès du Groupe Français d’Éducation Nouvelle, in “Pour l'ère nouvelle”,10 (1952), p. 23.
 
 


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Numero 2 - Marzo 2016
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Gina Spadaccino.
Hanno collaborato a questo numero:
Rosario Cutrupia, Tommaso de Grandis