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Numero 1 - Gennaio 2018
Numero 1 Gennaio 2018

La cancellazione del voto di condotta e la crisi dell’autorità adulta

La cancellazione per legge del voto di condotta, che perpetua il pedissequo genuflettersi della politica scolastica alla pedagogia “student center”, è un provvedimento che ha ricadute negative su tutto il sistema dell’istruzione perché contribuisce a mantenere nell’ambiguità l’esercizio dell’autorità adulta e ad erodere lo spazio professionale degli insegnanti.


28 Dicembre 2017 | di Gianluigi Dotti

La cancellazione del voto di condotta e la crisi dell’autorità adulta  La nota del MIUR n. 0001865 del 10 ottobre 2017, che, in attuazione del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, dà “Indicazioni in merito a valutazione, certificazione delle competenze ed Esame di Stato nelle scuole del primo ciclo di istruzione” sta facendo discutere oltre agli insegnanti, agli studenti e alle famiglie l’intera opinione pubblica.
Sono diversi i punti della nota sui quali si è manifestato l’ampio dissenso del mondo della scuola, tra questi l’abolizione di fatto delle “bocciature” nella scuola primaria (1) e la “promozione” nelle scuola secondaria di primo grado anche in presenza di alcune insufficienze (2).
La Nota dispone inoltre l’abolizione del voto di condotta nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado, voto che era stato re-introdotto dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169 (ministro Gelmini), sostituendolo con un macchinoso e, per molti versi, inutile sistema di giudizi sintetici. (3)
L’abolizione del voto di condotta è stata decisa dalla politica: Governo, Parlamento, Ministra in modo intempestivo, come spesso fanno i politici di questi tempi, proprio in un momento nel quale il tema del comportamento e della disciplina degli alunni è balzato agli onori della cronaca per diversi episodi che tutti i mezzi di informazione hanno riportato, vale uno per tutti: l’alunno che tira in testa alla docente il cestino dei rifiuti.
Premesso che i continui cambiamenti nella normativa scolastica ottengono l’unico risultato di disorientare sia i docenti che gli studenti e le famiglie (e da qualche decennio di decretare la fine politica di coloro che li introducono), la cancellazione del voto di condotta priva gli insegnanti di uno strumento, certo non il solo, ma quello principale, per gestire le sempre più difficili situazioni nelle classi.
Il problema della gestione della disciplina degli studenti non è una questione nuova, già Sant’Agostino nelle sue Confessioni ci ricorda le difficoltà dell’insegnare a causa dei comportamenti degli studenti, tanto da indicarlo come il motivo principale della sua partenza da Cartagine. (4) Sant’Agostino racconta una realtà che tutti gli insegnanti anche oggi conoscono bene: era più il tempo che l’insegnante passava a cercare di avere l’attenzione degli studenti di quello che dedicava alla trasmissione del sapere.
Del resto anche oggi, come allora, la crisi della scuola è strettamente connessa alla crisi della società in generale come ci spiega Frank Furedi, un intellettuale tra i principali studiosi della società contemporanea.
L’autore, nel testo “Fatica sprecata. Perché la scuola di oggi non funziona” (5), sostiene che il malessere della scuola abbia origine “da un guasto più essenziale: la crisi dell’autorità adulta”. Egli contesta i luoghi comuni tanto cari alla pedagogia e alla politica scolastica contemporanea, ad esempio l’insistenza quasi maniacale sulla motivazione, e argomenta che tutta la materia relativa al comportamento degli studenti sia strettamente legata alla incapacità della società tutta di “dare senso all’esercizio della responsabilità generazionale”. L’insistenza sulle tecniche motivazionali e sulla pedagogia sono solo un modo per aggirare il problema del dialogo tra generazioni, infatti queste pratiche “non possono controbilanciare il modo ambiguo in cui gli adulti del XXI secolo esercitano l’autorità”.
Furedi dimostra che la causa profonda e vera delle difficoltà a mantenere la disciplina nelle classi è “la confusione riguardo all’esercizio dell’autorità adulta” la quale “ha minato le forme di disciplina che dipendono dal prestigio” e ha come conseguenza “la riduzione del ruolo dell’insegnante a assistente o facilitatore”.
Il fallimento della pedagogia “student center” degli ultimi anni, che dimostra quanto sia pericoloso seguire le “mode” in ciò che riguarda l’istruzione (paradigmatica è l’affermazione che “i bambini imparano meglio quando l’autorità adulta è del tutto assente”), ha eroso l’autorità del docente perché non ha tenuto conto che il rapporto genitore-figlio e insegnante-alunno non possono essere paritari in quanto “sono relazioni in cui una generazione si assume tutta la responsabilità perché l’altra non è ancora in grado di farlo”.
Da questa breve analisi si può facilmente comprendere come la cancellazione per legge del voto di condotta, che perpetua il pedissequo genuflettersi della politica scolastica alla pedagogia “student center”, sia un provvedimento che ha ricadute negative su tutto il sistema dell’istruzione perché contribuisce a mantenere nell’ambiguità l’esercizio dell’autorità adulta e ad erodere lo spazio professionale degli insegnanti.
Difatti, come ricorda Giovanni Berardelli sul Corriere della Sera del 18 novembre 2017, l’abolizione del voto di condotta è figlia della visione della scuola soprattutto, se non esclusivamente, come luogo dell’inclusione sociale, una sorta di campana di vetro iperprotettiva, dove l’idea stessa di sanzione fa orrore ed è considerata illegittima, nella quale promuovere la creatività, nemica della disciplina e dell’ordine.
Per concludere, questo provvedimento rappresenta per il mondo della scuola, e per gli insegnanti in particolare,  un segnale inequivocabile  mandato dalla politica dell’allentamento dell’attenzione alla disciplina, proprio nel momento in cui sarebbe necessa
 
