Gli orizzonti si colorarono di autoritarismo in Italia e negli Stati Uniti: la violenza e i totalitarismi hanno sempre odiato le Scuole
24 Agosto 2016 | di Piero Morpurgo
Il 1921 vide: la Francia occupare la Ruhr, l’Italia ritirarsi dall’Anatolia, gli USA fissare quote per l’ingresso degli immigrati molto basse, la scissione del Partito Socialista Italiano e la fondazione del Partito Comunista d’Italia. Il 1921 deve essere ricordato per l’assassinio di due maestri elementari: il 13 aprile a Pisa nel cortile della scuola elementare venne assassinato il socialista ebreo Carlo Cammeo; il 24 aprile a Bolzano Franz Innerhofer fu ucciso dai fascisti nella cosiddetta “domenica di sangue”, che fu anche il giorno del plebiscito nordtirolese per l’annessione al regno germanico. Squadristi capeggiati da Achille Starace, con lanci di bombe a mano un corteo in costume per la Fiera di Bolzano e dopo un inseguimento uccisero a colpi di pistola il maestro Innerhofer che in un portone proteggeva un suo allievo. In Ucraina un decreto chiuse le scuole ebraiche. La violenza e i totalitarismi hanno sempre odiato le Scuole. Il dramma dei bambini travolti dalla guerra scosse le coscienze di un mondo che ricordava bene gli orrori della Grande Guerra e che aveva visto Eglantyne Jebb e Dorothy Buxton, fondare a Londra, nel 1919, il Save the Children Fund organizzazione che, nel 1920, aderì all’Union Internationale de Secours aux Enfants (UISE), con l’appoggio del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) (1). Gli USA costituirono la JDC (Joint Distribution Committee) per aiutare i bambini ebrei orfani a formarsi professionalmente e, unitamente all’ORT (Organization – Reconstruction – Training) fu creata nel 1921 a Cracovia una scuola per carpentieri. Alla fine del 1920 si svolsero, a Bordeaux e a Gotha, due congressi “per la rivoluzione nelle scuole”; l’obiettivo era: istituire un’ Internazionale pedagogica in grado di combattere l’odio tra i popoli e le guerre e di rendere le scuole davvero attive e protagoniste di un dialogo efficace tra insegnanti e studenti e combattere l’annientamento dell’animo che avviene nella didattica tradizionale (2). Célestin Freinet, combattente della Grande Guerra, fu l’appassionato sostenitore della rivoluzione nella scuola. Nella scuola elementare e popolare di Freinet sono presenti laboratori per il lavoro dei campi, la falegnameria, la documentazione, l’espressività, la musica. La tipografia a scuola fece diventare pratica quotidiana la libera espressione e l’attività creativa degli alunni: la pressa, l’inchiostro, i caratteri di piombo, la carta, li impegnano materialmente e con questi strumenti compongono e trasmettono il loro ragionare. L’organizzazione scolastica avrebbe dovuto esaltare: a) l’autonomia degli allievi; b) la redazione a scuola di manuali critici giacché la vera tirannia nell’educazione è data da pessimi libri; c) la riduzione delle verifiche ispirate al principio della competizione; d) la creazione di scuole speciali per alunni anormali; e) il miglioramento dell’igiene scolastica; g) un’idea di scuola a cui partecipino le famiglie (3) con la prospettiva dell’emancipazione dei lavoratori (4).
L’aula stessa fu ridisegnata sovvertendo i modelli di aula tradizionale affinché si sviluppasse tra i bambini la collaborazione come era stato già fatto nelle Case dei Bambini a Roma. Proprio Maria Montessori svolse, nel 1921, a Londra (5) uno dei suoi corsi (6) per spiegare il suo metodo fondato sull’osservazione del bambino: una tecnica apparentemente semplice, ma che richiede un occhio allenato tanto quanto per chi usa il microscopio. L’insegnante-osservatore deve: astenersi dall’intervenire, dal prevenire, controllare l’impulso di aiutare nel compiere gesti semplici per gli adulti. Sta al bambino riconoscere l’errore e l’insegnante non deve interferire imponendo la correzione. Occorre osservare il singolo e il gruppo, occorre aver pazienza.
Queste impostazioni della Montessori, ancora di grande attualità in una Scuola in cui ancor oggi spesso domina la fretta di ‘terminare i programmi’ e l’intento di ‘riempire le teste’, furono duramente attaccate da Ugo Spirito (7) giacché si minava l’autorità del maestro e si rendeva incosciente l’educando che liberamente utilizzava i materiali. Nello stesso anno Giovanni Gentile fu incaricato dal Ministero di presiedere una Commissione che accertasse la validità del metodo Montessori; il giudizio fu severo: mancava un programma, non c’era una lezione vera e propria, si notava un eccesso di lavori individuali; pertanto i commissari autorizzarono l’esperimento montessoriano soltanto per le prime due classi delle elementari. Eppure proprio Giovanni Gentile fu, nel 1924, il primo presidente dell’Opera Montessori (8).
Gli orizzonti si colorarono di autoritarismo in Italia e negli Stati Uniti. Gli anni ’20 del ‘900 videro un pesante peggioramento delle condizioni degli insegnanti negli USA (9) in quanto i libri di testo vennero sottoposti a controlli e soprattutto entrarono in vigore le Lusk Laws che prevedevano il licenziamento per i docenti che avevano comportamenti “anti-patriottici” e nello stato di New York 50 insegnanti furono licenziati perché “pacifisti”! Le leggi sul controllo della “lealtà” vennero abolite nel 1923 da Alfred E. Smith che proibì i giuramenti di fedeltà imposti agli insegnanti in quanto: “giudicano le opinioni degli insegnanti e non ciò che viene insegnato /.../ privano i docenti della libertà di pensiero e affidano le scuole a chi non ha coraggio e a chi non ha l’intelligenza di esercitare il diritto di critica /.../ pertanto questi provvedimenti sono in contrasto con la libertà di opinione e con i fondamenti di un’educazione democratica” (10). Il passato ammonisce il presente.
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(1) http://www.humanium.org/fr/normes/declaration-de-geneve-1924/texte-integral-declaration-de-geneve/
(2) http://www.icem-pedagogie-freinet.org/node/22391
(3) http://www.meirieu.com/ECHANGES/legal_participation.pdf
(4) http://www.icem-pedagogie-freinet.org/node/29028
(5) https://archive.org/details/newchildrentalks00radirich
(6) http://montessori-nw.org/blog/observing-children
(7) Ugo Spirito, L'errore fondamentale del metodo Montessori, “Rivista pedagogica”, 14 (1921), n. 1-2, pp. 37-47
(8) P. Giovetti, Maria Montessori, Roma 2013
(9) http://cft.org/footer-take-action/150-history-of-cft/333-1920s-the-condition-of-the-teachers.html
(10) http://library.cqpress.com/cqresearcher/document.php?id=cqresrre1936081500
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