Troppe difficoltà di apprendimento in Italia. Lo sviluppo del bambino è quello di un fiore di un giardino e non di un oggetto industriale o un prodotto di un laboratorio di neurochimica
28 Dicembre 2017 | di Piero Morpurgo
Scrive Daniele Novara[1] che in Italia c’è un eccesso di diagnostica neuropsichiatrica e cita l’International Academy for Researching in Learning Disabilities per il quale solo il 2.5 % della popolazione scolastica mondiale dovrebbe incontrare problemi di apprendimento; questo dato è confermato anche dalla ricerca dell’Assemblea dell’Irlanda del Nord[2]; complessivamente tutte le difficoltà di apprendimento si possono collocare tra il 5% e il 9%[3] mentre in Italia vi sono segnalazioni che oscillano tra il 20 e il 30%. A questi studenti vengono proposti piani educativi personalizzati, ma il rischio è che non imparino a studiare. Vediamo quel che accade nel mondo. Per il Dyslexia Center of Utah non sempre le difficoltà di lettura sono segno di dislessia[4]. In Inghilterra si affronta la questione sul piano della consapevolezza del fonema in quanto “non c’è una procedura valida scientificamente che permetta di distinguere tra un dislessico e chi ha difficoltà di lettura”[5]. Siano distinti i diversi problemi; per l’Istituto di grafologia di Urbino “gli studi in Italia, relativi alla dislessia evolutiva, dichiarano una presenza del 3% - 4% di bambini dislessici, mentre le ricerche relative alla disgrafia indicano oltre il 20% di disgrafici”[6]. Si tratta di insegnare a leggere e scrivere a chi è in difficoltà con le dovute tecniche. A New York il Bureau for the Education of the Physically Handicapped sostiene l’insegnamento della scrittura corsiva che motiva chi apprende e permette di distinguere le lettere nitidamente[7]. L’associazione Dyslexics ha introdotto il termine Dysdaxia perché i metodi di insegnamento possono essere inadeguati ed eccessivamente insistenti “il non saper leggere dipende dalla natura dell’insegnamento e non dalla natura del bambino”. La commissione Science&Technology del Parlamento inglese ha analizzato le difficoltà di lettura e scrittura e ha accolto il programma Reading Recovery in base al quale ai bambini con difficoltà viene proposta la lettura e la rilettura di una serie di libri; inoltre il documento invita il governo ad agire indipendentemente dalle pressioni della “dyslexia lobby” operando su dati scientifici e con test di controllo sui dislessici e sui deboli lettori[8]. Tra gli altri miti da sfatare c’è quello di una relazione tra dislessia e capacità visive: le università di Bristol e di Newcastle hanno esaminato 5800 bambini senza rilevare differenze[9]. Molto si può fare sul recupero della lettura e della scrittura: in Francia gli allievi sono incoraggiati a scrivere i grafemi in corsivo, “in effetti la scrittura corsiva è quella che è stata ritenuta come la più adatta per i dislessici in particolare se presentano difficoltà di controllo motorio... noi consigliamo dei quaderni per i dislessici con quattro ordini di righe: due linee centrali in cui inserire le lettere come la a, una riga superiore per le lettere ascendenti come la b, una riga inferiore per le lettere discendenti come la g”[10]. Si tratta del metodo Montessori applicato in tutto il mondo, ma poco in Italia: è una metodologia multisensoriale in quanto la segmentazione in fonemi investe la memoria e la capacità di ordinare sequenze, sono anche interessati i sensi dell’udito e le attività motrici del ripetere oralmente le parole e dello scrivere. È il metodo Montessori: i bambini percorrono con l’indice della mano le lettere corsive sagomate su carta vetrata. Evitare di evitare la scrittura. Così in Venezuela si ribadisce che la scrittura di un testo è un processo fatto di riscrittura, revisione e correzione[11]; così in Cile l’apprendimento della scrittura passa per le strategie multisensoriali. La American Academy of Pediatrics sostiene il sistema multisensoriale fondato sull’utilizzazione dei sensi: tatto, udito, vista[12], e l’Universidad de Valladolid sostiene gli esercizi di psicomotricità contro il “fracaso caligrafico”[13] , altrettanto