(1)   Nota MIUR n. 0001865 del 10 ottobre 2017: “Solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione, sulla base dei criteri definiti dal collegio dei docenti, i docenti della classe, in sede di scrutinio finale presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, possono non ammettere l'alunna o l'alunno alla classe successiva. La decisione è assunta all'unanimità.”
(2) Ibidem: “l’alunno viene ammesso alla classe successiva anche se in sede di scrutinio finale viene attribuita una valutazione con voto inferiore a 6/10 in una o più discipline da riportare sul documento di valutazione.”
(3) Ibidem: “La valutazione del comportamento delle alunne e degli alunni (articolo 2) [dlgs 13 aprile 2017, n. 62] viene espressa, per tutto il primo ciclo, mediante un giudizio sintetico che fa riferimento allo sviluppo delle competenze di cittadinanza e, per quanto attiene alla scuola secondaria di primo grado, allo Statuto delle studentesse e degli studenti e al Patto di corresponsabilità approvato dall'istituzione scolastica. Il collegio dei docenti definisce i criteri per la valutazione del comportamento, determinando anche le modalità di espressione del giudizio.” ... “è stata abrogata la norma che prevedeva la non ammissione alla classe successiva per gli alunni che conseguivano un voto di comportamento inferiore a 6/10” perché non è più previsto un voto, ma un “giudizio sintetico” per esprimere la valutazione del comportamento.
(4) Sant’Agostino: Le confessioni. “A raggiungere Roma non fui spinto dalle promesse di più alti guadagni e di un più alto rango, fattemi dagli amici che mi sollecitavano a quel passo [...] La ragione prima e quasi l'unica fu un'altra. [...] a Cartagine l'eccessiva libertà degli scolari è indecorosa e sregolata. Irrompono sfacciatamente nelle scuole, e col volto, quasi, di una furia vi sconvolgono l'ordine instaurato da ogni maestro fra i discepoli per il loro profitto; commettono un buon numero di ribalderie incredibilmente sciocche, che la legge dovrebbe punire, se non avessero il patrocinio della tradizione. [...] Io, che da studente non avevo mai voluto contrarre simili abitudini, da maestro ero costretto a tollerarle negli altri. Perciò desideravo trasferirmi in una località ove, a detta degli informati, fatti del genere non avvenivano.”
(5) Frank Furedi, Fatica sprecata. Perché la scuola di oggi non funziona. Vita e pensiero. Milano. 2012
 
 
 


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Numero 1 - Gennaio 2018
Direttore Responsabile: FRANCO ROSSO
Responsabile di Redazione: RENZA BERTUZZI
Comitato di Redazione:
Vicecaporedattore: Gianluigi Dotti.
Antonio Antonazzo, Piero Morpurgo, Fabrizio Reberschegg, Massimo Quintiliani.
Hanno collaborato a questo numero:
Fabio Barina, Roberto Casati, Rosario Cutrupia, Antonio Gasperi, Marco Morini,
Adolfo Scotto di Luzio, Fabrizio Tonello, Ester Trevisan