Anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha lanciato l’ allarme su questa prerogativa inserendo la discrezionalità dei Dirigenti scolastici nella scelta dei docenti, così come prevista dai cc. 79-82 della legge 107/2015, tra le procedure a maggior rischio corruttivo delle istituzioni scolastiche
23 Agosto 2016 | di Gianluigi Dotti
Il progetto e la sua declinazione
Il progetto della “Buonascuola”, presentato nel settembre 2014 dal Ministro Giannini e dal Governo, chiariva in maniera inequivocabile quale fosse l’idea che sulla governance della scuola albergava tra le forze del Governo Renzi: rafforzamento dell’autorità e del potere dei Dirigenti scolastici a scapito degli organi collegiali di partecipazione professionale e democratica della scuola.
Le prime bozze, poi, della Legge 107/2015 presentate in Parlamento all’inizio del 2015 declinavano i principi della “Buonascuola”, normando la cosiddetta “chiamata diretta”, che è diventata il cardine di tutta la “riforma renziana” della scuola.
Inizialmente il testo della legge prevedeva l’istituzione degli ambiti territoriali e assegnava a tutti i docenti in servizio la sola titolarità sull’ambito. Le modifiche successive lasciano invece invariata la situazione per tutti i docenti assunti entro il 2014/2015 e per i neo-assunti con le vecchie regole, che conservano al titolarità sulla scuola, mentre assegnano la titolarità sugli ambiti a tutti coloro che sono stati assunti con il piano straordinario di assunzioni e a tutti coloro che usufruiranno della mobilità.
Per questi ultimi, neoassunti e trasferiti, volontariamente o d’ufficio, la legge 107/2015 prevede la titolarità sull’ambito e, di conseguenza, l’assegnazione alla scuola di servizio tramite la “chiamata diretta”. In pratica per tutti questi docenti titolari sull’ambito si formerà un elenco, senza alcuna graduatoria o punteggio, dalla quale il Dirigente scolastico avrà la facoltà di scegliere, anche con un colloquio, il docente, o i docenti, al quale, o ai quali, proporre un contratto triennale.
La Gilda degli Insegnanti ha fin da subito compreso che la “chiamata diretta” è l’elemento centrale della strategia del Governo Renzi per l’aziendalizzazione e la privatizzazione della scuola pubblica statale che viene affidata al Dirigente che la governa dall’alto in una logica gerarchica e competitiva. Proprio per questo la Gilda degli Insegnanti ha cercato in tutti i modi di ostacolare la “chiamata diretta” sia con la battaglia sindacale sia con quella legale, proponendo la raccolta di firme per un referendum abrogativo dei commi della 107/2015 che dispongono la “chiamata diretta” sia con ricorsi avverso gli ambiti territoriali e gli atti dei Dirigenti che “scelgono” i docenti delle loro scuole.
Al momento del negoziato sul CCNI della mobilità 2016/2017 in cui si dovevano definire i passaggi relativi a questa novità , la Gilda degli Insegnanti con piena consapevolezza dell’immane rischio, non ha neppure accettato la trattativa -firmata invece dalle altre Organizzazioni sindacali rappresentative- perché l’Amministrazione, in un gioco bizantino e furbesco, ha ottenuto di applicare la chiamata diretta a coloro che hanno partecipato al piano assunzionale e ai trasferimenti interprovinciali. Il risultato è che si è prodotta una profonda divisione tra gli insegnanti, con oltre 100.000 docenti che si sono ritrovati nella lotteria della chiamata diretta.
Le fasi della sequenza contrattuale
A completare il danno provocato dalla 107/2015 è stata la vicenda legata alla sequenza contrattuale prevista dal CCNI dell’8 aprile 2016, che in pratica rinviava ad un secondo momento la definizione dei criteri con i quali il Dirigente avrebbe scelto gli insegnanti. Dopo oltre due mesi di trattativa tra l’Amministrazione e le OOSS rappresentative la sera del 6 luglio 2016, alla presenza del sottosegretario Faraone, che però non firmava il testo, Cgil, Cisl, Uil, Snals avevano sottoscritto un’intesa politica che prevedeva una procedura (quasi) oggettiva per la scelta dei docenti da parte del Dirigente scolastico. La Gilda degli Insegnanti, che è rimasta al tavolo politico fino alla fine, non firmava quell’intesa perché aveva ben chiare alcune gravi pecche: lo spazio discrezionale affidato al Dirigente nella scelta dei criteri, l’annullamento dell’esperienza professionale (anzianità di servizio) e la confusione di tutta l’intera procedura, considerato che deve essere attuata nei mesi di luglio e agosto.