a Siviglia: “la dislexia escolar” si affronta con il “fomentar el estilo de letra cursiva” perché stabilisce una memoria del movimento dei grafemi[14] e Marilyn Zecher dell’Atlantic Seabord Dyslexia Education Center ritiene il corsivo un ottimo strumento per i dislessici[15], impostazione condivisa dalla Guide pour les enseignants di Ginevra[16]. All’Indiana University le scansioni del cervello di chi scriveva a mano e di chi su tastiera mostrano che scrivere a mano stimola diverse aree del cervello e che chi scrive in corsivo memorizza più informazioni di chi utilizza la tastiera[17], risultati analoghi sono stati ottenuti dalla University of Washington[18]. Nitida è la International Dyslexia Association: con il corsivo la parola è unita e non è fatta di pezzi da comporre nella lettura[19], sulla stessa linea è la British Dyslexia Association[20] e il gruppo basco DISLEBI[21]. Occorre incoraggiare al fare, occorre esaltare la lettura e la rilettura[22], anche ad alta voce: a Washington l’Office of Special Education dedicato alla dislessia applica il metodo DEAR Drop Everything and Read: leggere lasciando ogni altra occupazione (in silenzio, ascoltando, a turni)[23]. Tutto chiaro? No! L’esaltazione della passione per la scrittura e la lettura, che è enfatizzata nel mondo, in Italia non c’è. Anzi si chiede: verifiche orali e non scritte, dispensa dal copiare e dal prendere appunti, dispensa dall'uso del corsivo[24]. In Italia un eccesso di burocrazia e di certificati ostacola la libertà di apprendimento. De-medicalizzare l’infanzia questa è la proposta di due neurologi perché lo sviluppo del bambino è quello di un fiore di un giardino e non di un oggetto industriale o un prodotto di un laboratorio di neurochimica. In questa prospettiva si scoprirà che i bambini definiti malati sono in realtà sani e che occorre una scuola migliore in grado di affrontare le diverse problematiche comportamentali senza farsi prendere dalla necessità di etichettare male gli studenti evitando l’inutile intervento della medicina[25].
[1] http://www.corriere.it/cronache/17_ottobre_21/dsa-o-iperattivi-forse-solo-monelli-bambini-malati-immaginari-troppa-diagnostica-neuropsichiatrica-fdd1bae4-b5b0-11e7-8b79-fd2501a89a96.shtml
[2]http://www.niassembly.gov.uk/globalassets/documents/raise/publications/2014/employment_learning/5014.pdf, pp. 2 e 3
[3] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK332880/#sec_000282
[4] http://www.dyslexiacenterofutah.org/dyslexia/statistics/
[5] http://www.dyslexics.org.uk/dyslexia_myths.htm
[6] http://www.istitutodigrafologia.it/sito/news-brutta-scrittura.php
[7] http://journals.sagepub.com/doi/pdf/10.1177/105345127901500210
[8] https://www.publications.parliament.uk/pa/cm200910/cmselect/cmsctech/44/44.pdf. P33
[9] http://www.bbc.co.uk/news/education-32836733
[10] http://www.dyslexia-international.org/ONL/FR/Course/S3-3-3.htm
[11] http://www.redalyc.org/articulo.oa?id=35662007
[12] www.asdec.org/resources/Documents/SIS_Evidence%20Based%20Practice.doc
[13] https://uvadoc.uva.es/bitstream/10324/6013/1/TFG-O%20186.pdf
[14] http://www.rehasoft.com/documentos/terceros/LA%20DISLEXIA%20ESCOLAR.pdf
[15] https://www.pbs.org/newshour/education/connecting-dots-role-cursive-dyslexia-therapy
[16] https://edu.ge.ch/site/capintegration/wp-content/plugins/download-attachments/includes/download.php?id=1044, p. 11
[17] https://www.washingtonparent.com/articles/1212/cursive-writing.php#sthash.EHkbZil1.dpuf ;
[18] https://www.psychologytoday.com/blog/memory-medic/201308/biological-and-psychology-benefits-learning-cursive
[19] https://dyslexiaida.org/why-bother-with-cursive
[20] http://www.bdadyslexia.org.uk/parent/getting-help-for-your-child/help-with-handwriting
[21] https://dislexiaeuskadi.com/pautas-y-protocolos/ambito-educativo/151-aulas-por-dislexia-i
[22] http://www.dyslexia-international.org/ONL/FR/Course/S3-3-5.htm
[23] http://www.lbctnz.co.nz/sld/101-tips.html
[24] http://www.aiditalia.org/it/dislessia-a-scuola/legge-170-2010
[25] http://www.thenewatlantis.com/publications/the-mislabeled-child
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