L’Italia era prigioniera della dittatura e imprigionava soprattutto la Scuola.
01 Marzo 2018 | di Piero Morpurgo
Nel 1928 Francis Scott Fitzgerald pubblicò Basil: the freshest boy[1], la storia di un ragazzo sognatore e irrispettoso che si trova a disagio in una scuola per ricchi; Fitzgerald tratteggiò spesso la dissoluzione morale degli adolescenti agiati e, come Basil, rimase affascinato dalla vita di New York. Questi furono gli anni in cui negli U.S.A. si diffuse il Dalton Plan ideato da Helen Parkhurst (1886-1973) influenzata dalle idee della Montessori e di Dewey. Il piano era stato annunciato nel 1921 [2] e prevedeva l’istituzione di laboratori tematici ove gli studenti risolvessero problemi con la guida dell’insegnante che non “trasferisce” saperi, bensì guida alla ricerca rispettando i tempi di apprendimento di ciascun allievo, lo studio venne trasformato in un lavoro con obiettivi specifici calibrati con il punto di vista di apprende. Il sistema di insegnamento scandito dal suono della campanella che detta gli impegni da svolgere fu abbattuto dal principio per cui si riconosceva che ogni mente aveva diritto a portare a termine la sua ricerca. Il lavoro poteva essere condotto singolarmente o in gruppo [3].
In Francia, con Freinet, si affermava una didattica che metteva fine a modelli, imposizioni, direttive degli insegnanti per dare libertà a una pedagogia fondata sull’armonia delle menti e sul diritto della libertà d’espressione: il bambino non scrive per accontentare l’insegnante bensì per esprimere il suo pensiero e i suoi progressi. Sicché nel leggere una favola di La Fontaine si accoglieranno le emozioni di ogni allievo e non si imporranno quelle del maestro. Il compito per accontentare il maestro mina la formazione dell’infanzia. Gli studenti debbono essere lasciati liberi di scrivere per sé stessi e per i propri compagni. Tutto questo può essere realizzato organizzando una tipografia in ogni scuola. Un giornale costruito dagli studenti significa che ogni allievo è chiamato ad essere: autore, correttore, editore, tipografo, illustratore, diffusore. Una tecnica pedagogica rovesciata che mette al centro il ragazzo e lascia al maestro il compito di indirizzo [4]. L’istituzione delle tipografie scolastiche rispondeva alla necessità di modernizzare l’insegnamento e di fare in modo che scuole diverse comunicassero tra loro: è necessario eliminare tutto ciò che nella scuola è convenzionale ripetitivo per rendere l’apprendimento un’esperienza in cui si cerca la ricompensa (il voto) ma la soddisfazione dell’intelligenza [5]. La tipografia mette lo studente in grado di investigare, comporre, correggere i testi degli altri, discutere e l’esperimento si estese anche in Marocco dove gli studenti attraverso questa innovazione didattica si appassionarono alla lingua francese. Il progetto era rivolto fondamentalmente alle scuole popolari e prevedeva anche l’educazione alla composizioni di immagini mediante apparecchi di linotipia [6]. In Europa e negli U.S.A. spiravano venti di novità: in Inghilterra fu concesso il diritto di voto alle donne di 21 anni. Nel frattempo in Italia il 12 aprile 1928, quando il re Vittorio Emanuele III si apprestava ad inaugurare la Fiera di Milano, fu fatta esplodere una bomba a Milano che provocò decine di morti: furono accusati i comunisti e in particolare Romolo Tranquilli, fratello di Ignazio Silone, che morì per le torture subite; allora il commissario Camilleri scagionò i comunisti indirizzando le indagini all’interno di gruppi fascisti ostili alla monarchia e pagò il coraggio con il confino [7]. L’Italia era prigioniera della dittatura e imprigionava soprattutto la Scuola. E il 9 dicembre 1926 con il Regio Decreto 2480, le donne furono escluse dai concorsi per le cattedre di lettere, latino, greco, storia e filosofia nei licei classici e scientifici, oltre che dall’insegnamento di italiano e storia negli istituti tecnici. Poi, nel 1928, fu impedito alle donne di diventare presidi delle scuole medie. Come sosteneva il deputato fascista Geremicca nel 1928 in ordine al progetto di fascistizzazione della scuola: "occorre che intorno al fanciullo tutto sia penetrato di sentimento e d'ideale fascista, che tutto nella scuola gli parli di ciò; che attraverso tutto l'insegnamento, anche il più semplice ed elementare, egli lo senta".In questo contesto, le commissioni per l'analisi e l'approvazione dei libri di testo cominciarono ad essere gestite da personalità del Partito fascista e di riflesso i nuovi testi editi accolsero in maniera crescente tra le pagine i principi ispiratori del regime. Il fenomeno interessò anche la Matematica: fu il caso di Giuseppe Sommadossi che mise a punto un curricolo di quarta e quinta elementare dove le pagine di Aritmetica sono intervallate da disegni e fotografie di Mussolini, degli eroi fascisti dell'aria, della battaglia del grano, del prestito littorio, tentandone una matematizzazione più o meno forzata [8].
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[1] http://www.gutenberg.net.au/fsf/BASIL-THE-FRESHEST-BOY.html
[2] https://saxion.nl/wps/wcm/connect/53817e17-638b-47df-9b22-0fb8c201db29/Helen+Parkhurst4_artikel_1_TES.pdf?MOD=AJPERES
[3] https://archive.org/details/in.ernet.dli.2015.60793?q=dewey+dalton
[4] https://www.icem-pedagogie-freinet.org/node/3471 ; http://www.icem-freinet.fr/archives/livres/index.htm
[5] https://www.icem-pedagogie-freinet.org/node/5851
[6] https://www.icem-pedagogie-freinet.org/node/24854
[7] http://www.cadutipolizia.it/articoli2013/strage-scomparsa.htm
[8] http://matematica.unibocconi.it/articoli/lautorappresentazione-del-regime-fascista-nei-testi-didattici-di-matematica-elementare
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