Mai decisione fu così lungimirante e consapevole. Infatti al momento della stesura delle linee guida, il Miur per motivi vari, che qui non interessa conoscere, ha cambiato la carte in tavola tanto che anche i sindacati che avevano firmato, hanno abbandonato il tavolo, seppur tardivamente.
Le indicazioni operative per la chiamata diretta.
Si è così giunti a quelle “Indicazioni operative per l'individuazione dei docenti trasferiti o assegnati agli ambiti territoriali e il conferimento degli incarichi nelle istituzioni scolastiche” (AOODPIT.REGISTRO UFFICIALE(U).0002609.22-07-2016) che il Miur ha emanato in perfetta solitudine e che peraltro non hanno alcun valore giuridico nelle quali si forniscono le indicazioni procedurali e la tempistica ai Dirigenti per quella che l’Amministrazione ha definito la “chiamata per competenze”.
I Dirigenti, entro la data fissata a livello nazionale dal Miur per ogni ordine di scuola, in coincidenza con la pubblicazione dei movimenti, devono, sulla base del PTOF e del Piano di miglioramento (PIM), emanare un avviso per i posti disponibili nel quale inserire alcuni (da tre a sei) requisiti che possono anche scegliere da un lungo elenco esemplificativo predisposto dall’Amministrazione centrale. I docenti devono inserire attraverso la piattaforma di istanze-online i requisiti posseduti alla data del 30 giugno 2016 e possono presentare domanda di assegnazione direttamente alla scuola desiderata. I Dirigenti accedono alla piattaforma informatica e possono vedere tutti i curricola presentati da tutti i docenti dell’ambito, li valutano e hanno la facoltà di chiedere ai candidati anche un colloquio in presenza o a distanza (ad esempio via skype). Con una tempistica stabilita dal Miur, i Dirigenti formulano la proposta di incarico triennale, prioritariamente, ma non in modo vincolante, a coloro che hanno presentato domanda e che possiedono i requisiti indicati nell’avviso. I docenti possono accettare o rifiutare la proposta. Nel caso un docente rifiuti tutte le proposte ricevute, o non ne riceva affatto, così come nel caso di inerzia del Dirigente, la proposta di incarico triennale e la conseguenze assegnazione alla scuola verrà fatta d’ufficio dall’USR di quell’ambito.
I punti rovinosi della chiamata diretta e della sua procedura
La procedura definita dall'Amministrazione, sia perché macchinosa e poco oggettiva sia perché manca di una cornice formale come un DM, un'Ordinanza o una Circolare, lascia spazio ai ricorsi contro i dirigenti scolastici da parte degli esclusi dalla “chiamata diretta” che La Gilda degli Insegnanti sosterrà presso tutte le sedi, così come del resto ha già fatto a livello nazionale con il ricorso pilota presentato al TAR del Lazio contro gli ambiti territoriali.
Del resto la Gilda degli Insegnanti ha sempre, e con forza, sostenuto che la chiamata diretta dei docenti da parte dei Dirigenti scolastici è anticostituzionale, perché viola sia l’art. 33, sulla libertà di insegnamento, sia l’art. 97 sulla trasparenza e il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Con la procedura definita dal Miur si confermano i “poteri speciali” conferiti ai Dirigenti scolastici nella scelta dei docenti e, come denunciato dalla Gilda degli Insegnanti, si concretizzano i rischi che un’elevata discrezionalità, senza adeguati contrappesi, scada nel clientelismo o addirittura nella corruzione. A conferma di tutto ciò l’allarme lanciato anche dall’Autorità Nazionale Anticorruzione che nelle “Linee guida sull’applicazione alle istituzioni scolastiche delle disposizioni di cui alla legge 6 novembre 2012, n. 190 e al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33” (Delibera n. 430 del 13 aprile 2016) su trasparenza e anticorruzione ha inserito la discrezionalità dei Dirigenti scolastici nella scelta dei docenti, così come prevista dai cc. 79-82 della legge 107/2015, tra le procedure a maggior rischio corruttivo delle istituzioni scolastiche.
Condividi questo articolo: