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Numero 4 - Settembre 2016
Numero 4 Settembre 2016

Pensioni, uscita anticipata fino a 3 anni con penalizzazione e prestito da restituire in 20 anni. A chi giova?

Non vi sono ancora elementi certi, ma è indubbio che l’orientamento del Governo non vada nella direzione di ideare soluzioni favorevoli a chi si trova nelle condizioni di anticipare l’uscita pensionistica


24 Agosto 2016 | di Rosario Cutrupia

Pensioni, uscita anticipata fino a 3 anni con penalizzazione e prestito da restituire in 20 anni. A chi giova? Da alcuni mesi il Governo sta lavorando ad un progetto che consenta di anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia. Le notizie apparse sulla stampa potrebbero aver alimentato speranze nei colleghi a cui è stato impedito, a suo tempo, di andare in pensione. E’ bene precisare che non vi sono ancora elementi certi, ma è indubbio che l’orientamento del Governo non vada nella direzione di ideare soluzioni favorevoli a chi si trova nelle condizioni di anticipare l’uscita pensionistica.
 
Vediamo i contorni generali di questo progetto.
 
La proposta interessa i lavoratori dipendenti che potranno cessare dal lavoro fino a tre anni prima dell’età prevista per la pensione di vecchiaia (a 63 anni e 7 mesi di età invece che a 66 anni e 7 mesi). L’anticipo non potranno chiederlo quanti cessano dal servizio con i requisiti per la pensione anticipata, ovvero per anzianità contributiva.
 
Il cosiddetto APE (anticipo pensione) è basato su un prestito pensionistico, finanziato dalle banche ma erogato dall’INPS come pensione mensile, che dovrà essere rimborsato dal pensionato in venti anni attraverso una rata che graverà sulla propria pensione mensile. Il pensionato inizierà a rimborsare il prestito, trattenuto direttamente sulle rate di pensione, dal mese in cui avrà acquisito il diritto alla pensione di vecchiaia vera e propria.
 
Chiaramente l’importo della trattenuta mensile sarà proporzionale alla somma ricevuta in prestito. E dipenderà dai seguenti fattori:
- numero di anni dell’anticipo;
- importo del trattamento pensionistico cui si ha diritto;
- agevolazioni fiscali a vantaggio soprattutto delle pensioni più basse e di particolari situazioni di disagio, per esempio disoccupazione involontaria e lavori usuranti.
 
Da parte sua, il Governo concorrerà in minima parte:
- garantirà le banche in caso di morte del pensionato prima di aver estinto il debito; e in questo caso nulla sarà a carico degli eredi;
-probabilmente si farà carico degli interessi da corrispondere alle banche;
- attenuerà il peso della decurtazione dell’assegno pensionistico agendo sulla leva fiscale con opportune detrazioni.
 
Non sono ancora definiti i dettagli per il calcolo della riduzione della pensione per l’ uscita anticipata, ma il Governo nel presentare il progetto ha indicato la trattenuta massima nella misura del 15% della pensione, quindi circa un 5% per ogni anno di anticipo.
 
Il montante pensionistico su cui calcolare la pensione sarà quello raggiunto alla data di anticipo. Rispetto alla pensione di vecchiaia, quindi, si perde il periodo di contribuzione corrispondente al pensionamento anticipato (1,6-1,8% per ogni anno di anticipo). La penalizzazione, inoltre, dovrebbe oscillare dall’1% al 5% per ogni anno di anticipo; ovvero sarà graduale e dipenderà, in particolare, dall’importo dell’assegno pensionistico e dalle diverse tipologie di lavoratore dipendente. Saranno meno penalizzati i disoccupati involontari e coloro che svolgono lavori cosiddetti usuranti ma anche le pensioni basse.
 
Naturalmente, fino a quando non saranno definiti i diversi aspetti del progetto, sono indicazioni da prendere con molta cautela.
 
Un calcolo ipotetico
Il trattamento economico sarà quello raggiunto alla richiesta di anticipo; quindi, si perdono fino a tre anni di contribuzione corrispondenti al pensionamento anticipato. Mentre il coefficiente di trasformazione (con il quale si calcola la quota di pensione per i periodi successivi al 1995) è quello relativo al raggiungimento dell’età di vecchiaia.
 
Per il finanziamento bancario è prevista un’assicurazione sul prestito, che copre ad esempio il rischio di decesso prima dei 20 anni di ammortamento. Gli eredi non hanno l’obbligo di estinguerlo. Al pensionato, inoltre, non sono richieste garanzie reali (ad es.: sulla casa di proprietà).
Non è ancora chiaro chi pagherà gli interessi e il premio di assicurazione sul prestito, anche se si ipotizza che sia lo Stato a farsene carico. Con molta probabilità, anche senza interessi e assicurazione, l’anticipo risulterà poco conveniente.
Il seguente esempio valga per tutti.
Docente di scuola media che nel 2020 potrà andare in pensione per vecchiaia (almeno 66 anni e con 40 anni di contributi e con una pensione mensile di 2.320 - 1.810 euro (rispettivamente, importo imponibile e netto).
Ipotizzando una penalizzazione del 3% per ogni anno, con l’anticipo del pensionamento di 3 anni, la pensione netta sarà di 1.935 - 1.540 al mese. Considerando che il prestito sia a interessi zero e che le rate di ammortamento siano deducibili dalla pensione imponibile, l’importo netto trattenuto per 13 mensilità annue sulla pensione sarebbe di circa 232 euro al mese.
In estrema sintesi, considerando pari al 100% la pensione di vecchiaia maturata nel 2020, con l’anticipo di tre anni si avrebbe:
 
 Da un confronto tra opzione contributiva (la cosiddetta “opzione donna”) e APE, si osserva che:
- a differenza dell’opzione donna, con l'APE  l'assegno pensionistico è ridotto per  20 anni, poi si percepisce la pensione intera;
- anche in caso di anticipo di tre anni, la riduzione è inferiore a quella prevista per l'opzione donna, dal 24 al 29 per cento rispetto alla pensione di vecchiaia;
- con l’opzione donna l’anticipo della cessazione rispetto alla pensione di vecchiaia può arrivare fino a 7 anni, con l'APE può essere al massimo di tre anni.
 
Al momento la pensione con opzione contributiva resta in vigore solo per le donne che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2015 (57 anni e 3 mesi di età con 35 di contributi), ma questo termine potrebbe essere prorogato.
Una valutazione definitiva si potrà fare solo quando il progetto sarà ben articolato e saranno definiti tutti i dettagli.
 
 


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Numero 4 - Settembre 2016
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Ha collaborato a questo numero:
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