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Numero 2 - Marzo 2018
Numero 2 Marzo 2018

In Gran Bretagna si riparla di Grammar school

I governi Trump e May sembrano accomunati dalla precisa volontà di favorire l’istruzione privata a scapito di quella pubblica ed espandere i network delle scuole più esclusive, anche a costo di utilizzare a questo scopo le casse pubbliche.


01 Marzo 2018 | di Marco Morini

In Gran Bretagna si riparla di Grammar school Lo scorso 8 gennaio, il premier britannico Theresa May ha effettuato un “rimpasto” di governo. Il primo di questo suo difficile secondo mandato alla guida di un governo di minoranza. Ma era un rimescolamento atteso, specie dopo lo scandalo sessuale che ha coinvolto il Segretario di Stato Damian Green, costretto alle dimissioni perché accusato di aver scaricato materiale pornografico sul suo computer di lavoro e aver successivamente mentito su questa stessa circostanza.
 
Tra le caselle ministeriali che hanno cambiato occupante vi è quella dell’Istruzione, dove la moderata Justine Greening ha dovuto lasciare il posto a Damian Hinds, considerato un “falco” e in precedenza Vice Ministro del Lavoro e del Welfare nello stesso governo. La nomina di Hinds ha sollevato numerose proteste sia da parte dell’opposizione laburista che dei sindacati e più in generale dei difensori della scuola pubblica. Il neo ministro si è infatti distinto per dichiarazioni come “solo le mamme possono fare la differenza nell’apprendimento dei bambini” e soprattutto è un convinto sostenitore delle Grammar School, che lui stesso ha frequentato da ragazzo, e per le quali auspica nuove aperture, in modo che ve ne possa essere almeno una in ogni quartiere di ogni città.


Le Grammar School sono le più antiche scuole secondarie britanniche, alcune delle quali con una storia che risale fino al Medioevo. Per secoli sono state il cardine del sistema educativo d’Oltremanica, fondato su un approccio così selettivo che gli studenti già a 11 anni dovevano sostenere severi test per poter accedere al canale privilegiato che permetteva l’accesso all’università. Le riforme degli anni ’60 e soprattutto l’Education Act del 1976, ispirate da una forte impronta “pubblica” e dalla volontà di eliminare i test selettivi alla fine della scuola elementare, ne imponevano la chiusura o la riconversione. All’epoca vi era un consenso bipartisan e le Grammar School rappresentavano, talvolta anche con esagerazioni, il simbolo di un Regno Unito classista e dalla scarsa mobilità sociale. Negli anni, però, l’implementazione di queste riforme ha incontrato resistenza a livello locale e alcune di queste sono sopravvissute. Anche la tradizionale opposizione dei Laburisti è andata moderandosi, specie negli anni dei governi Blair. Il programma elettorale laburista del 1997 dichiarava infatti che “ogni modifica alle modalità di accesso e selezione alle scuole secondarie deve essere decisa solo con il consenso delle famiglie del luogo”.


Successivamente, alcune Grammar School hanno semplicemente mantenuto il nome, a richiamo di un glorioso passato, altre sono diventate completamente private e sono ora spesso gestite da congregazioni religiose (alcuni esempi si trovano nei quartieri più esclusivi di Londra). Allo stesso modo, l’ostilità di alcune regioni del Paese, come il Kent e, soprattutto, l’Irlanda del Nord, ha fatto sì che vi siano tutt’ora Grammar School inserite nel sistema educativo pubblico. Queste ancora oggi selezionano i propri allievi all’età di 11 anni, consentendo a coloro che ottengono i migliori risultati di accedere a un percorso che li porterà agli studi terziari, mentre per gli altri vi sarà probabilmente un futuro fatto di lavori manuali.


A oggi, pur essendone proibita per legge l’apertura ex novo, permangono 164 Grammar School in Inghilterra e ben 69 nella sola Irlanda del Nord, mentre in Scozia e Galles non ve ne è più alcuna da ormai molti anni. Sono scuole dove si studia ancora il Latino e, in alcuni casi, il Greco antico. Sono frequentate dai rampolli della miglior aristocrazia del Paese e lo stesso Hinds si è diplomato al St. Ambrose College, Grammar School cattolica dello Cheshire. Proprio il fatto che alcune delle Grammar School rimaste siano ora gestite da congregazioni religiose (quasi sempre cattoliche) è un altro punto di controversia. La legge attuale impone infatti alle scuole di ispirazione religiosa di avere almeno il 50% dei propri studenti provenienti da altre fedi. Hinds e la May si sono pubblicamente esposti a favore di un superamento di questo limite, invocando la libertà per tutte le famiglie di poter aspirare ad accedere a qualsivoglia tipo di scuola.


Cotanta attenzione per questioni di questo tipo non è solo un chiaro segnale dell’impronta liberista e privatistica dell’attuale governo conservatore britannico, ma è sottostante anche a una precisa necessità politica. L’attuale governo conservatore gode infatti del vitale appoggio esterno del DUP, il partito unionista nordirlandese, che conta 10 decisivi deputati alla Camera dei Comuni. Si tratta di un partito conservatore ed euroscettico e rappresentativo di un territorio dove le Grammar School sono ben radicate e rappresentano un simbolo religioso e identitario. Poiché la ministra Greening si era mostrata tiepida sia nella difesa che sull’eventuale rilancio delle Grammar School, la sua rimozione va quindi a garantire il debole governo May e a compiacere parlamentari e simpatizzanti del DUP.
 
Vi è infine un ultimo dato da rilevare, questa volta riguardante una tendenza di politica internazionale. La nomina di Hinds in Gran Bretagna sembra fare il paio con quella di Betsy De Vos a Ministro dell’Istruzione statunitense, avvenuta poco meno di un anno fa e della quale abbiamo scritto nel numero di Maggio 2017. Si tratta di due profili simili, che simboleggiano apertamente il profilo liberista delle due amministrazioni conservatrici attualmente al potere in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. A fronte delle apparenti divergenze su immigrazione e politica internazionale, i governi Trump e May sembrano accomunati dalla precisa volontà di favorire l’istruzione privata a scapito di quella pubblica ed espandere i network delle scuole più esclusive, anche a costo di utilizzare a questo scopo le casse pubbliche.
 
 


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