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Numero 3 - Maggio 2017
Numero 3 Maggio 2017

Nella lettera dei 600 un tema di vitale importanza per il Paese

Viviamo in una comunicazione che elegge la destrutturazione linguistica a valore, sostenendo la naturalità alogica e non formalizzata dell’espressione libera. Anzi il ripetersi di errori grossolani (e spesso di vere e proprie volgarità) e la loro giustificazione sia in famiglia sia nella vita pubblica distrugge il faticoso lavoro di acquisizione dei “fondamentali” fatto dagli insegnanti e dalla scuola.


23 Aprile 2017 | di Gianluigi Dotti

Nella lettera dei 600 un tema di vitale importanza per il Paese La lettera che 600 docenti universitari e personalità della cultura italiana (raccolti intorno al Gruppo di Firenze) hanno inviato al Governo italiano a febbraio 2017- per chiedere interventi urgenti ed efficaci al fine di colmare il grave ritardo delle nuove generazioni nella conoscenza della lingua italiana e delle sue regole (grammatica, sintassi e lessico)- ha il merito di aver posto nuovamente l’attenzione dell’opinione pubblica su questo problema, che è di vitale importanza per il futuro del paese.
Le difficoltà di un numero sempre maggiore di studenti nella lingua italiana sono ben conosciute dai docenti che quotidianamente si spendono per insegnare l’uso corretto dello strumento linguistico, nonostante le contraddittorie indicazioni che provengono dal Ministero e dalla pedagogia imperante negli ultimi trent’anni (segnalo l’interessante articolo di Claudio Giunta “Saper scrivere è così importante?” su Il Sole24ore del 12 febbraio 2017).
Nella pratica sportiva, è universalmente riconosciuto che consegue il meritato successo chi ne conosce e pratica al meglio, grazie ad un esercizio assiduo e abituale, i “fondamentali”. Allo stesso modo non occorre essere insegnanti da “Teacher Prize” per sapere che lo studente- per imparare ad usare lo strumento linguistico- deve conoscere alla perfezione le “fondamentali regole del gioco” praticandole con una consuetudine quotidiana.
Le “regole del gioco”, se le metodologie possono essere le più diverse, sono sempre la grammatica, la sintassi e il lessico che consentono a chi le possiede di comprendere appieno i messaggi e le informazioni verbali attraverso l’ascolto e la lettura e di comunicare attraverso il parlato e lo scritto.
Come è ben dimostrato in altri articoli di questo numero di Professione Docente, le regole della lingua non sono mai fine a se stesse, o un “capriccio” di insegnanti”noiosamente zelanti”, ma i fondamentali indispensabili per esercitare le facoltà del pensare e dell’approfondire. La conoscenza e l’utilizzo di questi strumenti fanno di uno studente un cittadino libero, infatti solo la corretta e profonda conoscenza della lingua permette ad ognuno di noi di esercitare sia i diritti sia i doveri che la Costituzione ha posto alla base della nostra convivenza attraverso la partecipazione consapevole alla “res publica”.
In alcuni dibattiti piuttosto superficiali di una certa stampa e televisione sono stati accusati gli insegnanti del degrado delle conoscenze linguistiche degli studenti. Per questo è bene sottolineare che una lettura attenta della lettera dei 600 rivela che le intenzioni dei promotori e dei firmatari di questa lettera sono quelle di far riflettere tutti gli attori del sistema d’istruzione e l’intera società questione ( e non di colpevolizzare i docenti) al fine di individuare delle soluzioni per introdurre correttivi che migliorino la situazione.
Come è evidente, quindi, la questione delle regole della lingua non è un argomento che può riguardare solo la scuola o gli insegnanti o, quod Deus advertat, essere affidata ai pedagogisti, ma è un tema che interessa tutta la società, della quale la scuola è un’importante istituzione.
Se da una parte la scuola, come sistema, deve chiedersi se le scelte didattiche e pedagogiche imposte dai ministri che si sono succeduti negli ultimi anni e, forse, troppo arrendevolmente seguite da una parte dei docenti, abbiano influito sul degrado delle conoscenze linguistiche degli studenti; allo stesso modo l’intera società si deve chiedere se tutti coloro che, al di fuori dell’orario scolastico interagiscono con i nostri giovani, in particolare genitori e mondo della comunicazione, supportino e potenzino l’attività linguistica che fa la scuola o la distruggano.
In questo senso, posto che dalla scuola si deve pretendere che un giovane acquisisca i fondamentali della lingua, ci si dovrebbe chiedere se ascoltando e parlando con i genitori e gli adulti in generale, leggendo un giornale, guardando la televisione, navigando sul web e sui social quel giovane eserciti quotidianamente questi “fondamentali” incontrando esempi di utilizzo corretto della lingua oppure venga diseducato da esempi di un uso approssimativo delle regole grammaticali e del lessico.
Non occorre essere premi nobel per la letteratura per rilevare che l’aumento delle informazioni e, soprattutto, la velocità con la quale vengono confezionate e offerte al pubblico (in ossequio al motto: “il tempo è denaro”) vada a scapito della correttezza e precisione dello strumento linguistico.
Quotidianamente, anche in famiglia e nei luoghi della socialità, non solo sui mass-media, i giovani, e gli adulti, incontrano e si scontrano con una comunicazione non strutturata. Comunicazione che elegge questa destrutturazione a valore, sostenendo la naturalità alogica e non formalizzata dell’espressione libera. Teoria questa che se utilizzata da un autore premio nobel per la letteratura ha una sua validità (gli specialisti della lingua conoscono alla perfezione i fondamentali, vale lo stesso per tutte le altre arti) ma che se viene adoperata per uno studente in formazione ha come conseguenza il venir meno di un “allenamento” nei “fondamentali assiduo e costante”. Anzi il ripetersi di errori grossolani (e spesso di vere e proprie volgarità) e la loro giustificazione sia in famiglia sia nella vita pubblica distrugge il faticoso lavoro di acquisizione dei “fondamentali” fatto dagli insegnanti e dalla scuola.
Intervenire e cambiare per permettere ad ognuno di possedere gli strumenti necessari a capire e comunicare correttamente è una necessità per chi crede che la libertà di ogni individuo si realizzi con la possibilità di scegliere consapevolmente tra opzioni diverse. Nell’attuale contesto culturale ed economico non sarà un lavoro facile né immediato riportare a valore i “fondamentali” della lingua come base per comprendere la realtà nella quale viviamo, per questo si deve diffidare da chi propone ricette semplicistiche (si veda l’articolo su questo numero di Professione Docente sul nuovo corso dell’istruzione negli USA), ma è una battaglia necessaria per chi crede in un mondo di donne libere e uomini liberi.
 
 


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Numero 3 - Maggio 2017
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
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Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
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Hanno collaborato a questo numero:
Maurizio Berni, Paolo Manzini, Fabrizio Tonello, Emilio Pasquini, Giorgio Quaggiotto.