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Numero 4 - Settembre 2016
Numero 4 Settembre 2016

L'autonomia apparente e il ritorno alla gerarchia

La centralità della figura apparentemente plenipotenziaria del dirigente scolastico deve essere superata attraverso il coinvolgimento dei docenti nella stessa governance attiva della scuola con autonome figure di riferimento per l'organizzazione della didattica.


23 Agosto 2016 | di Fabrizio Reberschegg

L'autonomia apparente e il ritorno alla gerarchia Il 28 giugno 2016 è stata emanata la circolare relativa alla Valutazione dei dirigenti scolastici. Dopo anni di deroghe, attese, confronti e resistenze da parte delle associazioni della categoria si è finalmente arrivati a parlare di valutazione della dirigenza scolastica. Il problema è che la valutazione dei dirigenti è stata inserita nelle logiche della legge 107/15 (comma 93) e rafforza un sistema di catena di comando di natura gerarchica che avrà effetti deleteri per la scuola e per i docenti, valutati a loro volta dal dirigente scolastico anche con il metodo del bonus meritocratico.
Si tratta di una valutazione di risultato del dirigente. Il risultato, conseguito al termine di ciascun anno, sarà valutato dagli Uffici Regionali secondo le seguenti voci: "pieno raggiungimento" degli obiettivi, "avanzato raggiungimento", "buon raggiungimento", "mancato raggiungimento". La valutazione si basa principalmente sulla coerenza di azioni rispetto a: obiettivi stabiliti a livello territoriale e di contesto; priorità e traguardi rilevati nel rapporto di autovalutazione (Rav); interventi previsti dal Piano di miglioramento di istituto e sulla misurazione del livello di raggiungimento degli stessi. Il Direttore dell'USR si avvarrà di nuclei di valutazione (un dirigente tecnico e due esperti di organizzazione e valutazione con la presenza di almeno un dirigente scolastico). I criteri di valutazione saranno di natura quantitativa legati al RAV (tasso di dispersione, percentuale di promossi, esiti dei test Invalsi, ecc.) e di natura qualitativa che si esplicitano: nelle capacità di indirizzo e gestione dell'istituto, nell'attitudine a gestire e valorizzare le risorse e nel grado di apprezzamento della comunità scolastica. Non è ancora chiaro come sarà valutato il grado di apprezzamento della comunità scolastica, ma sicuramente avrà un peso marginale rispetto agli altri indicatori.
In sintesi: il Ministro e il MIUR definiscono gli indirizzi generali di sistema (si vedano le indicazioni nazionali) e gli obiettivi conseguenti (ad es. limitare la dispersione scolastica), gli Uffici Scolastici Regionali valutano, sulla base delle scelte politiche del governo l'attività dei dirigenti scolastici che, per raggiungere una valutazione positiva alla quale è legato anche un incremento stipendiale differenziato, imporranno al Collegio dei Docenti gli obiettivi dell'Istituzione Scolastica nella definizione del PTOF. Il "merito" del docente sarà tanto più riconosciuto quanto sarà in linea con il conseguimento degli obiettivi stabiliti. Come si nota si ricostruisce un controllo gerarchico in cui c'è solo un'apparente autonomia della scuola. I dirigenti scolastici, se vogliono raggiungere una valutazione positiva ed essere riconfermati nel successivo triennio, dovranno comportarsi come sergenti sciocchi e obbedire agli ordini del Ministero e dei suoi uffici periferici i cui dirigenti sono funzionari di carriera che mai hanno insegnato nella loro vita.
Chi si limita a dire: "hanno voluto la bicicletta, pedalino.." compie un grave errore perché di fatto chi deve faticare e pedalare sono i docenti considerati come impiegati esecutivi e meri strumenti per il raggiungimento degli obiettivi di valutazione. Una situazione molto pericolosa per la stessa libertà di insegnamento.
Per questo la Gilda chiede che la legge 107/15 sia radicalmente modificata e che si apra un confronto serio sulla governance della scuola. La centralità della figura apparentemente plenipotenziaria del dirigente scolastico deve essere superata attraverso il coinvolgimento dei docenti nella stessa governance attiva della scuola con autonome figure di riferimento per l'organizzazione della didattica. L'ipotesi di preside elettivo, inteso come coordinatore delle attività legate alla didattica ed espressione delle scelte professionali del Collegio dei Docenti, è l'unica soluzione possibile. La scuola non può e non deve funzionare come un esercito con generali, ufficiali e soldati semplici.
 
 
 


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