Gli effetti dell’ istruzione dovrebbe ricadere su tutta la popolazione, invece gli alti costi delle tasse universitarie causano una espulsione dei ceti più in crisi dai benefici di certe cure come quelle dentistiche. Succede in America. Per ora
23 Agosto 2017 | di Marco Morini
Dall’America al tempo di Trump arrivano storie tragiche, che mostrano le crescenti diseguaglianze tra ricchi e poveri. Non si tratta ovviamente di addossare particolari responsabilità al nuovo presidente ma di mettere in luce i disastri causati da decenni di sconsiderate politiche neoliberiste, dall’assenza di un sistema sanitario pubblico e dallo spropositato costo delle rette universitarie.
Il mese scorso il Washington Post ha pubblicato una dettagliata inchiesta sulle cure dentali negli Stati Uniti. Lo ha fatto scegliendo un punto di vista irrituale, quello dei dentisti volontari, riuniti nell’associazione caritatevole Mission to Mercy, che un paio di volte all’anno organizzano delle due-giorni di cure gratuite in aree rurali del paese. Nel caso specifico, l’organizzazione aveva dato appuntamento a Salisbury, nel Maryland orientale, la parte più povera di uno degli stati più ricchi del paese. I manifesti, affissi da settimane, informavano che le prime mille persone in fila sarebbero state curate gratuitamente, quale che fosse la loro patologia. Nel palasport locale, per l’occasione trasformato in un enorme, insolito studio medico, 116 dentisti volontari hanno curato 1165 persone che si erano accampate di fronte all’ingresso da giorni, accorrendo da almeno cinque stati, mentre alcune altre migliaia non ce l’hanno fatta. Persone mature ma con un lavoro stabile – postini, bibliotecari, operai - e che si sentono sempre più tagliate fuori dalla società e dal “sogno” americano. Molte confessano di aver votato Trump, perché questi aveva promesso di riportare lavoro e ricchezza nelle aree più depresse del paese come la loro. Altre ammettono di aver creduto prima a Obama poi a Trump ma di sentirsi già deluse da entrambi. Pur vivendo a circa 200 chilometri dalla capitale Washington, confessano di non andarci mai, perché “sembra un altro pianeta” e si sentirebbero fuori posto, umiliati dai lustrini di una città dove apparire è essere, dove i denti sono un indiscutibile segno di benessere e dove da campagnoli senza denti si verrebbe semplicemente irrisi.
Le scene descritte erano da terzo mondo o da ospedale di guerra, di certo non da prima potenza economica mondiale. Lettini uni accanto agli altri, urti, urla, caos, sangue ovunque. Le mille persone curate erano contente di risolvere problemi che in alcuni casi si trascinavano da svariati anni. Ma le loro storie mostrano un paese sempre più diviso, dove le sperequazioni aumentano. Tra ricchi e poveri, tra città e campagna. E i denti, specie negli Stati Uniti, sono un simbolo di benessere più che altrove. Denti bianchissimi e “perfetti” sono il modello imposto da Hollywood e dalla pubblicità. Chi può permetterselo non esita a ricorrere a continui trattamenti di sbiancamento e l’immacolata dentatura dello stesso Trump è stato oggetto di dettagliate analisi durante la campagna elettorale, volte a stimarne l’esorbitante costo degli interventi sostenuti.
Le differenze sono umilianti: la cosmetica dentale di alto livello è un business che vale oltre un miliardo di dollari all’anno. Ma un americano su 5 che ha più di 65 anni non ha più alcun dente naturale rimasto. Nel 2016, due milioni di persone si sono rivolte ai pronti soccorso per ricevere cure dentali urgenti. Mai come negli ultimi anni si sono viste tante persone affollare le emergency room degli ospedali americani a causa di dolori e infezioni in bocca. Il costo a livello federale è stato superiore a 1,6 miliardi di dollari. Inoltre, in molti di questi casi, data l’impossibilità a somministrare cure specifiche adeguate, la soluzione è stata semplicemente l’asportazione del dente oppure la somministrazione di antibiotici e oppioidi, generando quindi un circolo vizioso che da un lato può portare alla dipendenza da questi medicinali, dall’altro il loro uso a lungo termine causa carie e nuovi danni ai denti.
Le storie raccolte dal Washington Post mostrano un’America rurale falcidiata dalla crisi economica, emarginata dai media e dalla politica, che non può più permettersi di curare i propri denti. E perché questi non sono coperti dalle assicurazioni mediche, e perché le cure odontoiatriche sono diventate semplicemente troppo care. Una panoramica ai raggi X più un’estrazione costano tra i 600 e gli 800 dollari. Il Medicare, la copertura sanitaria pubblica per le persone con più di 65 anni e per i disabili non copre le cure dentali. Mentre il Medicaid, il programma rivolto ai cittadini largamente al di sotto della soglia di povertà, coprirebbe in molti stati (con eccezioni, come il Delaware) le cure odontoiatriche di base, ma sono pochi i dentisti che accettano questo tipo di pazienti. E qui si entra in un secondo cortocircuito: quello tra costo dell’istruzione da un lato e distribuzione geografica e scelte professionali dei dentisti dall’altro. I corsi di odontoiatria sono tra i più cari ed esclusivi d’America. In alcune scuole si arrivano a pagare 90'000 dollari all’anno di sola retta, che moltiplicati per quattro anni di studio fanno quasi 400'000 dollari. Si tratta di una cifra enorme, per cui quasi tutti gli studenti si indebitano nei confronti dell’università, che anticipa loro questo costo e richiede poi un rientro rateizzato a tassi bassi nei dieci o venti anni successivi alla laurea. Per i neo-dentisti ci sono poi ulteriori costi da sostenere. Se si vuole aprire un proprio studio occorre acquistare attrezzature, pagare un affitto, assumere dipendenti. Sono altre centinaia di migliaia di dollari. E anche aggregandosi a uno studio già esistente o formando una sorta di cooperativa viene spesso richiesta una cifra iniziale “di ingresso”.
Per cercare di ripagare il debito contratto ai tempi dell’università nel più breve tempo possibile o semplicemente per rimanere in pari con le rate del prestito, i giovani dentisti non sono certo invogliati ad andare a svolgere la professione in aree disagiate, dove la maggior parte dei clienti chiede interventi di base o è coperta da Medicaid che rimborsa lo specialista a 60 giorni. Il neo-dentista è inevitabilmente incentivato a lavorare nelle città più ricche del paese, dove trattamenti estetici costano dai 10'000 dollari in su e gli studi odontoiatrici sembrano più spa di lusso che ambulatori medici. La via più breve per ripagare il debito studentesco.
Secondo i dati del governo, più di 50 milioni di americani vivono in aree dove c’è grave carenza di dentisti, mentre, paradossalmente, la città di Washington ha la più alta densità nazionale di studi dentistici. Tra mille traversie, l’Obamacare aveva fatto qualche passo in avanti, estendendo la copertura delle spese dentali di base a tutti gli americani con meno di 19 anni. Ma la nuova amministrazione sembra andare in direzione esattamente contraria, continuando ad avere nel mirino la riforma sanitaria promossa dalla precedente presidenza, simbolo degli anni di Obama da cancellare. Si tratta però di una direzione che va contro gli interessi di molti residenti delle aree depresse del paese, che appena otto mesi fa avevano entusiasticamente portato alla Casa Bianca il più anziano e più ricco presidente di sempre.
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