Una modifica lessicale rivoluziona la funzione professionale del docente: non più abilitato ma specializzato La Gilda apre un fronte comune con i docenti davanti ad un attacco così subdolo alle fondamenta della i libertà di insegnamento.
23 Aprile 2017 | di Fabrizio Reberschegg
Quando la nostra delegazione ha preso visione della bozza del testo della delega sul nuovo sistema di reclutamento non riusciva a crederci. Mentre tutti puntavano l’attenzione sugli aspetti tecnici inerenti i percorsi del nuovo reclutamento e la fase transitoria pochi si sono accorti che nel testo erano stati eliminati tutti i possibili riferimenti diretti e indiretti all’abilitazione degli insegnanti , che era stata sostituta con il termine specializzazione. Non è solo una questione formale o meramente linguistica. Fino all’approvazione della delega infatti i docenti di ruolo, dopo concorsi e anno si prova, erano di diritto inseriti in un albo professionale specifico che riconosceva di fatto uno status giuridico diverso da quello impiegatizio o collocabile nelle mansioni tipiche del pubblico impiego. E’ vero che si trattava di un riconoscimento parziale dello status di professionisti, mancando un vero Ordine Professionale organizzato autonomamente e titolato al controllo della deontologia degli iscritti all’ordine. Non a caso le proposte della Gilda degli Insegnanti fin dalla sua nascita sono state sempre finalizzate al riconoscimento formale e sostanziale dell’ordine professionale dei docenti anche con la costituzione del Consiglio Nazionale della Docenza come organo di rappresentanza e garanzia della categoria a livello istituzionale. Ora, con una procedura interna ad una delega che doveva solo affrontare i problemi tecnici del reclutamento, si è compiuto un vero colpo di mano contro i docenti che da “abilitati” ad una professione scadono a laureati “specializzati”, riconducibili al settore impiegatizio e sottoposti quindi ad una potenziale organizzazione gerarchica che può mettere in discussione il concetto fondante della professione ribadito nell’art.33 della Costituzione Italiana.
La Gilda ritiene che quello che è accaduto sia un fatto gravissimo e chiede da subito alle forze politiche e al Parlamento di riformulare con un ulteriore provvedimento legislativo il testo approvato dal Consiglio dei Ministri. Ma chiede soprattutto che i docenti, prescindere dalla loro collocazione politica e sindacale, facciano fronte comune di fronte ad un attacco così subdolo alle fondamenta della libertà di insegnamento.
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