21 Agosto 2017 | di Claudio Barnini *
Vaccinarsi, un obbligo o un dovere? La domanda non è peregrina visto che in Italia dopo tanti anni è pericolosamente scesa la copertura vaccinale. Oggi infatti siamo sotto la soglia del 95%, la percentuale minima per evitare la diffusione delle malattie contagiose. Basti pensare ad esempio al vaccino esavalente (quello cioè che si fa nel primo anno di vita), calato al 93,6%. E la situazione è da allarme rosso per diverse patologie, in primis il morbillo che è tornato prepotentemente a diffondersi nel nostro Paese, stranamente sottovalutato da molti visto che è dieci volte più contagioso dell’influenza!
La questione è talmente attuale e delicata da costringere il Governo ad intervenire in prima persona per dettare alcuni obblighi che ovviamente coinvolgono anche il mondo della scuola, oltre che quello delle famiglie. Del resto sono proprio gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia e della Primaria i soggetti maggiormente a rischio quando parliamo di malattie facilmente trasmissibili. Come del resto recita il decreto legislativo 81 del 2008 sulla tutela nei posti di lavoro, nei primi mesi di gravidanza le insegnanti in questa fascia possono essere destinate dal Dirigente scolastico ad altri incarichi diversi dal cosiddetto insegnamento frontale.
Con la firma del Capo dello Stato il 7 giugno scorso, il decreto sui vaccini è divenuto poi una realtà normativa, convertito in legge il 28 luglio. Le novità? Queste in sintesi.
In primis l’aula di Palazzo Madama ha confermato la riduzione da dodici a dieci dei vaccini obbligatori e sono: l’anti-poliomielitica, l’anti-difterica, l’anti-tetanica, l’anti-epatite B, l’anti-pertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo b. Quelli sempre obbligatori, ma solo fino al 2020 sono: anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Nel nuovo decreto si prevede che 4 vaccinazioni diventeranno fortemente consigliate dalle Asl, oltre che gratuite come già previsto dal Piano nazionale: si tratta di quelle contro il meningococco C e B, che nella versione iniziale del decreto erano nel gruppo delle obbligatorie, e di quelle contro il rotavirus e lo pneumococco. Approvato il correttivo che fa diminuire le sanzioni amministrative: l’importo sarà al minimo 100 e al massimo 500 euro. In origine la multa prevista andava dai 500 ai 7.500 euro. Cancellata anche la previsione che stabiliva la perdita della patria podestà.
Altri importanti passi sono costituiti dalla istituzione dell’anagrafe vaccinale e la possibilità di prenotare le vaccinazioni nelle farmacie convenzionate aperte al pubblico attraverso il Centro unificato di prenotazione (Cup). In particolare, la norma prevede “in via sperimentale e al fine di agevolare gli adempimenti vaccinali relativi all’anno scolastico 2017/2018”.
Ora l’onere di controllare questa situazione ricadrà in gran parte sulle istituzioni scolastiche. I dirigenti scolastici e i responsabili dei servizi educativi avranno infatti l'obbligo di richiedere, all'atto dell'iscrizione, alternativamente: idonea documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni; idonea documentazione comprovante l'esonero per intervenuta immunizzazione per malattia naturale; idonea documentazione comprovante l'omissione o il differimento della somministrazione del vaccino; copia della prenotazione dell'appuntamento presso la azienda sanitaria locale. Il genitore insomma può anche autocertificare l'avvenuta vaccinazione. In tal modo ha tempo per presentare copia del libretto vaccinale sino al 10 luglio di ogni anno La semplice presentazione alla ASL della richiesta di vaccinazione consente l'iscrizione a scuola, in attesa che la ASL provveda ad eseguire la vaccinazione (o a iniziarne il ciclo, nel caso questo preveda più dosi) entro la fine dell'anno scolastico. Logico chiedersi allora cosa succederà se il bambino non è vaccinato. Comunque proprio un emendamento al testo approvato dal Senato prevede che anche gli operatori scolastici, gli operatori socio sanitari e gli operatori sanitari possano presentare una autocertificazione attestante la copertura vaccinale.
Al di là delle polemiche e delle problematiche (secondo una stima de "la Repubblica" i bambini "scoperti" alla scuola materna sarebbero 204.274, quelli alle elementari 287.622, quelli alle medie 178.882 e quelli alle superiori 146.058: un totale di 816.836 bambini che per tornare sui banchi devono fare i vaccini), resta la necessità sociale e sanitaria della vaccinazione. Una necessità che è stata bene evidenziata sui “Quaderni della Salute”, pubblicazione del ministero della Salute del 27 marzo scorso dedicata a “Vaccinazioni, stato dell’arte, falsi miti e prospettive. Il ruolo chiave della prevenzione”. Un panel scientifico di assoluto valore italiano ed internazionale ha coordinato questo progetto, fortemente voluto dal sottoscritto oltre due anni fa e portato avanti assieme al direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero Ranieri Guerra, da Walter Ricciardi presidente dell’Istituto superiore della sanità e da Roberta Siliquini presidente del Consiglio superiore di sanità, i primi ad abbracciare la necessità di fornire un documento prezioso per tutti, addetti ai lavori e non, che si trovano a dover affrontare il tema della salute pubblica quotidianamente.
Una pubblicazione che non è uno spot pro-vaccinazioni (del resto è incontestabile che grazie al loro utilizzo alcune malattie sono state eradicate, altre sono controllate consentendo di salvare ogni anno tra i 2 ed i 3 milioni di decessi) ma un documento fatto di contributi diretti, dati, ricerche. Diverse le persone intervistate, introdotte con plauso dallo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin (“Questa edizione dei Quaderni del Ministero della Salute, voluta dalle massime istituzioni nazionali deputate alla prevenzione, si propone come un testo scientificamente solido, moderno e adatto più di altri a colmare le ambiguità conoscitive esistenti su queste tematiche. Alla sua stesura hanno preso parte illustri docenti leader nel campo delle vaccinazioni provenienti da svariate Università e professionisti attivi quotidianamente sul territorio e nella ricerca. A queste figure chiave in materia di sanità pubblica va il mio sentito ringraziamento perché il loro impegno e la loro disponibilità hanno impresso al testo un marchio di qualità che ne fa cogliere la rilevanza non solo per finalità divulgative, ma anche per il supporto alle decisioni di politica sanitaria.”).
Così in Europa
In Europa, da un’indagine comparativa del 2010 sull’attuazione dei programmi vaccinali condotta da Venice (progetto Vaccine European New Integrated Collaboration Effort), risulta che 14 dei 29 Paesi europei hanno almeno una vaccinazione obbligatoria.
I 15 che non ne hanno alcuna obbligatoria sono: Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito. Differenze si registrano anche nelle scelte delle vaccinazioni rese d’obbligo. In Francia difterite, tetano, polio, tbc; in Grecia difterite, tetano, polio; in Belgio e Olanda obbligatoria solo l’antipolio. Soltanto in Germania è richiesto specificatamente il certificato vaccinale per poter essere iscritti a scuola.
In Europa, l’obbligo vaccinale è nato all’inizio dell’Ottocento, con la diffusione della vaccinazione contro il vaiolo. I medici avevano infatti notato che proteggendo il singolo era possibile evitare la diffusione dell’epidemia ma anche che, per ottenere questo risultato, era necessario avere un’adesione massiccia. L’Inghilterra in un primo tempo rese la vaccinazione antivaiolosa universale e gratuita, e in seguito obbligatoria con i Vaccination Acts del 1840, 1841 e 1853. In Italia l’obbligo di vaccinare contro il vaiolo tutti i nuovi nati è stato sospeso nel 1977 e abolito nel 1981. Nel frattempo erano diventate obbligatorie le vaccinazioni contro la difterite (1939), la poliomielite (1966), il tetano (1968) e l’epatite B (1991).
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*Giornalista, Caporedattore AGIR
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